Grano duro, settimana di consolidamento dei prezzi
Italia
Si conferma la tendenza all’immobilità dei prezzi sulle Borse merci in assenza di segnali di cambiamento. L’offerta è presente ma al momento si consolida sui valori della scorsa settimana stante scarsa pressione dalle alternative Comunitarie ed estere. La copertura del settore è al momento adeguata e le incertezze si traslano al 2025, con attenzione degli operatori alle imminenti semine. Prezzi invariati, con il “Fino” nazionale scambiato attorno ai 340 euro/ton reso destino e i meno pregiati “mercantili” a sconto di un 20-40 €/t sulle piazze del nord e di un 10-25 €/t al sud. Indice europeo Sitagri in salita: più 3 €/t; esteri invariati.
Europa
Settimana caratterizzata dal rallentamento della domanda locale e intra-comunitaria con sostanziale conferma dei prezzi sui valori della scorsa settimana. Si mantiene l’interesse italiano per la Francia e le altre origini, ma con cautela e attendismo dei detentori, che al momento sono quasi assenti. In Spagna il grano molitorio “gruppo 1” si conferma a 285 €/t franco partenza magazzini Andalusia; in Francia la qualità “milling” in lieve flessione sui 300 €/t (meno 3) reso Fob porto del Mediterraneo.
Mondo
Terminata la raccolta nell’emisfero Nord, ora si attendono le conferme ufficiali della qualità nelle principali aree di produzione nordamericane e del Mar Nero. Le esecuzioni dei contratti in essere dal Canada e resto del mondo continuano, ma si evidenzia riluttanza da parte dei detentori a incrementare la percentuale delle vendite, in attesa di capire meglio quando e con quale tempistica arriverà la richiesta dai Paesi deficitari dell’area Mediterraneo, e come si materializzerà l’offerta turco-russa nei prossimi mesi. Prezzi “equivalenti”, come qualità e logistica di consegna, che restano superiori a quelli europei.
Grano tenero, l'origine Italia soffre la concorrenza estera
Italia
I mercati tendono a consolidarsi a livello di offerta (definitiva come volumi e qualità dei lotti disponibili) e quotazioni. I grani di forza locali trovano la concorrenza delle origini comunitarie e soprattutto estere, ma tengono bene le posizioni. Più incerta la tendenza per i grani “misti” (classe Ager 3) che restano i più tenuti, per maggiore difformità di specifiche tra aree di origini e minore pressione dell’offerta “any origin”. Milano e Bologna segnano tutto invariato, con il grano “tipo Bologna” che vale un 315-320 €/t partenza, la classe 2 a sconto di 40-45 €/t e la classe 3 sui 240 €/t. Le alternative comunitarie “panificabili” restano allineate alla classe 3, con l’origine Austria invariata e gli “spring” Usa-Canada in calo.
Europa
Si registra un indebolimento dei mercati interni per un sostanziale miglioramento delle condizioni climatiche, che favoriscono le semine nelle aree centrali della comunità. Scambi senza particolari tensioni con l’offerta sul novembre - dicembre più aggressiva rispetto ai primi mesi del 2025. Premi per la consegna sui porti in lieve salita, ma il volume d'affari è limitato. I molini si posizionano su coperture mobili a due-tre mesi, con i detentori a soddisfare le richieste ma senza accelerare le vendite a termine. La posizione dicembre su Parigi torna sotto i 220 €/t, con un (inusuale, alto) differenziale di 11 euro/ton; il “panificabile” pronto reso porto di Rouen a 220 €/t (meno 10).
Mondo
Il miglioramento climatico nelle aree in fase di semina rasserena i mercati e compensa la decisione russa di imporre un prezzo minimo all’export che, al momento, è superiore ai valori della domanda. Le esecuzioni dei contratti in essere procedono a pieno regime sia dalla regione del Mar Nero che dai laghi canadesi, ma nel complesso le statistiche dei volumi scambiati per la corrente campagna restano ai livelli delle stime di settembre. Positivi i progressi di semina nelle aree centrali degli Usa, dove si è già oltre l’80%. L’offerta russa e ucraina per grani “milling” si mantiene il driver di prezzo, con valori Fob sui 214 euro/ton per il 12,5% proteina. Sul fronte grani di forza sale l’offerta da Usa e Canada di “grado 2 con 15,3% proteina”.
Mais, listini ancora in stallo
Italia
Si consolida per la seconda settimana il prezzo del mais, con i mercati che pare abbiano metabolizzato appieno lo scenario: raccolto problematico (allargato all’Est Europa), rischio pandemico e cambio dell’euro poco favorevole all’import. La salubrità è il principale problema per l’utilizzo in zootecnia casearia e le alternative comunitarie ed estere cominciano a fare pressione. Bologna e Milano confermano per il mais con caratteristiche valori sui 250 €/t, con il “generico” a sconto di 7-10 €/t; comunitari ed esteri ancor più deboli e in calo rispettivamente di 5 e 10 €/t, avvicinandosi al prezzo del nazionale generico.
Europa
Il sentimento di mercato è andato migliorando, con il responso della trebbiatura in Francia. Qui il risultato sarebbe nel complesso oltre le aspettative, con rese/ha medio-alte e un panorama globale che si stabilizza. Consumi interni regolari e scambi intra-Ue (verso Spagna e Italia) nella media del periodo, a confermare una situazione senza particolari tensioni. Come per i cereali a paglia l’export fatica, per la concorrenza ucraina e dalle Americhe sulle destinazioni asiatiche. Prezzi su Parigi Euronext in contrazione, con la posizione (in scadenza) di novembre sotto i 210 €/t (meno 5), mentre tiene il reso franco porto di Bordeaux sui 213 €/t (più 2).
Mondo
Il contesto globale ha visto il combinarsi della raccolta in Usa (ormai al 70%), con un’escalation delle richieste da parte dei compratori internazionali (Messico incluso) e qualche problema di siccità per le semine in Argentina. L’aggiunta di una certa ritenzione alla vendita dei detentori ucraini e un incremento della domanda interna in Brasile (bio-energia) hanno portato a un aumento delle quotazioni sia sulle Borse a termine (Cme più 4%), sia sul fisico.
Foraggeri statici, soia nazionale in recupero
Italia
Cereali foraggeri: poco o nulla a cambiare uno scenario statico che dura da settimane. La domanda resta limitata anche per le note preoccupazioni pandemiche e le Borse confermano i prezzi: il sorgo si attesta a 228 €/t arrivo, il tenero foraggero vale un 240 €/t e l’orzo pesante un 215 €/t. Oleaginose: la raccolta della nostra soia procede, con valori di umidità oltre la media e i riflessi del mercato globale e del cambio €/$ tendono a compensarsi. Su Bologna e Milano l’origine Italia sale di 3 €/t, per un valore arrivo rispettivamente di 440-445 €/t; l’origine estera si quota reso destino sui 435-440 €/t.
Europa
Cereali foraggeri: mercati calmi con scambi locali regolari e altalenate richiesta dai porti verso destinazioni extra-Ue. Il trend del grano tenero mantiene la depressione anche per gli orzi; per entrambi le quotazioni cedono qualcosa durante la settimana. I mangimifici prendono vantaggio dai prezzi più bassi sul pronto per coprire fino a Dicembre. Oleaginose: le prospettive di produzione per colza e girasole peggiorano sia in Europa sia nel resto del mondo. Di conseguenza, la domanda e i prezzi salgono. Su Euronext Parigi la posizione Novembre sfiora i 510 €/t, con il Fob Rouen nuovo raccolto a 509 €/t (più 13). Il girasole “alto oleico” decolla per le minori produzioni Ue e la qualità scadente in alcune zone; il reso S. Nazaire (Francia) rompe la soglia dei 600 €/t (più 80).
Mondo
Cereali foraggeri: con la produzione nell’Emisfero Nord nei magazzini e con le semine dei cereali vernini in (positivo) progresso dal Nordamerica al Mar Nero, sulle piazze e tra gli operatori regnano ottimismo e tranquillità. I principali paesi esportatori (Argentina, Australia, Ue) competono con la Russia (che impone un prezzo minimo all’export, ma resta la più conveniente) per cercare di aggiudicarsi le prossime aste di acquisto. Oleaginose: mercato che a raccolta avanzata definisce gli scenari di colza, soia e girasole, con l’origine “Americhe” di soia a stabilizzare un settore che vede tensioni per le rese/ha inferiori alle aspettative per la colza, il girasole e il palma. Cbot soia sostanzialmente stabile, su valori attraenti per la domanda.