Huanglongbing (HLB o “malattia del ramo giallo” in lingua cinese) è tra le malattia più distruttive degli agrumi e deve il suo nome al sintomo più appariscente sulle piante infette che presentano vari tipi di clorosi.
Le piante colpite manifestano giallumi a partire da alcuni rami che poi si estendono gradualmente; deperimento generale fino al disseccamento; deformità dei frutti che restano piccoli, spesso deformi e con poco succo, compromettendo completamente la produzione.
Nessuna possibilità di cura
L’HLB è causata da batteri che vivono nel floema (Candidatus liberibacter, di cui esistono
tre diversi patotipi), non coltivabili in vitro e quindi difficili da studiare.
La malattia si trasmette con materiale di propagazione infetto o attraverso specifici insetti vettori (le psille Diaphorina citri e Trioza erytreae) che si alimentano nel floema delle piante. Attualmente non esiste alcuna possibilità di cura dell’HLB e le uniche misure di controllo sono la prevenzione nei territori indenni e l’eradicazione (difficile e costosa) nelle aree infette.
Osservata e descritta a fine ottocento in Cina, la malattia si è diffusa in tempi più recenti nei continenti africano e americano, con gravissimi danni all’agrumicoltura (la drastica riduzione della produzione di agrumi della Florida ha determinato un aumento del prezzo delle arance negli Stati Uniti di circa il 175%).
La diffusione dell’insetto vettore
L’HLB non è mai stata osservata nel bacino Mediterraneo ma il rischio di introduzione è alto
per la presenza di uno degli insetti vettori individuato dapprima nelle isole Canarie e, da pochi anni, nella penisola iberica, sulle coste atlantiche della Spagna e del Portogallo. Per questo l’HLB ed i suoi vettori sono oggetto di norme da quarantena e lotta obbligatoria nel territorio europeo (lista A1 dell’EPPO).
Poiché anche in patologia vegetale “prevenire è meglio che curare”, una diffusa informazione su questa nuova malattia degli agrumi potrà aiutare a ridurre il rischio della sua introduzione nel territorio italiano o nella precoce individuazione dei suoi vettori o, nella peggiore delle ipotesi, nell’applicazione di misure di eradicazione.
Il rischioso ruolo del vivaismo ornamentale
In un recente webinar indirizzato soprattutto ai tecnici di campo e organizzato dall’AIPP (Associazione italiana per la protezione delle piante), la prof. Vittoria Catara, esperta
fitobatteriologa dell’Università di Catania, ha approfondito gli aspetti epidemiologici della patologia, descritto i sintomi della malattia, le caratteristiche dei batteri responsabili e dei due insetti vettori, i rischi per l’agrumicoltura italiana e le possibili misure di profilassi.
«È difficile occuparsi una malattia che non c’è - ha esordito la ricercatrice -, ma è importante studiarla, conoscerla e divulgarne le caratteristiche proprio per evitarla o combatterla efficacemente nelle prime fasi. Cosa tutt’altro che facile, per le caratteristiche “sfuggenti” del batterio che può essere trasmesso con efficienza dai suoi vettori ma che può restare in piante infette per molto tempo prima che queste manifestino sintomi. E uno dei canali più rischiosi di introduzione di materiale infetto è costituito dal vivaismo ornamentale di rutacee».
Più semplice è osservare l’eventuale presenza degli insetti vettori sulla vegetazione le cui caratteristiche sono state descritte dettagliatamente (le neanidi di D. citri producono tubuli cerosi che pendono dalla pagina inferiore delle foglie mentre e T. erytreae induce piccole galle fogliari).
L’intera presentazione della prof.ssa Catara, ricca di approfondimenti bibliografici, spunti ed immagini, è stata videoregistrata ed è consultabile sul canale youtube dell’AIPP (https://www.youtube.com/watch?v=AvGptPLDpF0).