Da maggio stanno arrivando ogni giorno fino a 60 chiamate al giorno alla sala operativa dei Vigili del fuoco di Lecce per spegnere gli incendi divampati nei campi abbandonati, con gli alberi ormai secchi e morti per la Xylella. A darne notizia è Coldiretti Puglia che denuncia i tempi biblici della burocrazia negli espianti e reimpianti che stanno “infiammando” ulteriormente una situazione esplosiva.
Anche Italia Olivicola lancia l’allarme incendi nel Salento, riferendo che nell’ultimo fine settimana decine di ettari di oliveto sono stati divorati dalle fiamme causate per lo più dallo stato di abbandono in cui versano i terreni colpiti da Xylella e da una burocrazia troppo lenta.
Coldiretti Puglia: «Centinaia di campi in fumo per burocrazia malata»
«È una vergogna che centinaia di campi abbandonati per l’impossibilità di espiantare e reimpiantare stiano andando in fumo, a causa della burocrazia lumaca – dichiara il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia –. Il paesaggio lunare del Salento, dove campeggiano olivi ormai morti da anni, si sta trasformando nel girone dantesco dell’inferno, dove le fiamme divampano per colpa dell’abbandono in cui versano i campi pieni di sterpaglie e infestanti secche, riducendo gli olivi in torce gigantesche».
Gli agricoltori chiedono da anni interventi decisi per espiantare, reimpiantare e far rinascere le aree colpite, dopo anni di annunci, promesse, rimpalli di responsabilità e mancanza di impegni concreti, insiste Muraglia, per la ricostituzione del patrimonio olivicolo distrutto, mentre non sanno come comportarsi per realizzare nuovi impianti resistenti e tornare a lavorare e produrre.
Muraglia: «Cavilli burocratici impediscono i reimpianti»
«È impensabile che, ottenuto il Decreto Emergenze che consente gli espianti, ora è la volta di cavilli burocratici che impediscono il reimpianto. A distanza di sei anni dal ritrovamento del primo olivo su cui è stata conclamata la presenza della malattia, gli agricoltori salentini sono ancora ingabbiati e abbandonati al loro destino e ogni giorno al danno si aggiunge un’altra beffa. Già l’11 giugno scorso abbiamo posto al presidente Emiliano il problema di preoccupanti interpretazioni del Decreto Emergenze sui reimpianti che imbriglierebbero per l’ennesima volta le aziende agricole che vogliono solo ripartire e riavere un futuro imprenditoriale. Chiediamo che la delibera di Giunta per superare questo ennesimo grave inghippo burocratico sia portata immediatamente in Giunta regionale, così come promesso da Emiliano durante quell’incontro», conclude il presidente Muraglia.
Italia Olivicola: «Accelerare l’attuazione della legge 44-2019»
Anche Italia Olivicola chiede a Regione e Governo di accelerare l’attuazione della legge 44-2019 di conversione del Decreto emergenze agricole recentemente approvata per consentire agli olivicoltori della zona infetta di poter ricevere sia le autorizzazioni agli espianti sia i finanziamenti destinati a coprire il mancato reddito e le spese sostenute per i dolorosi interventi.
«Gli olivi millenari che si trasformano in pochi minuti in torce sono un colpo al cuore – afferma il presidente di Italia Olivicola, Gennaro Sicolo –. Sono immagini strazianti che fanno male e testimoniano come ancora non si stia facendo abbastanza per tutelare ciò che ci è stato tramandato da secoli. Gli incendi si ripetono in varie zone del Salento e sarà sempre peggio perché nel deserto provocato dalla Xylella bastano poche sterpaglie, in fiamme a causa del caldo estivo, per provocare questa tragedia ambientale di proporzioni enormi».
Sicolo: «Incendi anche per tempi e costi insostenibili degli espianti»
Xylella fa rima con abbandono, disastro economico e paesaggistico, disperazione, evidenzia Sicolo. «È una disperazione che porta a gesti estremi, perché si registrano anche pochi casi isolati di incendi dolosi dovuti ai costi insostenibili degli espianti – quando arrivano in tempo le autorizzazioni, – troppo elevati rispetto ai ricavi della legna da vendere successivamente. È un disastro, siamo chiamati tutti a impegnarci per fermare questa peste e provare a salvare l’economia olivicola italiana e il nostro paesaggio millenario».