Epidemia di daltonismo a Bruxelles.
Il rosso di una guerra sempre più sanguinosa alle porte d’Europa non sembra abbinarsi bene con il verde di una politica agricola pensata più di cinque anni fa e decisamente sbilanciata su aspirazioni ecologiste, legittime ma ormai forse intempestive.
La Commissione però vuole andare avanti come se nulla fosse.
La mossa di Patuanelli
Il nostro Paese ha fatto il primo passo. Il Ministro Stefano Patuanelli punta infatti su un “riorientamento” della nuova Pac per sostenere produzioni agricole strategiche e rispondere ai problemi di sicurezza alimentare resi più acuti dalla crisi ucraina e dalle decisioni a catena di molti Paesi di bloccare l’export di materie prime strategiche.
Nell’ultimo Consiglio dei Ministri (leggi qui) Patuanelli si è detto infatti favorevole al rinvio dell'entrata in vigore delle misure legate al Green deal e volte a limitare la produzione agricola.
«Non si tratta – ha spiegato - di modificare le scelte strategiche di transizione ecologica della nuova Pac, che sono sacrosante, ma di sospenderle».
Il piano del Ministro è quello di aumentare la quota dei pagamenti accoppiati per le produzioni strategiche per le quali l'UE non è autosufficiente, come proteine vegetali e cereali.
In più, raccogliendo l’indicazione di Paolo De Castro (leggi qui) Patuanelli propone di sospendere il set aside delle Efa (Ecological focus area), rendendo immediatamente disponibili per le prossime semine primaverili circa 200mila ettari in Italia.
Per aumentare la produttività agroalimentare, il governo sta anche valutando la possibilità di rimuovere il vincolo legale sull'aumento delle superfici irrigue e introdurre una sorta di nuovo sussidio statale per tutti i terreni agricoli per attutire l'aumento dei costi di produzione.
Per questo Patuanelli invita l'Ue ad attivare un regime di aiuti straordinari sulla falsariga dell'emergenza Covid per autorizzare aiuti di Stato in deroga.
Sovranità alimentare in salsa francese
Una linea sostenuta da Julien Denormandie, ministro dell’agricoltura della Francia che esercita la presidenza di turno del Consiglio Ue e che recentemente ha raccolto l’appoggio convinto di Croazia e Slovacchia. Una recente nota del ministero agricolo di quest’ultimo Paese ha in particolare ribadito la necessità di «riconsiderare e correggere parzialmente gli obiettivi delle strategie Farm to Fork (F2F) e sulla biodiversità vista la guerra in corso tra Russia e Ucraina e l'impatto sul commercio agroalimentare».
Tuttavia, dopo i primi segnali di apertura espressi dal Commissario Janusz Wojciechowski dopo la riunione del Consiglio del 3 marzo scorso (leggi qui), l’esecutivo comunitario sta alzando le barricate attorno alla riforma green della Pac.
Timmermans difende la sua riforma
Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione con delega al Green Deal, in una recente riunione presso la Commissione ambiente dell’Europarlamento ha respinto qualsiasi idea di allentamento degli obiettivi di sostenibilità nella politica alimentare dell'Ue. «Non credete nell'illusione – ha detto – che si possa aiutare la produzione alimentare rendendola meno sostenibile».
La riunione del Comitato per la sicurezza alimentare
Una posizione ribadita anche dopo la prima riunione del gruppo di esperti sul meccanismo europeo di risposta alle crisi per la sicurezza alimentare (EFSCM) che si è riunito per la prima volta il 9 marzo (anticipando l’appuntamento previsto originariamente per il 23 marzo).
In questo ambito è stato il Copa-Cogeca, l’associazione degli agricoltori professionali europei, a chiedere di fermare il Farm to Fork in risposta alla possibilità di una forte crisi alimentare. Nel tentativo di trovare mercati alternativi, alcuni dei presenti alla riunione, tra cui la Spagna, hanno chiesto deroghe alle norme dell'UE sui livelli massimi di residui (LMR) dei pesticidi, nonché un allentamento delle norme sugli organismi geneticamente modificati (OGM) per consentire maggiori approvvigionamenti dai Paesi extra europei.
Altri argomenti controversi messi all’ordine del giorno riguardavano la decisione dell'Ungheria e della Bulgaria di fermare l'esportazione di cereali.
Proposte tutte criticate dal commissario Wojciechowski, che ha messo in guardia dalla «tentazione di decidere troppo rapidamente e in modo scoordinato».