In un contesto di mercato caratterizzato da limitate superfici (siamo fermi a 15mila ha), produzioni stabili e un andamento dei prezzi non particolarmente brillante, c’è comunque chi crede nel colza e lo coltiva con soddisfazione.
Per approfondimenti sul colza leggi lo speciale di Terra e Vita 24
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Le nuove varietà con fioriture più uniformi
Una testimonianza importante è quella di Mario Guidi, ex presidente di Confagricoltura, ma prima di tutto imprenditore agricolo, che coltiva colza nella società agricola Guidi a Codigoro (Ferrara) in Emilia-Romagna. L’azienda, a indirizzo cerealicolo e bieticolo, ha una superficie di 500 ha.
«Sono anni che facciamo colza e anche con una certa soddisfazione – racconta Mario Guidi –. È stata introdotta in azienda circa 7 anni fa con la conversione dal bieticolo e grazie anche all’avvento delle nuove varietà che tendono ad aprirsi meno, garantendo meno perdite in trebbiatura. In particolare, siamo passati da una superficie di circa 40-50 ha a 80 ha negli ultimi anni.
La soddisfazione dipende soprattutto dal fatto che è una coltura che libera presto il terreno, 10 giorni prima del grano, e non ha bisogno in genere di irrigazione, aspetto importante nell’economia di un’azienda visto l’andamento climatico degli ultimi anni. I risultati in termini produttivi sono ottimi, sempre tra i 40 e i 45 q/ha».
Regole agronomiche fondamentali
Tuttavia per ottenere questi risultati, Guidi spiega che ci sono alcune semplici ma fondamentali regole da seguire.
«Nella mia azienda il colza viene trattato come una coltura principale e non come secondaria. Normalmente viene messo nei terreni marginali senza spendere troppe energie e input nella coltivazione; il colza, infatti, tutto sommato rende mediocremente anche a bassi input, ma così non viene valorizzato. Per massimizzare la resa e la qualità è necessaria una buona preparazione del letto di semina, una semina precoce (a settembre) e tempestiva fatta con seminatrici di precisione, un intervento irriguo in emergenza.
Tutto questo permette di arrivare a dicembre con una pianta ben sviluppata e con una copertura vegetale del terreno adeguata, solo così la coltura può resiste alle basse temperature.
Un’attenzione particolare va poi ai diserbi, è una coltura che tende a coprire bene il terreno ma soprattutto nelle prime fasi di crescita delle plantule è bene che non abbiano competizione. Alla ripresa vegetativa a febbraio è bene programmare delle concimazioni con almeno un centinaio di unità di nitrato ammonico o meglio ancora solfato ammonico, il colza, infatti, gradisce particolarmente lo zolfo. È una coltura ottima per la rotazione, bisogna solo fare attenzione all’alternanza con la bietola in quanto porta gli stessi nematodi».
Costi bassi nel post raccolta
«Per quanto riguarda il conferimento – spiega Guidi – noi facciamo contratti con Anb coop (Associazione nazionale bieticoltori) con consegne dirette, quindi senza costi di stoccaggio. Questo è spesso un tema sottovalutato perché si tende a far riferimento unicamente ai prezzi di mercato di un prodotto, mentre più correttamente andrebbero sottratti a questi i costi di post raccolta che spesso non sono indifferenti. Il colza è una coltura che se ben trattata e se raccolta al momento giusto non ha costi di stoccaggio o essiccazione.
Negli anni abbiamo fatto vari tipi di contratto, a volte a prezzo chiuso e a volte aperto, che spesso fa riferimento al Matif, con delle premialità a seconda delle caratteristiche del prodotto o del contratto. Altre volte abbiamo diviso la produzione a metà tra queste due tipologie di contratto: 50% a prezzo chiuso e 50% in base al mercato. Nello specifico il prezzo liquidato da Anb coop con riferimento ai contratti a prezzo aperto del 2018 (media quotazioni giornaliere “Matif future agosto” dal 15 maggio al 13 luglio) è stato pari a 351,18 €/t + iva».
Più soddisfacente della soia
«Il colza – conclude Guidi – è una coltivazione facile e da ottimi risultati, azzardando infatti un confronto tra colza e soia, quest’ultima, tra l’andamento stagionale e i problemi di ragno e cimice, comincia a essere una coltura difficile da gestire, richiede input produttivi non indifferenti e molte attenzioni. Secondo me nella scelta tra le due, tre anni su cinque vince il colza. L’unico vero problema con questa coltura è che non sempre si riesce a seminarla nell’epoca ottimale, se si semina è perché si è sicuri di seminare a settembre. Sconsiglio di farlo altrimenti, tutti i giorni a partire da ottobre possono comportare delle penalità».
Maritan: «Un toccasana per la struttura del suolo»
Spostandoci un poco più a Nord, in Veneto, Damiano Maritan, titolare dell’azienda Verde Services a Stra (Venezia), ci racconta la sua esperienza.
«Noi lavoriamo per conto terzi e gestiamo una superficie di circa 400 ha nella riviera del Brenta. Qui trattiamo le colture cerealicole industriali, quindi mais, grano, soia e da un po’ di anni anche il colza, che coltiviamo su una superficie di circa 40 ha. Io credo nel colza perché è una coltura con bassi costi di produzione e bassi input (abbiamo fatto una sola concimazione azotata), ma soprattutto è una coltura da rinnovo, non sfrutta il terreno e qualsiasi altro raccolto in successione rende meglio.
Il colza lascia sul terreno un’ottima quantità di residui colturali che, abbinati al fatto che pratichiamo la minima lavorazione, ci permettono di avere un terreno più soffice e facile da lavorare. E poi, ci tengo a precisare che non è assolutamente vero il “pettegolezzo” che nel tempo diventi un’infestante, se si sanno gestire correttamente le tempistiche per le lavorazioni del terreno di fine ciclo».
Anche dal punto di vista produttivo porta a buoni risultati.
«Quest’anno sono molto contento – spiega Maritan – perché, a differenza di altre colture, non ha sofferto l’andamento climatico negativo di maggio, anzi abbiamo raccolto in media 35 q/ha (anche nelle annate precedenti, tra i 30 e i 40)».
Il prezzo è la vera sicurezza
«Il raccolto lo conferisco a Anb coop con la quale riesco a fare dei contratti fissando un prezzo minimo garantito, quest’anno a 375 €/t + Iva, che mi consente di non arrivare al giorno della trebbiatura senza sapere a chi consegnare o a che prezzo ci verrà liquidato. Cosa che accadrà invece con il grano. Anche con la soia riesco ad avere la stessa tranquillità di guadagno e mi auguro che accada presto anche per altri prodotti».
L’agricoltore veneto conclude: «La semplicità di gestione del colza e la contrattualizzazione permette una migliore programmazione e una maggiore tranquillità, fattori che potrebbero e dovrebbero aprire la strada alla sua coltivazione.
Naturalmente è una coltura che va seguita come tutte, non viene niente per caso, ma l’impegno è modesto e i risultati sono buoni e certi, a differenza di altre, che nonostante i tanti trattamenti e le concimazioni, il risultato spesso è pessimo e il prezzo di consegna sconosciuto.
Basta che pensi al grano, che ormai è come lanciarsi senza il paracadute, o alla fatica che si fa con il mais per produrlo di qualità e senza tossine».