Anche l’annata 2018, nonostante qualche segnale di ripresa delle commodity, evidente essenzialmente per quanto riguarda i prodotti energetici e, nello specifico il petrolio, sembra destinata a non apportare al settore agricolo il sollievo di una ripresa stabile delle quotazioni.
Qualche movimento positivo si è segnalato nei confronti del frumento e del mais, mentre per le oleaginose la situazione dei prezzi sembra confermare il trend degli ultimi anni, collocandosi sui valori medi del quinquennio, ma al di sotto del 2017. L’andamento climatico degli ultimi mesi del 2017 e della prima metà di quest’anno si è mantenuto sostanzialmente positivo, con abbondanti precipitazioni che hanno consentito di recuperare le riserve d’acqua che nell’anno precedente erano state drammaticamente intaccate da caldo e siccità. Anche l’estate 2018, almeno nella parte iniziale, ha confermato un andamento in linea con le medie storiche e con una discreta alternanza fra temperature tipiche del periodo e scostamenti modesti per intensità e durata.
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Le tendenze di mercato
Le analisi sulle dinamiche di mercato della colza, e più in generale di tutte le oleaginose compresa la soia, devono tenere conto dell’intreccio fra i diversi tipi di impieghi sia per uso umano, sia per l’alimentazione del bestiame sia, infine, per l’utilizzo a fini energetici. Il mercato mondiale di quelle per il consumo umano in questi ultimissimi anni è stato fortemente condizionato dalle vicende dell’olio di palma che è il più importante grasso vegetale sia in quantità che in valore della produzione. Dopo il periodo caratterizzato da una flessione produttiva che aveva coinvolto anche la soia, le quotazioni si erano bruscamente riprese, trascinando le altre oleaginose e raggiungendo i massimi del periodo recente nella campagna 2013/14. La ripresa delle produzioni e la generale caduta delle commodity hanno poi provocato nella campagna seguente una forte contrazione. In seguito, e con la temporanea eccezione della prima metà del 2017, sembrava che vi fossero le condizioni di una risalita che poi è rientrata. Per tutte le oleaginose quindi la tendenza nella media del quinquennio è oscillante, ma tiene su prezzi medi relativamente più favorevoli di quelli dei cereali. La recente salita del petrolio sui 75/80 $/barile ha contribuito a consolidare i prezzi, nonostante le difficoltà dell’olio di palma. Per l’olio di colza la dinamica del petrolio può essere un incentivo al miglioramento dei prezzi grazie alla scelta europea a favore del biodiesel, anche se in prospettiva di lungo periodo gravano le incertezze sul futuro dei motori diesel.
L’evoluzione della produzione
Dopo il minimo toccato dalla superficie e, in parallelo, dalla produzione di colza nel 2015, nelle due campagne successive, grazie ad un mercato relativamente più attivo a livello mondiale, la situazione in Italia è cambiata e la coltura ha inanellato due annate in ripresa. Superfici e produzioni nell’ultimo quinquennio appaiono in sostanza stabili attorno al dato medio del periodo, ma con variazioni relativamente importanti (tab. 1). L’andamento della colza è simile a quello delle due colture maggiori, soia e girasole, ma con qualche particolarità, in parte collegata al contesto generale delle oleaginose in Italia e in Europa e in parte ai rapporti con esse. La dinamica della quantità prodotta, in linea di massima, si allinea a quella delle superfici, anche se le rese nell’ultimo triennio sono in aumento.
tab. 1 Superfici, produzioni e rese della colza (2013/2017) | |||||
2013 | 2014 | 2015 | 2016 | 2017 | |
Superfici (.000 ettari) | 18,55 | 16,4 | 12,1 | 13,5 | 15,6 |
Produzioni (.000 t) | 40,6 | 42,1 | 28,6 | 35,4 | 42,3 |
Rese (t/ettaro) | 2,2 | 2,6 | 2,4 | 2,6 | 2,7 |
Fonte: Istat |
La superficie nel quinquennio si è mantenuta fra un massimo di 18.500 ettari nel 2013 e un minimo di 12.100 nel 2015. Da quell’anno è iniziata una lenta risalita che ha portato a 13.500 ha nel 2016 e a 15.600 nel 2017.
La quantità prodotta, grazie al recente miglioramento delle rese accentua la ripresa e dopo il minimo di 28.600 tonnellate nel 2015, sale a 35.400 nel 2016 e tocca il massimo del quinquennio nel 2017 con 42.300 t superando anche il risultato del 2013. Da notare, tuttavia, che mentre nel 2013 la resa toccò un minimo di 2,2 t/ha, negli ultimi anni è salita a 2,6 nel 2016 e a 2,7 nel 2017 a conferma dell’importanza dei miglioramenti di produttività.
La distribuzione territoriale
Come già era avvenuto nel 2016, quando l’incremento di superficie si era concentrato in prevalenza nelle regioni produttrici di oleaginose, in particolare di soia, anche nel 2017 l’incremento di circa 2.000 ettari pari al 15% in più, si registra soprattutto in Lombardia, che sale da circa 2.400 a 3.700 ha e in Veneto che passa da 2.000 a 3.100 ha (tab. 2).
tab. 2 Superfici e produzioni della colza per regione | ||||||
PROVINCE | Superfici (ha) | Produzioni (t) | Sup.(%) | Prod.(%) | ||
2017 | 2016 | 2017 | 2016 | Var 17/16 | Var 17/16 | |
Lombardia | 3.756 | 2.370 | 11.099 | 6.739 | 58,5% | 64,7% |
Veneto | 3.128 | 2.037 | 11.141 | 7.302 | 53,6% | 52,6% |
Piemonte | 2.301 | 2.471 | 4.730 | 5.568 | -6,9% | -15,0% |
Emilia-Romagna | 2.048 | 1.602 | 7.015 | 5.772 | 27,8% | 21,5% |
Toscana | 1.164 | 1.189 | 2.319 | 2.101 | -2,1% | 10,3% |
Lazio | 1.052 | 1.105 | 1.710 | 1.703 | -4,8% | 0,4% |
Marche | 547 | 577 | 1.068 | 1.105 | -5,2% | -3,4% |
Basilicata | 515 | 507 | 585 | 658 | 1,6% | -11,1% |
Umbria | 450 | 1.023 | 705 | 2.331 | -56,0% | -69,8% |
Friuli-V. G. | 434 | 434 | 1.616 | 1.666 | 0,0% | -3,0% |
Puglia | 155 | 195 | 325 | 380 | -20,5% | -14,5% |
Sardegna | 13 | 13 | 8 | 8 | 0,0% | 0,0% |
Abruzzo | 10 | 6 | 10 | 2 | 66,7% | 455,6% |
Campania | 7 | 7 | 15 | 18 | 0,0% | -16,7% |
Calabria | - | 6 | - | 15 | -100,0% | -100,0% |
Italia | 15.580 | 13.542 | 42.345 | 35.369 | 15,0% | 19,7% |
Fonte: elaborazione Oecv-ESP su dati Istat |
L’Emilia-Romagna guadagna circa 400 ha e sale a 2.000 avvicinandosi al Piemonte fermo a 2.400. Stazionarie o in calo più o meno accentuato si trovano le altre regioni fra cui risalta l’Umbria che scende da circa 1.000 a 400 ha. La distribuzione territoriale della colza nell’anno 2017 mette in evidenza uno spostamento accentuato verso le regioni settentrionali del paese (fig. 2 sulla rivista) che arrivano al 75% del totale contro il 66% del 2016. Il Centro arretra dal 29% al 21%, mentre il Sud è fermo fra il 4% e il 5%. Se confermato nei prossimi anni, l’assetto territoriale che emerge sembra privilegiare le aree già sede della coltura e comunque produttrici tradizionalmente di oleaginose a scapito del Centro dove la colza arretra e lascia spazio al girasole.
La dinamica produttiva
La dinamica della colza all’interno del comparto delle oleaginose sembra indicare, nel periodo più recente, una certa tendenza ad una leggera crescita nel quadro di una complessiva ripresa del comparto. A questo andamento concorrono diversi fattori, come la prolungata fase di debolezza dei prezzi agricoli e, più nello specifico, delle commodity che non mostrano concreti segnali di ripresa. In questo quadro si inserisce la ricerca di diversificazione per ottimizzare anche il conseguimento di margini di redditività migliori. Allo stesso tempo la carenza del nostro paese in materia di alimenti proteici di origine vegetale per l’alimentazione del bestiame determina un incremento tendenziale di domanda di prodotto nazionale. L’andamento delle superfici, pur mettendo su un piano diverso soia e girasole da un lato e colza dall’altro, mostra che negli ultimi anni la colza ha seguito lo stesso trend della soia, mentre il girasole sembra più stabile (figure 3 e 4 sulla rivista). La dinamica produttiva delle oleaginose si allinea a questo assetto pur essendo determinata anche dall’andamento delle rese produttive che nell’ultimo biennio ha favorito la colza.
La prospettiva economica
La situazione di mercato mondiale della colza indica una tendenza moderatamente favorevole che negli anni più recenti si esprime con una maggiore tenuta dei prezzi e, in questo senso, sembra indicare una relativa migliore redditività (fig. 5 sulla rivista) che potrebbe beneficiare della tendenza rialzista del petrolio che sembra destinata a mantenersi nel corrente anno e anche per la prima parte del 2019 secondo le previsioni dei principali centri di osservazione dei mercati mondiali. La stabilizzazione della soia sotto i 400 $/t non si è ripercossa sulla colza che infatti mostra una lieve dinamica più favorevole. In questo senso si sono mosse le quotazioni del mercato italiano.
Fino a marzo erano inferiori a quelle del biennio precedente, mentre da aprile e poi a maggio sono salite al di sopra e si sono mantenute superiori sino a luglio.
Sulle quotazioni nazionali influiscono sia la situazione della soia e delle altre oleaginose sia la ripresa della domanda per alimentazione animale sia, infine, l’utilizzo come biodiesel, anche se per quest’ultimo le previsioni a lungo termine, pur premature, appaiono incerte.
Sul piano produttivo appare importante l’effetto sui ricavi dell’incremento delle rese che si è registrato nel 2017 e che ha contribuito alla crescita della coltura.