Annata difficile per i produttori di grano duro anche in Emilia-Romagna. Con rese basse a causa della piovosità anomala di maggio che ha colpito pesantemente i campi causando anche maggiori problemi fitosanitari ed un’alta volpatura del grano. «Si tratta – testimonia Simona Caselli, Assessore regionale all’Agricoltura – dell’ennesimo effetto collaterale del cambiamento climatico in atto».
Annata peculiare
Per orientare gli agricoltori verso buone pratiche agronomiche, analizzando lo stato dell’arte della ricerca e le sue applicazioni, le previsioni climatiche, gli strumenti di copertura dai rischi e per favorire le scelte di semina e di programmazione produttiva avendo presente le previsioni sui mercati internazionali, l’assessorato ha organizzato il 24 settembre un convegno in Regione, molto partecipato e qualificato.
«Il 2019 è stata un’annata peculiare – afferma Lucio Botarelli, Servizio territorio e reti di ARPAE Emilia Romagna – caratterizzato da una prolungata siccità invernale fino a marzo; un maggio tra i più piovosi degli ultimi 138 anni e il più freddo dal 1961 seguito da un giugno con record per le ondate di calore».
Crollo a Nord-Ovest
Una combinazione letale: mentre le piogge di maggio hanno danneggiato fertilità e qualità. Il caldo di giugno ha sfavorito il riempimento della cariosside e accorciato il ciclo produttivo.
Secondo Augusto Verlicchi di LegaCoop l’effetto combinato della riduzione delle superfici investite e delle rese ha prodotto un calo di produzione che è arrivato a -49,3% nel Nord Ovest e -19,5% nel Nord-est.
«È un dovere – sostiene l’assessore Caselli- dell’Ente Pubblico fornire ai propri agricoltori informazioni corrette, complete ed una visione del futuro che consenta loro di fare scelte più consapevoli».
Puntare sul breeding
«Bisogna – replica Confagricoltura Emilia-Romagna - aumentare la capacità produttiva di frumento duro per rispondere alle richieste dell’industria e ridurre le importazioni». «Occorre – continua - investire nella ricerca genetica per mettere a disposizione degli agricoltori sementi sempre più adatte alle caratteristiche pedoclimatiche delle nostre zone, soprattutto dopo l’annata 2019 oltremodo anomala, che ha visto ridurre drasticamente le rese produttive sul territorio regionale a causa del cambiamento climatico in atto». Questa è la posizione espressa da Confagricoltura Emilia Romagna a margine del convegno di oggi, a Bologna, dal titolo “Grano duro in Emilia Romagna: oltre la campagna 2019”, organizzato dalla Regione Emilia-Romagna.
E migliorare lo stoccaggio
Confagricoltura sottolinea inoltre «la necessità di imprimere una forte accelerazione sulla diffusione di innovazioni tecnologiche e sulla capacità di stoccaggio con il ritiro separato dei diversi prodotti, per valorizzarne la qualità. Soltanto così possiamo arrivare – prosegue l’associazione degli imprenditori agricoli - a nuovi modelli di contrattazione con le industrie del comparto».
Impegno a livello europeo
L’impegno del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, intende proiettarsi anche a livello europeo, «affinché la nuova Commissione Europea possa varare in tempi stretti un piano per aumentare la produzione di cereali - e proteine vegetali - per ridurre sia le importazioni da paesi terzi che l’eccessiva esposizione alla volatilità dei prezzi». A tal proposito si rimarca infine che l’Ue è il primo esportatore di prodotti agroalimentari.
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