Se tutto gira per il verso giusto, con clima favorevole, alte rese, buona qualità e un prezzo di vendita che si aggira intorno a 27 €/q, il grano duro è remunerativo.
Tanto da non fare ricorso al salvagente dell’aiuto comunitario per renderne positivo il conto economico.
Ma, se piove troppo e fuori tempo o domina la siccità e se il prezzo è in picchiata, allora l’aiuto comunitario si rivela davvero indispensabile per non far andare il bilancio in rosso. Perciò la previsione della sua riduzione dal 2015 impensierisce non poco i durogranicoltori foggiani. Come Paolo Stelluti, che sui 34 ha che conduce a Manfredonia, rivolgendosi a un contoterzista, coltiva grano duro da mulino in rotazione biennale con leguminose: 22 ha nell’annata 2012-13, con 12 a fave, quest’anno 12 ha, con 22 a ceci.
«L’annata scorsa è stata buona, se non ottima, sia per la resa media, 45 q/ha, sia per la qualità, con un peso specifico pari a 82-83 e proteine uguali al 14-15%. Un risultato eccellente dovuto a quattro fattori: proficua maggese su pisello proteico, buona varietà Saragolla, attenta tecnica colturale, clima favorevole».
Rotazione premiante
A prescindere da come andrà l’annata, Stelluti cerca di limitare i costi. «La rotazione con leguminose consente di ridurre gli apporti di concimi azotati. Effettuo un’aratura profonda 30-35 cm, rivoltando il terreno, solo ogni due anni, prima della semina delle leguminose. Invece per preparare il letto di semina eseguo ad agosto una meno costosa lavorazione a non più di 25 cm, senza rivoltare il terreno. A essa faccio seguire, tra fine settembre e inizio ottobre, un primo ripasso profondo 10-15 cm e, prima della semina, un secondo sui 7-10 cm. Semino tra fine novembre e inizio dicembre, senza concimazione di fondo, che eseguo solo prima della semina delle leguminose, ma della quale poi beneficia anche il grano duro. Curo concimazione di copertura e diserbo, poi nient’altro, a meno di indispensabili trattamenti anticrittogamici come nel 2013, fino alla mietitrebbiatura».
Per i mezzi tecnici Stelluti utilizza seme conciato di seconda riproduzione, nitrato ammonico 34%, diserbanti per foglia stretta e foglia larga e anticrittogamici. «Sui costi incidono anche tasse e tributi: nella scorsa annata ho dovuto pagare la seconda tranche dell’Imu, i contributi annuali di bonifica, il premio per l’assicurazione per responsabilità civile e incendio e il costo della pratica per la domanda di pagamento Agea. Il costo totale è ammontato a 791 €/ha. Il ricavo, costituito da granella, paglia e aiuto Pac, che comprende anche il premio per l’art. 68 sull’avvicendamento biennale, è stato di 1.710 €/ha. Un bilancio davvero positivo, ma, lo sottolineo, per l’annata decorsa in modo davvero favorevole e il prezzo del grano risalito, dopo essere crollato e rimasto, per alcuni mesi, intorno a 23 €/q. In condizioni diverse, con una resa di 25 q/ha e un prezzo come quello dei mesi scorsi, avrei dovuto far ricorso all’aiuto Pac per non far andare in rosso il conto economico».
L’attuale campagna
Un quadro positivo, che però, preannuncia Stelluti, non sembra prefigurarsi nel Foggiano per l’annata in corso. «I costi finora sostenuti sono i medesimi della passata annata. Ma il clima è stato peggiore: piogge continue hanno fatto rinviare la semina. Ora il grano è nato, ma non come si sperava. Prevedo una resa bassa, circa 25 q/ha. Nell’annata 2011-12 sugli stessi terreni, causa siccità, ho raccolto in media 20 q/ha e, in alcuni appezzamenti sono sceso a 5 q».
A fronte di ricavi probabilmente minori, Stelluti dovrà pagare «di più per l’Imu, il doppio rispetto al 2013, mentre l’assicurazione forse si ridurrà per la resa più bassa, ma incide sul totale dei costi. L’aiuto comunitario per il 2014 rimarrà uguale, ma dal 2015 verrà sicuramente ridotto: ancora non si conosce in quale misura. Per stare nei costi dovrò raccogliere almeno 27 q/ha e venderli a non meno di 30 €/q. Ma se le rese saranno basse e il prezzo si attesterà sotto i 25 €/q, il peso della riduzione dell’aiuto comunitario si farà sentire, eccome».
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