Nella scelta dei fertilizzanti la qualità dei prodotti è un aspetto fondamentale.
I fertilizzanti di qualità infatti garantiscono un basso impatto sull’ambiente e favoriscono la competitività dell’azienda che, grazie a questi, può contare su produzioni in linea con i requisiti richiesti dal mercato.
Gli agricoltori hanno abbastanza chiaro il concetto di concime di qualità, ma talvolta si fanno prendere la mano dalla smania di risparmiare e si avventurano nell’acquisto di prodotti che poi, alla fine, creano più problemi che vantaggi.
Di seguito riportiamo le opinioni di alcuni agricoltori di diverse parti d’Italia.
Si tratta di un minisondaggio, limitato e statisticamente non significativo, ma dal quale vengono fuori alcuni concetti interessanti che mettono in luce alcune strategie adottate in campagna.
Agli agricoltori abbiamo chiesto:
1) Cosa s’intende per concime di qualità?
2) Come scegliete un concime in funzione della qualità? O avete altri criteri di scelta?
3) Conoscete il marchio di Qualità di Assofertilizzanti? Cosa vi aspettate dai concimi che riportano questo marchio?
Ed ecco, in sintesi, che cosa hanno risposto…
Una cattiva esperienza
Claudio Ricotti di Alessandria
«Cerchiamo la qualità. Abbiamo provato prodotti dell’Est Europa, con pessimi riscontri: polverosi, difficili da regolare nello spandiconcime tanto da rendere impossibile rispettare i dosaggi. Li abbiamo quindi dovuti scartare».
Marchio: non lo conosce.
Risparmi e delusioni
Bruno Guerra di Viguzzolo (Al)
«Guardiamo soltanto alla qualità, affidandoci al marchio. In passato abbiamo provato a risparmiare, subendo grosse delusioni: il risultato finale cambia completamente. Ci sono prodotti che al momento della raccolta sono ancora visibili in campo, per dire. Se concimo e poi sono costretto a rifare l’intervento, ogni risparmio va in fumo».
Marchio: conosce l’iniziativa e ritiene che sia una buona soluzione.
Danno o guadagno?
Giovanni Bisagni di Besenzone (Pc)
«Se spendi molto poco, è meglio che non comperi il fertilizzante: pensi di risparmiare, ma quando fa polvere o non si scioglie nel terreno, alla fine hai un danno invece che un guadagno».
Marchio: non l’ha mai sentito.
Un occhio al prezzo
Giuliano Guidi di Codigoro (Fe)
«Facciamo attenzione alla qualità, con un occhio al prezzo. Il concime deve, in primo luogo, potersi distribuire bene: se è polveroso, è tutto prodotto che vola via invece di finire sul terreno; se la granulazione non è regolare, ci sono difficoltà nei dosaggi; se è impaccato lo si deve rompere a martellate e gli operai perdono ore per un lavoro inutile. Con ciò, un prodotto a granulazione media, comunque agevole da distribuire e che costa due o tre euro in meno rispetto a uno con una granulazione maggiore, è senz’altro interessante».
Marchio: non lo conosce ma ritiene che l’idea in sé non sia male.
L’etichetta
Sanzio Savigni di Castelguelfo (Bo)
«Per me un prodotto è di qualità se corrisponde a quanto riportato in etichetta. Tendo a scegliere il prodotto in base al marchio e mi fido delle aziende rinomate mentre ho molti dubbi sugli insacchettatori estemporanei».
Marchio: ne ho sentito parlare. Sa che i loro prodotti che lo riportano costano un po’ di più ma anche che di questi ci si può fidare.
Rispetto dei parametri
Mario Righi di Cesena (Fc)
«Un prodotto di qualità è quello che rispetta tutti i parametri stabiliti dalla normativa. Per quanto mi riguardacerco un concime che sia certificato e di conseguenza che mi garantisca la qualità».
Marchio: lo conosce e ritiene che raggruppi tutte o quasi le maggiori aziende produttrici.
Le buone pratiche
Settimio Palmetti di San Giovanni in Marirignano (Rn)
«Un concime è di qualità quando, se distribuito secondo tutte le buone pratiche, aumenta la resa delle mie colture. Io ho i miei fornitori fissi e so che loro mi danno il miglior prodotto in base al rapporto qualità-prezzo»,
Marchio: non ricorda di averlo mai sentito.
L’innovazione
Attilio Giampieri di Jesi (An)
«La vera qualità sta nell’innovazione. Sono molto propenso a cambiare e non rimanere ancorato ai vecchi schemi. Scelgo i fertilizzanti in base alle rese, che sperimento in azienda, e in funzione del prezzo».
Marchio: lo conosce.
Il titolo del concime
Paolo Stelluti, 12 ha a grano duro a Manfredonia (Fg)
«Per concime di qualità intendo un concime con un’etichetta chiara, che riporti il titolo, e dotato di un marchio di qualità che certifichi quanto riportato in etichetta. La mia scelta in primo luogo si basa sul titolo del concime, cioè sul contenuto in elementi minerali, poi sulla formulazione commerciale: sui cereali sono preferibili i concimi granulari, utili per evitare l’effetto deriva».
Marchio: dice di averne sentito parlare e afferma che un marchio di qualità è preferibile, perché è sinonimo di garanzia di qualità.