Ottenere vini di qualità ad alto tenore di sostanze antiossidanti e a bassa concentrazione alcolica, per favorirne il consumo femminile, attraverso l’individuazione e la valorizzazione di vitigni autoctoni pugliesi e varietà tintorie locali.
È stata questa la finalità del progetto di ricerca “Domina Apuliae – Donne, vino, età: i vini autoctoni pugliesi ad elevato contenuto antiossidante per un invecchiamento più sano”, realizzato da:
- Sinagri spin off accademico dell’Università di Bari, capofila del progetto,
- Centro di ricerca, sperimentazione e formazione in agricoltura "Basile Caramia" di Locorotondo (Ba),
- Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Biofarmaceutica dell’Università di Bari,
- Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Cnr di Bari,
- Lilith med 2000 società cooperativa di servizi culturali,
- Cantina sociale di Barletta,
- Cantina di Ruvo di Puglia,
- Cantina cooperativa Madonna delle Grazie di Torricella,
- Cantina cooperativa di Salice Salentino,
- Cantina sociale di Copertino.
Obiettivi, sviluppo e risultati del progetto, che è stato finanziato dal Por Puglia Fesr 2014-2020 azione 1.6 bando “Innonetwork 2017”, sono stati illustrati nel corso del convegno di chiusura.
Vini più sani, ricadute positive sulla salute delle donne consumatrici
«Il vino Domina Apuliae ad alto contenuto antiossidante e a bassa gradazione alcolica, giusto compromesso fra proprietà sensoriali e nutrizionali, intende avere ricadute positive sulla salute di chi lo consuma e in particolare sulle consumatrici femminili – ha introdotto Francesco Bozzo, presidente di Sinagri e responsabile scientifico del progetto –.
Esso rappresenta un importante elemento per favorire un invecchiamento femminile più sano tra le consumatrici di vino, accrescendo al contempo, grazie all’innovazione proposta in materia di tracciabilità e rintracciabilità, la garanzia circa l’origine e la provenienza dei prodotti».
Vini più sani, competenze della ricerca pubblica e delle cantine sociali
Il progetto è stato strutturato in obiettivi specifici tesi a valorizzare le competenze in possesso dei singoli partner.
«Il team di progetto ha messo insieme competenze complementari innovative e di eccellenza presenti nella ricerca pubblica e competenze aziendali nel campo della trasformazione e nella innovazione di processo e di prodotto della filiera vitivinicola pugliese».
Vini più sani, alla base del progetto sei vitigni autoctoni pugliesi
Per raggiungere gli obiettivi prefissati, ha informato Bozzo, ciascuna unità partner ha analizzato specifici aspetti, concorrendo a sviluppare le seguenti finalità:
- caratterizzazione di peculiari vitigni autoctoni pugliesi (Bombino nero, Negroamaro, Nero di Troia, Notardomenico, Primitivo, Susumaniello);
- organizzazione dei migliori protocolli di vinificazione su micro e piccola scala delle uve di tali vitigni;
- valutazione delle proprietà antiossidanti dei vini ottenuti;
- analisi su usi e tradizioni delle principali varietà autoctone locali;
- analisi economiche e strategie di marketing innovative per i nuovi vini;
- qualificazione del prodotto finale, strategie di divulgazione.
Studi mirati all’innovazione dei processi produttivi di vinificazione
«Per realizzare gli obiettivi prefissati, cioè ottenere un vino di alta qualità e ricco di sostanze polifenoliche che hanno effetti benefìci sulla salute, abbiamo effettuato studi mirati all’innovazione dei processi produttivi di vinificazione.
I vari passaggi sono stati: l’inquadramento del ruolo della materia prima anche attraverso il reperimento e l’analisi di documenti storici e bibliografici; la selezione e l’utilizzo di lieviti starter indigeni per valorizzare la componente salutistica dei vitigni autoctoni pugliesi; le innovative modalità di vinificazione; la ricaduta reale sulla salute umana.
Un contributo allo sviluppo del comparto vitivinicolo pugliese
Il trasferimento di tutto il know-how scientifico acquisito durante le fasi progettuali alle cantine coinvolte nella rete partenariale, ha concluso Bozzo, «potrà permettere di contribuire allo sviluppo del comparto vitivinicolo pugliese come tappa di una strategia per la conquista di nuovi mercati e, di conseguenza, l’aumento dei margini di redditività».