«Occorre impiegare tutte le energie diplomatiche per superare i dazi Usa e l’embargo russo che colpiscono duramente il Made in Italy agroalimentare in un momento difficile per le nostre esportazioni». E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, in occasione della presentazione del Piano Straordinario 2020 per la promozione del Made in Italy con il ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio alla Farnesina, nel denunciare anche «le speculazioni in atto in alcuni Paesi dove vengono addirittura chieste insensate certificazioni sanitarie “virus free” su vini e cibi provenienti dalla Lombardia e dal Veneto, ma ci sono state anche assurde disdette per forniture alimentari provenienti da tutta la Penisola».
Difficoltà produttive, logistiche e commerciali
L’emergenza coronavirus con le difficoltà produttive, logistiche e commerciali ed i pesanti danni di immagine sta mettendo a rischio il record storico delle esportazioni agroalimentari Made in Italy che nel 2019 hanno raggiunto per la prima volta il valore di 44,6 miliardi di euro con un balzo del 7%, secondo l’analisi della Coldiretti.
«Serve - ha sottolineato il presidente della Coldiretti - un impegno delle autorità nazionali e comunitarie per fermare pratiche insensate che rischiano di far perdere quote di mercato importanti alle produzioni nazionali per colpa di una concorrenza sleale che mira a screditare i prodotti dall’Italia che sono sani e garantiti come prima».
Il presidente di Coldiretti ha anche precisato che «insieme agli interventi per sostenere il tessuto produttivo a livello nazionale serve anche ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy che rappresenta nell’alimentare una eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo e sanitario a livello comunitario ed internazionale».
Trasporti bloccati
«I vincoli ai trasporti per cercare di contenere il contagio – ha sostenuto Prandini – si stanno riflettendo anche sulla logistica delle merci con incertezze e ritardi che impattano sugli scambi commerciali». «A pesare – ha continuato il Presidente della Coldiretti – sono anche i limiti agli spostamenti dei cittadini che cambiano le abitudini di consumo soprattutto fuori casa con un brusco freno della domanda internazionale». «Senza dimenticare – ha concluso Prandini - gli effetti del crollo del turismo che è sempre stato un elemento di traino del Made in Italy agroalimentare all’estero, amplificato dalle decisioni assunte da un numero crescente di Paesi per ultimi gli Stati Uniti e la Germania che sono rispettivamente il principale mercato di sbocco dell’agroalimentare nazionale fuori e dentro i confini comunitari».
Il nodo dell’embargo russo
Le esportazioni agroalimentari Made in Italy in Russia hanno perso circa 1,2 miliardi negli ultimi cinque anni e mezzo a causa dell’embargo alle spedizioni che ha colpito una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce per effetto del decreto n. 778 del 7 agosto 2014 e più volte rinnovato da Wladimir Putin secondo l’ analisi della Coldiretti dalla quale emerge anche che i dazi Usa sono in vigore dal 18 ottobre 2019 e prevedono l’applicazione di tariffe aggiuntive del 25% su circa mezzo miliardo di euro di esportazioni di prodotti agroalimentari nazionali come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Provolone, Asiago, Fontina, ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello.