Continua senza sosta l’espansione dell’albicocco nel nostro Paese, grazie anche alle recenti performance commerciali e alla rapida evoluzione che da alcuni anni interessa la coltura, sia sul piano della tecnica colturale che su quello del miglioramento genetico. L’assortimento varietale, che negli anni ’80-‘90 copriva a malapena 4-5 settimane, oggi si estende per oltre tre mesi (da maggio a quasi tutto agosto). Inoltre molte delle nuove varietà sono in grado di produrre frutti di grosso calibro, sovracolorati di rosso, dotati di polpa spicca e resistente alle manipolazioni; caratteri però non sempre abbinati ad autofertilità e a soddisfacente qualità gustativa.
A seguire alcune informazioni su nuove varietà di albicocco testate nell’areale di coltivazione settentrionale, sebbene si tratti di cultivar utilizzabili anche al Sud Italia.
Le varietà precoci
Nella prima settimana di maggio matura Mogador, nuova varietà a ridotto fabbisogno in freddo e fioritura precoce e quindi più vocata agli ambiti meridionali. Il frutto è dotato di pregevoli caratteristiche estetiche (sovracolorato di rosso su buona parte della superficie), ma evidenzia una certa sensibilità a fessurazione dell’apice anche in occasione di stagioni primaverili non particolarmente piovose.
Sempre nel periodo precoce (20-25 maggio al Centro-Nord) troviamo Wondercot, cultivar autosterile ma dimostratasi produttiva se bene impollinata, con frutti attraenti di media qualità organolettica che migliora dopo shelf life (segnalata la presenza di umbone e noccioli fessurati). La pianta si caratterizza per l’elevata vigoria e il portamento espanso (tende a spogliarsi in basso).
Qualche giorno dopo (siamo in epoca Aurora) si raccoglie Tsunami, altra varietà non autocompatibile ma produttiva, dotata di frutti di bell’aspetto e buon sapore (bilanciato il rapporto zuccheri/acidi). Punti deboli sono la pezzatura non elevata (che tende a diminuire se la pianta non è ben diradata) e una certa percentuale di frutti con fessurazione della linea di sutura, dovuta pare al clima piovoso nella prima parte di sviluppo del frutto.
Nello stesso periodo matura Pricia. Punti di forza di questa cultivar sono l’autofertilità in grado di assicurare un’elevata e costante produttività (da diradare bene per non penalizzare la pezzatura) e l’aspetto molto attraente del frutto con sovracolore rosso molto esteso su fondo arancione. Punti critici: il sapore (in particolare se si anticipa la raccolta) e la tenuta dei frutti in pianta.
Tra fine maggio e inizio giugno si raccoglie Lunafull, che si distingue per l’ottima pezzatura, la buona tenuta e la notevole tolleranza alla manipolazione dei frutti; non altrettanto si può dire del gusto (tendente all’acidulo soprattutto se si anticipa la raccolta), mentre il sovracolore è quasi assente. L’albero, benché autosterile, è mediamente produttivo e in grado di entrare presto in produzione.
...
Leggi l'articolo completo su Terra e Vita 23/2016 L’Edicola di Terra e Vita