Infestanti emergenti e riduzione di disponibilità di erbicidi. Sono stati questi i temi centrali del 21esimo convegno della Società italiana per la ricerca sulla flora infestante (Sirfi) organizzato a Bari in collaborazione con le “Giornate Fitopatologiche” e con l’associazione regionale pugliese dei tecnici e ricercatori in agricoltura (Arptra). «Con questo incontro – ha introdotto il presidente della Sirfi Aldo Ferrero – vogliamo affrontare problematiche di grande attualità, legate, da un lato alla crescente espansione di specie di difficile gestione quali Phelipanche ramosa e Cyperus esculentus e, dall’altro, alle difficoltà di sostituzione di importanti erbicidi, quali linuron e glifosate».
Infestanti parassite sempre più presenti
Sempre più presenti e dannose su numerose colture agrarie stanno diventando alcune specie infestanti parassite, appartenenti ai generi Phelipanche e Orobanche, ha informato Maurizio Vurro, ricercatore dell’Ispa Cnr di Bari. «Il danno prodotto dalle piante parassite deriva principalmente dalla sottrazione di acqua, sostanze minerali e soprattutto fotosintati all’ospite, azione che, nel caso di infestazioni molto gravi, può comportare anche la morte della pianta ospite e la totale perdita del raccolto. Diversi sono i metodi di controllo delle infestanti parassite: chimici, colturali, fisici, meccanici, biologici e biotecnologici».
Rotazioni e colture trappola
In particolare sulle tecniche di gestione convenzionale di P. ramosa, che è in espansione su pomodoro da industria negli agri di Foggia, Parma e Piacenza, si è soffermato Pasquale Montemurro, già ordinario presso l’Università di Bari. «La specie è molto invasiva e di difficile contenimento. Fra i metodi di controllo ricordo i sistemi agronomici preventivi, quali il ricorso a lunghe rotazioni e l’impiego di colture trappola. Fra i metodi chimici segnalo l’impiego delle solfoniluree (fra le quali solo rimsulfuron è autorizzata in Italia per l’impiego su pomodoro) e l’utilizzo di Orodem, un prodotto naturale distribuito in fertirrigazione».
C. esculentus è una specie infestante caratterizzata da una crescente diffusione negli areali agricoli italiani, in particolare in quelli padani, ha sottolineato Francesco Vidotto dell’Università di Torino. «Poche sono le sostanze attive efficaci verso tale infestante e autorizzate su un numero esiguo di colture. Perciò occorre mettere in atto tutte le pratiche che consentono di prevenirne l’introduzione e intervenire prontamente per eliminarla appena inizia a insediarsi».
Difficile fare a meno di linuron e glifosate
La revoca del linuron (Reg. Ue 2017/244) rappresenta un grosso problema per numerose colture orticole (come carciofo, finocchio, carota, patata, asparago, sedano) e leguminose. «Per sfruttare al meglio l’efficacia dei pochi prodotti disponibili – ha raccomandato Mirco Fabbri dell’Università di Bologna – è importante conoscere la flora infestante presente e integrare la difesa chimica con misure agronomiche».
Oltre a quelle per il linuron, sta diventando importante individuare possibili alternative anche al glifosate nella gestione delle infestanti su fruttiferi, vite, olivo e altre colture arboree e nelle colture erbacee, ha suggerito Donato Loddo dell’Ibaf Cnr di Padova. «Una strategia di diserbo alternativa deve basarsi sull’integrazione di erbicidi residuali e di post-emergenza. Gli unici strumenti non chimici efficaci disponibili sono le lavorazioni superficiali o trinciature/sfalci».