Rassegnatevi: la prossima riduzione del rame da 6 a massimo 4 kg/ha annui (pur con gli aggiustamenti fluttuanti dei 28 kg in 7 anni proposti dal nostro Paese) non metterà in crisi il biologico. «Certo - ammette Paolo Carnemolla, presidente di FederBio - aumentano notevolmente le difficoltà, la produzione integrata può contare su molte più alternative - non tutte eccepibili dal punto di vista della sicurezza per l’ambiente -, ma i produttori bio sono comunque abituati a far fronte, applicando la propria competenza e perizia agronomica, a situazioni vincolanti come questa. Uno stimolo professionale in più anche per i numerosi tecnici iscritti ad Arptra che operano in agricoltura biologica».
Occorre però, secondo il presidente, un cambio di paradigma che passi da una maggiore attenzione da parte delle istituzioni, della ricerca e dei fornitori di mezzi tecnici. «Il bio è il futuro: lo testimonia la crescita delle superfici coltivate e soprattutto l’interesse e la fiducia dei consumatori, che continua a crescere in maniera esponenziale nonostante l’intensificarsi delle campagne diffamatorie». Secondo le ultime elaborazioni Sinab (Sistema informativo sul biologico del Mipaaft) le superfici coltivate hanno superato nel 2017 gli 1,9 milioni di ettari (+6,3%) e le imprese certificate sono 75.873 (+5,2%). Oggi questo metodo di produzione è applicato sul 16% della Sau nazionale, ma al Centro-Sud si supera il 20%. Una crescita trainata non dagli aiuti comunitari, ma dall’attezione del mercato.
Mezzi tecnici ad hoc, ma certificati!
«Un comparto produttivo di tutto rispetto, che merita la messa a punto di mezzi tecnici che corrispondano, per purezza ed efficacia, agli alti standard richiesti in questo settore».
In questo senso è confortante l’aumento della disponibiità di agenti di biocontrollo (anche in questa edizione del Forum, una buona fetta delle novità presentate va in questa direzione). «è bene che aumenti il numero dei formulati - commenta Carnemolla- ma è necessario che anche i mezzi tecnici siano certificati per assicurare ai produttori strumenti tecnici veramente in linea con i dettami del bio e a prova di contaminazioni (le vicende matrina e fosfiti aggiunti lo insegnano)». Per questo Federbio si è fatta promotrice dell'adozione anche nel nostro Paese dell''European inputs list messo a punto da Fibl (vedi qui sotto).
«La sostenibilità - stigmatizza Carnemolla - non è una gara. Ma la continua crescita del mercato, e la recente conversione di alcune realtà come Barilla e Eataly, che in precedenza avevano puntato su altri sistemi di produzione, testimonia l’importanza della dote di fiducia che abbiamo conquistato: la sostenibilità passa per forza dal bio». Una constatazione di cui occorrerebbe tenere conto anche nella predisposizione del prossimo Pan.
Anche in italia la lista Fibl
Agenti di biocontrollo, fitosanitari, prodotti di base, fertilizzanti, biostimolanti, corroboranti, induttori di resistenza: quali possono essere utilizzati nel bio? Una domanda non banale perchè, se i Regolamenti comunitari dicono molto riguardo alle sostanze attive, poco è invece specificato sui coformulanti e il rischio di contaminazioni in buona fede rimane elevato. Per questo Federbio ha sottoscritto un accordo con Fibl, l’isitituto di ricerce sul bio con base in Svizzera, per allargare anche al nostro Paese l’European input list (www.inputs.eu).
Un’esperienza partita nel 1992, oggi utilizzata in paesi europei come Austria, Svizzera, Germania e Olanda, che comprende più di 7mila formulati la cui applicabilità nel bio è verificata anche a livello di coformulanti. Uno strumento di sicura utilità, anche giuridica: oggi il controllo dei mezzi tecnici è infatti uno dei pochi settori del bio non certificato e la responsabilità di eventuali anomalie e tutta a carico dei produttori agricoli.