Ha solo 24 anni l’imprenditore zootecnico cremonese Paolo Faverzani e si sta laureando in agraria. Ma nonostante sia molto giovane ha ottenuto dalla rivista Informatore Zootecnico l’ambito riconoscimento di “Allevatore dell’anno” per il 2015. Verrà premiato dall’Edagricole il 19 febbraio durante la Fiera di Montichiari (Bs).
Perchè proprio lui è stato nominato Allevatore dell’anno, prevalendo su molti altri candidati? Perchè nella propria azienda zootecnica fa innovazione, innovazione gestionale. E quando un imprenditore agricolo fa in qualche modo innovazione è politica della nostra casa editrice additarlo come esempio.
Fra l’altro tutto questo avviene in un’azienda zootecnica non di poco conto: situata a Stagno Lombardo (Cr), conta 720 bovine in lattazione e 420 ettari coltivati, tutti investiti a foraggere. E conferisce circa 80mila quintali di latte all’anno alla Latteria Soresina, per la trasformazione in grana padano.
L’innovazione consiste nell’applicazione pratica in azienda di un nuovo software messo a punto dal professor Francesco Masoero e collaboratori della Cattolica di Piacenza, tra i quali Antonio Gallo, con i quali Faverzani collabora. Il software si chiama “Ottimizzazione dei piani colturali” (piani foraggeri).
L’applicazione di questo programma informatico da parte dell’allevatore prevede in una prima fase la determinazione del costo di produzione per ettaro dei singoli foraggi usati nell’alimentazione degli animali. In una seconda fase il calcolo da parte del software del costo giornaliero della razione. Terza fase: l’allevatore inserisce in input i ricavi forniti dal latte e il costo della razione, il programma restituisce in output il valore, in euro/giorno per mandria, o per vacca, del noto parametro Iofc (income over feed costs, ricavi al netto dei costi alimentari).
La quarta fase di questo procedimento gestionale prevede il tentativo di incrementare l’Iofc. Ebbene Faverzani ha raggiunto il grande risultato di innalzare questo parametro da 2.450 a 3.006 euro al giorno, per la mandria. Questo grazie all’interazione con il software, che ha finito per suggerire all’allevatore di aumentare gli ettari a loietto e a frumento foraggero e di ridurre quelli a mais da trinciato. E di conseguenza di rimodulare l’impiego dei foraggi nell’alimentazione delle bovine come riassunto nelle due figure. Le quali fra l’altro evidenziano come si sia ridotta di ben il 40% la necessità di acquistare alimenti da fuori azienda.