La septoriosi del sedano, causata da Septoria apiicola, è la più grave avversità fungina di questa coltura.
In condizioni climatiche di fine estate piovose e calde, di solito verso la fine della stagione vegetativa, la malattia può progredire rapidamente, causando gravi danni sia alle foglie che ai piccioli, arrivando a compromettere, senza una sufficiente protezione della coltura, anche l’intero raccolto.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
Piccole macchie fogliari
La malattia è caratterizzata dallo sviluppo di piccole macchie fogliari, inizialmente rotondeggianti e idropiche, e successivamente di colore giallastro che poi imbruniscono e necrotizzano. Dopo 10-20 giorni in corrispondenza di queste si producono e diventano visibili piccoli corpiccioli nerastri (picnidi), parzialmente incorporati nel tessuto fogliare lesionato. Dove le lesioni rimangono piccole (meno di 3 mm di diametro), i picnidi appaiono in genere numerosi e sparsi in tutte le lesioni, ma nelle lesioni più grandi (fino a 10 mm) i picnidi si concentrano in prossimità del centro della lesione e in numero inferiore.
Un picnidio può contenere più di 3.000 spore e possono esserci più di 50 picnidi in una lesione. Con il progredire dell’infezione, le piccole aree necrotiche tendono a confluire assumendo una colorazione bruno-rossastre fino ad interessare, nei casi più gravi, foglie e piccioli. Quando i picnidi assorbono acqua in seguito a piogge o prolungate bagnature, emettono cirri mucillaginosi gelatinosi biancastri contenenti i conidi del fungo che grazie agli schizzi di pioggia si diffondono nell’ambiente e sui tessuti fogliari sani. In condizioni di prolungate bagnature fogliari, le spore germinano producendo micelio, che può invadere direttamente il tessuto fogliare attraverso la cuticola fogliare o attraverso gli stomi.
Condizioni predisponenti
Septoria apiicola è in grado di sopravvivere su seme, ma più facilmente su ricacci e residui colturali soprattutto se non sufficientemente interrati.
Altre piante che fungono da ospiti per la malattia sono il sedano rapa e il sedano selvatico. Le condizioni ottimali per lo sviluppo della malattia sono temperature superiori a 20 °C o e durata di bagnatura fogliare superiore a 24 ore. In queste condizioni, lo sviluppo dei sintomi è generalmente rapido, con lesioni fogliari evidenti in appena 10 giorni dall’inoculo e presenti su tutte le piante dopo 15 giorni. A temperature più basse (meno di 10 °C) sono necessari periodi considerevoli di bagnatura fogliare (oltre 72 ore) prima che la gravità della malattia superi il 5%.
Dalle pratiche colturali…
Una corretta difesa della coltura da questa avversità fungina non può prescindere dall’adozione di pratiche colturali in grado di minimizzare il rischio infettivo in campo. Pertanto, è buona norma utilizzare seme sano certificato e varietà che siano tolleranti alla malattia. Effettuare ampie rotazioni colturali ed eliminare i residui colturali avendo cura di interrarli adeguatamente. Alla comparsa dei primi sintomi è consigliato di eliminare le piante colpite per non aumentare il rischio di propagazione della malattia.
…ai trattamenti specifici
Al verificarsi delle condizioni termiche favorevoli di 15-25 °C e prima di eventuali piogge è bene intervenire con trattamenti chimici specifici a cadenza di 8-10 giorni fra le singole applicazioni. I principi attivi efficaci consigliati dai disciplinari di produzione integrata sono i sali di rame (max 4 kg di ione rame /ha/anno), azoxystrobin (non ammesso in coltura protetta) e la miscela pyraclostrobin+boscalid (per un massimo di 3 applicazioni all’anno), e infine difenconazolo (max 3 applicazioni all’anno).
Gli stessi principi attivi sono attivi anche nei confronti della cercosporiosi del sedano causata da Cercospora apiicola, mentre i fungicidi appartenenti alla famiglia chimica delle strobilurine (axoxystrobin e pyraclostrobin) hanno una discreta efficacia anche nei confronti dei marciumi causati da Sclerotinia spp.