Riso, si guarda al futuro con qualche preoccupazione

    dazio zero
    La clausola di salvaguardia è in scadenza e secondo Paolo Carrà, presidente di Ente risi, ci sono poche possibilità che venga ripristinata. I mercati sono euforici ma si teme una re-invasione di riso asiatico a basso prezzo. Secondo Carrà la produzione vede una flessione del 5% (gli agricoltori indicano invece un -10%)
    Paolo Carrà
    Paolo Carrà

    Difficile che la clausola di salvaguardia che, fino ad oggi, ha protetto il riso italiano arginando le importazioni da Cambogia e Myanmar sia prorogata: una tegola per i risicoltori italiani, con un preciso rintocco di count-down, quello del vicino mese di gennaio del 2022.

    Ed è più che un timore anche per Paolo Carrà, presidente dell'Ente Nazionale Risi che, nello smorzare gli entusiasmi per un mercato in ripresa (con quotazioni di risone in rialzo come non si vedevano da anni), evidenzia di fatto come lo stesso potrebbe essere solo un momentaneo fuoco di paglia per i risicoltori.

    Uno scenario complesso

    Lo scenario è duplice e sovrapposto: quello internazionale, legato alla scadenza delle misure di protezione comunitarie fissate al 2022, e quello italiano, dove le quotazioni dei risoni stanno toccando livelli inconsueti rispetto all'andamento degli ultimi mesi e degli ultimi anni. In particolare, la tendenza dei prezzi del risone è orientata all’aumento in particolare per le varietà di tondo con percentuali intorno al 10% rispetto alle settimane precedenti: Sole Cl e Centauro hanno registrato punte di 475 €/t, Selenio di 575 sulla piazza di Novara. Stessa tendenza per i Lunghi A, con Dardo, Luna e similari a 425, mentre Roma e Baldo quotano 385 sulla piazza di Novara e il Carnaroli 580.

    Numeri che gli stessi risicoltori faticano a spiegarsi con un legame alle previsioni di raccolto leggermente inferiori (i risicoltori parlano un -10%, Ente Risi non ha ancora diffuso una stima ufficiale) o con  un più lento afflusso delle vendite sul mercato.

    Raccolto in ribasso, ma la qualità è buona

    «Sulla flessione del raccolto – sottolinea Carrà  - i numeri definitivi li avremo tra un paio di settimane, per ora è ragionevole parlare di un -5% su base nazionale anche se le differenze tra i diversi areali di produzione sono marcati, ad esempio laddove, specie sui terreni sciolti, il Brusone ha colpito in modo più incisivo. Spesso, la stessa varietà seminata a 10 o 15 giorni di distanza si comporta in modo diverso, ed è una criticità da non sottovalutare.

    Tornando all'aumento delle quotazioni di mercato, non bisogna dimenticare le dinamiche legate a fattori oltreconfine determinate da una serie di fattori legati principalmente all'impennata dei costi di materie prime e trasporto. Sono fattori comuni a diversi ambiti economici, non solo agricoli; va da sé che, ad esempio, l'aumento di concimi e carburanti ha impattato non poco sul settore. Il dato positivo è invece sulla qualità del riso appena raccolto, che è buona per tutte le qualità».

    Una situazione difficile

    Se, per ora, i mercati euforici hanno consentito alla situazione di mantenersi in equilibrio, tutto potrebbe cambiare dal prossimo anno.

    «Le nubi nere all'orizzonte, purtroppo, restano - ha detto Carrà -. Da gennaio 2022, con la scadenza della clausola di salvaguardia, è presumibile che ritornino i volumi di importazione di risone, anch'essi pur influenzati dai fattori di cui sopra.

    Una proroga della clausola di salvaguardia appare davvero molto difficile, e a ciò si assomma il ricorso intentato dalla Cambogia al tribunale dell'Unione Europea».

    Il rischio concreto è di dover tornare a fronteggiare una situazione di sofferenza cronica: i risicoltori ricordano bene i molti anni in cui Myanmar e Cambogia hanno beneficiato delle agevolazioni per esportare in Italia e in Europa nell’ambito del regime Eba (tutto tranne le armi). Ciò ha comportato un'invasione di risone asiatico che ha messo in ginocchio i produttori nazionali portando i mercati sulle montagne russe.

    Va altresì precisato che le agevolazioni sono state sospese solo per la varietà di riso indica, mentre per la japonica hanno continuato a rimanere attive, nonostante le violenze verificatesi nel Myanmar in seguito al golpe militare.

    Una flebile speranza

    Una soluzione, pure parziale, potrebbe essere proprio l'attivazione, entro il 18 gennaio del prossimo anno, del meccanismo necessario per includere il riso nell’elenco dei prodotti riassoggettati a dazio a seguito della revoca temporanea delle concessioni Eba alla Cambogia (Reg. Ue 2020/550) a causa di violazioni dei diritti umani in quel paese.

    Riso, si guarda al futuro con qualche preoccupazione - Ultima modifica: 2021-11-17T14:18:41+01:00 da Alessandro Maresca

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