Agromeccanici di tutta Europa riuniti per fare luce sulla dimensione e l’importanza della loro categoria. E per scoprire che alla fine le criticità sono comuni a tutti i Paesi.
È stato proprio questo il tema centrale dell’incontro organizzato in occasione dell’Expo (presso il padiglione dell’Ue, per la precisione) da Ceettar (la Confederazione europea delle imprese agromeccaniche e forestali) e dalle organizzazioni rappresentative dei contoterzisti italiani, Unima e Confai, che ha confermato come i problemi che attanagliano la categoria siano simili. Dopo l’intervento introduttivo di Silvano Ramadori, presidente di Unima, che ha ricordato come «l’obiettivo rimane quello di essere considerati a livello di Pac e, dato che il nostro ruolo per l’agricoltura è riconosciuto da tutti, non si comprende perché siamo spesso non coinvolti e discriminati», da Jan Maris dell’associazione olandese dei terzisti, a Klaus Pentzlin, presidente dell’associazione tedesca, fino a Leonardo Bolis, presidente di Confai, i commenti sulle criticità (tempi di pagamento dei clienti, costo del gasolio, costo di acquisto macchine, accesso al credito, burocrazia, mancanza di manodopera qualificata) sono risultati allineati, con particolare riferimento ai pagamenti ritardati da parte degli agricoltori. Per risolvere questo problema, c’è chi, come Enzo Cattaneo di Confai, ha proposto di cambiare le abitudini e di restringere i tempi di pagamento delle prestazioni agromeccaniche, e chi, come Sandro Cappellini, coordinatore Confai, ha osservato come questi ritardi dipendano dalla mancanza di liquidità degli agricoltori, auspicando un ritorno al regime di sostegno ai prezzi delle commodity agricole.
Concorde anche la posizione sui rapporti con le organizzazioni agricole, dalla quale è emersa la loro forte connotazione politica e la scarsa attenzione rispetto alla soluzione dei problemi pratici del settore primario.
Abbiamo parlato di dimensione della categoria. Per quanto riguarda l’Italia, Roberto Guidotti del servizio tecnico Unima ha presentato l’approfondita indagine sul contoterzismo agromeccanico in Italia svolta dal Nomisma nel 2014 con la collaborazione di Unima e Confai, da cui emerge il ruolo centrale degli imprenditori agromeccanici nella competitività dell’agricoltura italiana: più di 11.000 imprese e 150.000 macchine contribuiscono ogni giorno alla produzione agricola del Paese, servendo annualmente ben 534.000 imprese (con partita Iva) con uno share superiore al 60%. A tracciare il quadro a livello europeo ci ha pensato Eric Dresin, segretario generale di Ceettar, che ha presentato la prima edizione della guida sul contoterzismo europeo: 150.000 imprese attive nei settori agricolo, forestale e della manutenzione del territorio, che coprono quasi il 50% dei fabbisogni di meccanizzazione nei servizi più specialistici. «La forza dei contoterzisti è che sono ovunque – ha detto Dresin – anche nei paesi dove non è presente un’associazione. Le situazioni sono diverse da paese a paese, ma ci sono molti punti in comune, a partire dalle criticità».
Le associazioni europee intervenute hanno dato meno peso alla mancanza di contributi per gli agromeccanici, invitando piuttosto a comprendere il trend dei mercati e a trovare la giusta strada per il business. «Per anni ho lottato per l’ottenimento di contributi – ha detto il presidente della Ceettar Gérard Napias – e ormai ho capito che non ce li daranno mai, per cui dobbiamo comportarci come veri imprenditori. Piuttosto, ci vengano incontro riducendo le tasse e la burocrazia e consentendoci la libera circolazione su strada».
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