I prezzi del frumento tenero non subiscono a livello globale grosse variazioni, con graduale tendenza a ridurre la volatilità verso un possibile equilibrio. Con riferimento all’Europa, la piazza a termine di Parigi, che da anni quota l’evoluzione di mercato del Vecchio Continente, si muove attorno ai 320 €/t su tutte le posizioni fino a primavera 2023. È vero che l’attività di esportazione dei paesi Ue e il cambio limitano l’ulteriore discesa dei prezzi, ma è pur vero che oggi il “premio” dell’origine Fob Comunitaria su Russia e Ucraina (tra i 40 e i 50 €/t) pone limiti all’aumento.
I mercati vivono di notizie, sia dal conflitto russo-ucraino che, sempre più, dalla situazione macro economica che sconta la salita dei tassi d’interesse, le politiche commerciali della Cina e la generalizzata crisi energetica, fattori che colpiscono tutti i settori a partire dai beni di prima necessità come i semilavorati dei cereali.
Il grano si muove in un contesto di recessione e di domanda tutta da verificare a livello del “chi compra cosa”. I movimenti speculativi altalenanti dei fondi d’investimento sulle borse a termine mondiali, dal mais al grano e altre granaglie, confermano che a livello di fondamentali (produzione, consumi, scambi e scorte finali), c’è ancora spazio per sorprese che però tenderanno a essere sempre più trasversali anche se meno impattanti sui prezzi. A meglio chiarire il concetto, di grano nel mondo ce n’è a sufficienza, ma come è già successo di recente, è l’influenza della minore disponibilità di mais a determinare oggi tensione e volatilità per i grani; volatilità che però deve essere considerata in senso puro e non solo rialzista in quanto dopo le turbolenze incrociate grano-mais sul Chicago e sul Matif-Euronext, si potrebbe avere una fase di liquidazione delle posizioni con prezzi del grano più sui 300 che sui 330 €/t.
Comunque, a oggi lo scenario del grano sulle nostre piazze resta di tenuta grazie al supportato della rigidità dell’offerta di mais e della buona richiesta di grano sia dall’Europa che dal Mar Nero (sponda russa). A rompere questa forbice di prezzi tra 300 e 330 €/t sulla piazza di Parigi e quotazioni mondiali tornate sui livelli “pre-guerra”, restano le incognite geopolitiche e possibili futuri rischi climatici nell’Emisfero Sud.