Aria di crisi sul comparto cerealicolo nelle Marche. Sono le rilevazioni condotte da Confcommercio Marche Centrali a mettere in evidenza un calo di redditività di almeno il 30%. Dopo quattro anni in cui sul territorio si è registrato un calo costante dei prezzi e del raccolto, il Sindacato del settore: Cerealicolo, Commercio di Prodotti per l’Agricoltura, l’Allevamento e Macchine Agricole lancia infatti un allarme sulle previsioni di chiusura del 2018.
«Viviamo – afferma Renato Frontini, Presidente di Confcommercio Marche Centrali per il settore cerealicolo e macchine agricole -in una regione a forte vocazione agricola. A livello italiano siamo uno dei fiori all’occhiello per qualità e fra le prime realtà produttrici di cereali, con una superfice di circa 160.000 ettari dedicati al frumento duro, 40.000 ettari dedicati alla produzione di girasole e colza, e con una viticoltura piuttosto sviluppata pari a circa 17.000 ettari».
«Oggi il comparto agricolo, in particolare quello cerealicolo, è in forte difficoltà e dalle nostre analisi prevediamo di chiudere l’anno 2018 con un calo di redditività pari al 30% anno su anno».
Le fake news sui mezzi tecnici
Fra le cause che stanno mettendo in ginocchio il comparto, il fattore climatico gioca un ruolo importante, a ciò va aggiunto anche il trend a ribasso dei prezzi dei prodotti agricoli all’ingrosso che contribuisce ad aggravare questa crisi. Ma non solo: la figura dell’agricoltore si ritrova oggi a lavorare in un contesto in cui si assiste a una proliferazione di falsi allarmi e fake news non basati su elementi scientifici, che contribuiscono a creare un clima di confusione mediatica per consumatori e addetti ai lavori.
«Stiamo assistendo – commenta Frontini - ad un proliferare di fake news che confondono i cittadini e creano danni di immagine agli agricoltori; per sostenere il loro lavoro è necessario invece un approccio equilibrato, scientifico e privo di preconcetti».
«Quando si parla ad esempio di agrofarmaci, l’informazione che viene omessa è che questi prodotti sono uno strumento controllato, sicuro e fondamentale per ottenere una qualità elevata della produzione agricola».
Gli agrofarmaci sono prodotti sicuri e garantiti da un sistema di autorizzazione uniformato a livello europeo per cui ogni sostanza attiva autorizzata è soggetta a periodica e rigorosa revisione da parte dalle autorità europee, per tenere conto degli avanzamenti scientifici e tecnologici a tutela dei consumatori, degli operatori e dell’ambiente. Anche il regime biologico utilizza prodotti fitosanitari specifici il cui utilizzo è altrettanto fondamentale per garantire la qualità delle produzioni, nonostante la maggior parte dei consumatori non ne è a conoscenza.
«Gli agricoltori sono i primi a rispettare e tutelare la nostra terra - che per loro è fonte di sostentamento - e di conseguenza a tutelare l’ambiente e la salute dei consumatori: sono loro i veri custodi del territorio della nostra bellissima regione, fonte di attrazione per i turisti».
La strada degli accordi di filiera
Un ulteriore fattore di debolezza del settore agricolo e agroalimentare regionale è rappresentato poi dalla storica alta frammentazione del sistema produttivo e di commercializzazione delle produzioni; per superare questo ostacolo l’Amministrazione regionale ha organizzato un sistema di accordi di filiera per gestire in maniera concordata tutte, o la maggior parte, le fasi della catena, dalla produzione agricola di base fino alla vendita e al consumo finale.
«Apprezziamo gli accordi di filiera promossi dalla Regione e ne confermiamo la loro importanza. Siamo convinti che essi rappresentino uno strumento importante per aiutare gli agricoltori a fare reddito, anche se rileviamo alcune difficoltà che non consentono di ottenere i risultati sperati: ovvero una burocrazia eccessiva e una legislazione che ne limita l’applicazione stessa: il nostro appello alle Istituzioni è di continuare a sostenerci mettendo gli operatori nelle condizioni di lavorare al meglio e con profitto, per garantire un approvvigionamento di prodotti di alta qualità e per valorizzare la figura dell’agricoltore quale custode del territorio in cui opera».