Lo Standard value è un elemento di grande semplificazione, da anni richiesto e atteso dal mondo agricolo, che avrà un impatto positivo sia in fase di copertura dei rischi, sia nell’accorciare i tempi di erogazione del contributo pubblico agli agricoltori assicurati. Il valore standard costituisce il valore soglia ammissibile, ritenuto congruo per definizione ai fini della spesa ammessa a contributo.
L’adozione dello Standard value, ideato e costruito da Ismea, è stato possibile dopo un importante negoziato con la Commissione europea, che ne ha approvato l’introduzione, nonché la metodologia di calcolo, basata su dati statistici di serie storiche pluriennali desunte dal data set delle polizze assicurative agricole; rilevazioni in campo e valutazioni agronomiche; disciplinari di produzione per i prodotti tutelati da marchi comunitari (Dop e Igp). Dati sottoposti alla valutazione di gruppi di esperti e in ultimo validati dalla Conferenza Stato-Regioni e Provincie autonome.
Standard value, tanti vantaggi
Va tenuto conto che nella costruzione dello Standard value la componente prezzo non è riferita al valore mercuriale della campagna appena chiusa ma alla media triennale dei valori di mercato. L’introduzione dello Standard value consente di lasciare alle spalle il tema resa che in questi anni ha causato diversi ritardi nell’erogazione del contributo, per la complessità dei controlli.
«Il superamento del tema della resa storica – ha affermato il direttore di Asnacodi Andrea Berti – consentirà sicuramente l’adesione al sistema agevolato di diversi territori che in passato, proprio per l’incongruità delle rese ammesse a contributo rispetto alle produzioni effettive, erano rimaste fuori dal sistema agevolato».
Con l’introduzione dello Standard value si semplifica anche la fase di copertura e quindi di costruzione del certificato di assicurazione, ovvero si semplifica il Pai.
Nel Pai 2021 viene meno il calcolo della resa media, come avvenuto fino allo scorso anno. Ciò significa che l’agricoltore in fase di rilascio del Pai non deve più fornire la cinquina dei dati relativi alla produzione degli anni precedenti, ma dovrà scegliere il valore della produzione realmente attesa che attraverso la combinazione con la componente prezzo determinerà il valore assicurato. Nella fase di rilascio del Pai è previsto anche un sistema di alert che avverte qualora il valore assicurato superi lo Standard value previsto per quel prodotto.
Se l’agricoltore con la sua produzione rimane all’interno di questo valore, viene completamente azzerata la fase di controllo, eccezion fatta per la rispondenza della superficie messa in copertura rispetto a quella riportata nel fascicolo aziendale. Rimane infatti inalterato il vincolo di assicurare tutta la superficie prodotto/comune.
Per le aziende che non si riconoscessero nel valore standard proposto dal Pai, c’è comunque la possibilità di inserire un proprio valore: ovviamente questo comporterà la necessità di allegare una documentazione probante a supporto di tale valore, in tal caso per il riconoscimento della spesa ammessa a contributo. Questi certificati avranno un’istruttoria specifica, al termine della quale se i controlli saranno positivi, sarà riconosciuta come spesa ammessa quella assicurata, in caso diverso sarà ricondotta a quella prevista dal relativo valore standard.
L’importanza del Pai
In base alle simulazioni elaborate da Ismea con l’applicazione degli 800 Standard value calcolati per la campagna 2021, circa il 95% dei certificati assicurativi (campagna 2020) rientrerebbero all’interno di tali valori.
Dai dati presentati dal neo direttore di Agea organismo pagatore, Federico Steidl, si è visto che le polizze per le quali il Pai sia stato emesso prima della compilazione del certificato hanno dimostrato un tasso di errore nettamente inferiore rispetto a quelle con Pai rilasciati dopo l’emissione del certificato. Nel primo caso le domande corrette sono state l’83% contro il 59% di quelle con Pai compilato in seguito. Inoltre, con il Pai presentato prima della sottoscrizione della polizza, la velocità di pagamento aumenta notevolmente.
Per facilitare la transizione verso l’adozione dello Standard value, Ismea ha prodotto un simulatore “ASSInCampo”, presentato nell’intervento di Nicola Lasorsa, che presto sarà disponibile on line con lo scopo di aiutare l’agricoltore a costruire il proprio certificato definendo partita per partita il valore assicurato stando nel limite del valore standard.
La novità dello Standard value è salutata positivamente sia da parte del mondo assicurativo per voce di Pier Ugo Andreini di Ania che del mondo agricolo rappresentato da Andrea Berti.
«Lo Standard value – ha detto Andreini – è certamente uno strumento che semplifica l’esistente ed è sicuramente un’importante innovazione tecnico-intellettuale».
Riassicuratori pubblici di ultima istanza dove siete?
Il sistema attuale per gli agricoltori che si assicurano funziona, dall’analisi dei dati considerando l’importante sostegno pubblico (fino al 70% del costo). «Perdono sistematicamente solo gli agricoltori che non si assicurano – ha affermato Andreini – ma considerando che i cambiamenti climatici e il continuo aumento di fenomeni estremi sono una realtà, richiede l’introduzione di nuovi elementi nel sistema, capaci di dare risposte alle necessità del comparto agricolo. Negli ultimi anni in Italia c’è qualche ritrosia a lavorare da parte dei riassicuratori, che da qualche tempo stanno ridimensionando le coperture disponibili per il nostro Paese».
Nel suo intervento l’esponente di Ania ha esortato il pubblico a un maggiore protagonismo: «È necessario rivedere anche a livello europeo la possibilità di ricostruire i consorzi tra imprese di assicurazione. L’attuale modello non riuscirà dare risposta a prodotti che da anni inanellano risultati negativi, e soprattutto per quegli eventi di tipo catastrofale. Per dare nuovo impulso al sistema è necessario ridisegnarne la sua organizzazione prevedendo il riassicuratore pubblico di ultima istanza».