Peronospora su vite in Abruzzo, disastro “annunciato” ma sottovalutato

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Gli attacchi di peronospora non hanno risparmiato alcun organo, dai grappolini sin dalla fase di differenziazione alle foglie e ai tralci
Le infezioni primarie precocissime non adeguatamente prevenute hanno aperto la strada alle dannosissime infezioni secondarie favorite dalle persistenti piogge di maggio. L’inerbimento dei vigneti e il ricorso generalizzato ai Dss avrebbero potuto prevenire o almeno limitare i danni

Dopo tre anni (2020, 2021, 2022) di quasi completa assenza di infezioni di peronospora della vite (Plasmopara viticola), nel 2023 la malattia fungina ha colpito pesantemente in Abruzzo, come peraltro in tutte le aree italiane vocate, i vigneti per uva da vino. Le piogge primaverili persistenti hanno favorito lo sviluppo di infezioni primarie molto più precoci di quelle usualmente osservate negli anni precedenti, che sono state sottovalutate e quindi non adeguatamente prevenute. L’impraticabilità dei terreni ha poi spesso reso impossibile il rispetto dei turni di intervento in relazione alle caratteristiche dei principi attivi utilizzati, tanto che in molti casi si è potuto intervenire dopo 15-17 giorni. Di conseguenza è risultato molto difficile o impossibile contenere le pericolose infezioni secondarie favorite dalle piogge di maggio. Sicuramente una maggiore attenzione preventiva avrebbe potuto consentire almeno di limitare i gravi danni che si sono registrati in tutta la regione.

Recrudescenza peronospora non imputabile solo alle condizioni climatiche primaverili

È con queste considerazioni che Domenico D’Ascenzo, agronomo fitopatologo, ha spiegato le ragioni per cui la peronospora ha imperversato in primavera sui vigneti abruzzesi e continua a costituire un serio problema fitosanitario. Lo ha fatto in occasione dell’incontro di approfondimento "Recrudescenza delle infezioni di peronospora nel 2023: possibili cause e strategie di gestione" organizzato dall’Associazione italiana per la protezione delle piante (Aipp), in collaborazione con la cantina Novaripa di Ripa Teatina (Ch), l’Assoenologi Marche e l’Ordine dei dottori agronomi e forestali di Chieti.

Un incontro di particolare interesse poiché la primavera del 2023 ha avuto un andamento meteorologico molto favorevole alle infezioni di peronospora della vite pressoché in tutte le aree italiane vocate per la coltivazione della vite per uva da vino (ma anche in quelle della vite per uva da tavola), che sovente hanno seriamente compromesso, con ampio anticipo, le produzioni.

Le piogge abbondanti e frequenti hanno ostacolato la tempestiva esecuzione di trattamenti fitosanitari e in alcuni casi impedito l’accesso delle irroratrici nei vigneti. Ma la forte recrudescenza osservata della malattia fungina non può essere imputata solo alle condizioni climatiche primaverili sempre più “tropicali” a causa dei cambiamenti climatici.

Sottovalutate le precocissime infezioni primarie

«Le infezioni del 2023 per diffusione, praticamente sull’intero territorio regionale, seppure con un gradiente da sud a nord, e intensità di attacco, con perdite di produzione valutabili dal 30% al 100%, non trovano ricordo neanche nei viticoltori più anziani. Gli attacchi non hanno risparmiato alcun organo, dai grappolini sin dalla fase di differenziazione alle foglie e ai tralci, con danno economici e morali ai viticoltori che di giorno in giorno hanno visto progredire velocemente le infezioni.

Fattore predisponente è stato il potenziale di inoculo: sicuramente le infezioni tardive sulle femminelle sono state trascurate dalla gestione fitosanitaria dei vigneti, non tenendo conto che le oospore sono in grado di mantenere la propria vitalità per molto tempo. L’inverno mite ha anticipato la ripresa vegetativa per i vitigni precoci alla prima decade di marzo e per quelli tradizionali alla prima decade di aprile, sicché le foglie, che diventano suscettibili già quando la lamina raggiunge 2,5-3 cm di diametro, si sono trovate esposte alle precocissime infezioni primarie favorite dalle continue precipitazioni piovose di aprile.

Questo aspetto è stato sottovalutato in campo: erano necessari interventi antiperonosporici preventivi, da effettuare prima delle previste precipitazioni, occorre capire che l’inizio dei trattamenti va fatto in funzione del reale rischio fitosanitario e non in base alla consuetudine!».

Dss, dove utilizzati, utili per prevenire peronospora

Dove c’è stata una tempestiva allerta da parte dei tecnici i viticoltori hanno potuto effettuare i trattamenti, ha sostenuto D’Ascenzo.

«I Dss, dove utilizzati, hanno aiutato ad assumere le decisioni giuste in tempo, ma, in una viticoltura molto frammentata come quella abruzzese, con una Sau aziendale media bassa, tantissimi viticoltori non ricorrono a essi perché costosi nell’acquisto e nella gestione. Ma anche dove l’attenzione è stata maggiore, spesso l’impraticabilità dei terreni ha reso impossibili i trattamenti, perciò occorre discutere sulla loro gestione: terreni ben inerbiti avrebbero reso meno complicato entrare nei vigneti».

Continuare gli interventi per salvaguardare la lignificazione

E adesso che cosa devono fare i viticoltori? Per D’Ascenzo «occorre continuare gli interventi, anche in caso di totale perdita della produzione, per salvaguardare la lignificazione e, quindi, la successiva produzione. Tenendo però conto che per alcuni principi attivi esiste un probabile rischio resistenza poiché utilizzati con infezioni in atto anche se in associazione a principi attivi con diverso meccanismo d’azione».

Peronospora su vite in Abruzzo, disastro “annunciato” ma sottovalutato - Ultima modifica: 2023-06-22T22:59:59+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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