Si allontana l’orizzonte dell’applicazione del Regolamento sugli usi sostenibili degli agrofarmaci fortemente voluto dal vice presidente della Commissione Ue Frans Timmermans e dalla Commissaria alla Salute Stella Kyriakides.
Anteprima Terra e Vita 37/2022
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Rimangono gli obiettivi di riduzione fissati dalla Strategia Farm to Fork. La giornata di studio organizzata da Giornate Fitopatologiche (Gf) e Aipp (Associazione italiana protezione delle piante) in collaborazione con Edagricole, con la moderazione di Terra e Vita, lo scorso 28 novembre presso l’Hotel Savoia di Bologna è diventata così l’occasione per rilanciare una strategia di riduzione più sostenibile per il nostro sistema produttivo.
L’impegno del mondo della ricerca
«La sostenibilità è un obiettivo irrinunciabile per l’Unione Europea. La difesa delle colture è la pratica agronomica più condizionata dal Green Deal, la nostra agricoltura si deve adeguare e il mondo della ricerca può dare un grosso contributo indicando la strada per raggiungere questo obiettivo» Lo hanno ricordato Marina Collina del Comitato di Gestione delle Gf e Gianfranco Romanazzi, presidente di Aipp.
Il treno della draconiana proposta di riforma della Dir. 128/2009, partita più di tre anni fa, oggetto di una pubblica consultazione che ha ricevuto 1.699 risposte, sta deragliando in prossimità della stazione d’arrivo (l’adozione era inizialmente prevista entro il primo semestre di quest’anno) a causa del confronto/scontro istituzionale che contrappone la Commissione al Consiglio agricolo e all’Europarlamento (clicca per approfondire).
Obiettivi e criticità
Le motivazioni del provvedimento rimangono di estrema attualità:
- allineare gli obiettivi degli usi sostenibili a quelli del Green deal, che non sono solo quelli della Farm to fork (-50% di prodotti fitosanitari e -50% di quelli più pericolosi entro il 2030), ma anche i target della Biodiversity strategy (30% delle aree rurali protette; trasformare il 10% delle superfici agricole in aree ad alta biodiversità);
- garantire l’omogeneità di applicazione delle misure a livello Ue;
- garantire l'applicazione dei principi della difesa integrata obbligatoria;
- tutelare la biodiversità, le aree sensibili e la popolazione esposta;
- promuovere la consulenza sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e le nuove soluzioni tecnologiche (precision farming, digitale, droni…);
- orientare i finanziamenti Pac per il raggiungimento di questi obiettivi.
La strada scelta dalla Commissione per raggiungerli, come ha ricordato Pasquale Falzarano della Direzione generale dello Sviluppo rurale del Ministero della Sovranità alimentare, era però piena di criticità:
- target di riduzione a livello Ue probabilmente troppo ambizioso (-50% entro il 2030) ma sicuramente insostenibile per l’Italia (-62%);
- nessuna valutazione dell’impatto della guerra in Ucraina e dei cambiamenti climatici sulla necessità di garantire la sicurezza alimentare;
- nessuna valutazione dell’alto valore aggiunto dei sistemi colturali italiani e del pregevole sforzo in termini di riduzione dell’impiego degli agrofarmaci già compiuto (-31% dal 2011 al 2019; -44% dal 2003);
- la disponibilità di poche alternative agli agrofarmaci chimici e il riferimento a prodotti a basso rischio che rimangono ancora solo un auspicio;
- l’appesantimento burocratico di dover registrare tutte le azioni volte al rispetto dei principi della difesa integrata;
- oneri burocratici non proporzionati agli obiettivi da raggiungere anche per le Istituzioni;
- l’ampia estensione delle aree sensibili (incluse ZVN e siti N2000) dove è vietato l’uso degli agrofarmaci.
- scarsa attenzione per l’agricoltura biologica, chiamata a raggiungere l’obiettivo del 25% di Sau ma penalizzata da un regolamento che colpisce in particolare prodotti candidati alla sostituzione come i Sali rameici.
«Il contenimento del target di riduzione – ha affermato Falzarano – è la battaglia più importante per il nostro Paese». «L’Italia non ha proposte di calcolo alternative da presentare, ma la forchetta che va dal 35% al 65% tra i vari Paesi è troppo ampia. Alla Commissione interessa il raggiungimento del -50% a livello comunitario e l’unica possibilità per ridurre la quota del 62% che ci è stata attribuita è quella di adottare tutti lo stesso target, ma molti Paesi membri sono contrari».
HRI, variabile impazzita
Nel corso della prima sessione Gastone Dallago della Fondazione Mach ha analizzato l’impatto sull’evoluzione della lotta integrata, Giuseppe Ciotti del Masaf le prospettive all’interno del sistema Sqnpi, dove la certificazione di sostenibilità consente di impiegare irroratrici a recupero per ridurre le dosi anche sotto le prescrizioni di etichetta; Tito Caffi (UniCatt), Domenico D’Ascenzo (Sfr Abruzzo) e Ivano Valmori hanno simulato lo scenario post 2022 e le chance di riduzione dell’impiego di agrofarmaci nella coltivazione di vite, frumento, pero, pomodoro, riso e orticole in base ai dati dei registri dei trattamenti. Le complicazioni maggiori sono rappresentate dagli indicatori scelti dalla commissione per misurare gli obiettivi della Farm To Fork e che ricalcano sostanzialmente gli indici HRI1 (vedi tab.) e HRI2 aggiornando il periodo di riferimento.
Questi indicatori però penalizzano in particolare il ricorso a mezzi di protezione “candidati alla sostituzione” come il rame, il cui peso effettivo va moltiplicato per 16, e prodotti soggetti ad autorizzazioni d’emergenza il cui peso va moltiplicato addirittura per 64.
Tab.1 Criteri per il calcolo dell'indice HRI1
Gruppo 1 | Gruppo 2 | Gruppo 3 | Gruppo 4 | |
Tipi di sostanze | A basso rischio | Sostanze più comuni (*) | Candidati alla sostituzione | Autorizzazioni straordinarie ai sensi art. 53 Reg 1107/09 |
Numerosità | 10 | 350 ca. | 70 ca. | ???? |
Coefficiente di moltiplicazione | 1 | 8 | 16 | 64 |
(*) Sostanze autorizzate ai sensi del Reg 1107/09 che non sono a basso rischio e non sono candidate alla sostituzione |
In questo modo sulla vite la situazione più complessa rimane quella relativa alla peronospora a causa del basso numero di prodotti a rischio “basso”.
Per l’oidio la situazione è meno complessa, soprattutto se la task force zolfo raggiungerà l’obiettivo di riregistrare questa sostanza attiva nella classe a basso rischio. La gestione della botrite è invece già in controtendenza con la riduzione già in atto dei principi attivi a più alto rischio di resistenza e l’aumento delle soluzioni alternative alla chimica tradizionale.
Per quanto riguarda le altre colture la situazione appare particolarmente critica per il pero, che registra il valore HRI/ha più elevato sia nei sistemi di gestione integrata che biologica. Un “carico” che però nell’integrato è rappresentato per oltre il 36% dall’utilizzo di ditiocarbammati (ridimensionati dalla revoca di mancozeb, con ulteriori difficoltà nel contenimento di patologie fungine chiave).
Il peso dei fumiganti
Nell’analisi dei dati Istat relativi al totale dei prodotti fitosanitari venduti in Italia emerge però una chiara indicazione: il 54% dell’indice HRI attribuito al nostro Paese deriva dall’impiego di fumiganti sostenuti solo da autorizzazioni straordinarie d’impiego.
Lo sviluppo di soluzioni alternative a questi utilizzi garantirebbe da solo la possibilità di soddisfare il target di riduzione medio europeo.
Irroratrici in perenne ritardo
E un forte contributo in questo senso può arrivare anche dall’ottimizzazione delle condizioni di applicazione. Arturo Caponero (Alsia Basilicata); Paolo Balsari (UniTo) e Roberto Salvò (Regione Veneto) hanno infatti spiegato l’importanza di disporre di macchine irroratrici efficienti.
Attualmente infatti viene disperso fino al 90% della miscela soprattutto nel trattamento di colture a sviluppo verticale. Per garantire l’efficienza funzionale delle irroratrici in uso bisognerebbe quindi:
- incrementare i controlli funzionali (siamo fermi al 40% rispetto a quanto previsto dal Pan);
- creare il registro nazionale delle macchine irroratrici;
- legate il superamento del controllo funzionale alla condizionalità della Pac;
- incentivare la formazione sulla regolazione strumentale della macchina;
- diffondere l’utilizzo di app e strumenti anti deriva.
Consulenti da valorizzare
Alberto Masci del Masaf ed Elena Anselmetti della Regione Torino sono quindi intervenuti sulle difficoltà a individuare le aree sensibili su cui sarà del tutto interdetto l’impiego di agrofarmaci. Un’applicazione pedissequa dei poco definiti criteri d’individuazione stabiliti da Bruxelles potrebbe infatti portare all’estensione di queste aree sensibili a tutto l’areale di coltivazione della pianura padana.
Infine Floriano Mazzini, Anna Vagnozzi del Crea Pb e Agostino Santomauro (Sfr Puglia) hanno acceso i riflettori sulla centralità della figura del consulente fitosanitario, un professionista che però fatica ad essere valorizzato nel nostro sistema produttivo.
Considerazioni che hanno spinto molti degli intervenuti alla giornata bolognese a reclamare un ruolo più attivo del nostro Paese nel tracciare strategie di riduzione più sostenibili per la nostra agricoltura. Magari rimettendo mano al Pan (il piano sugli usi sostenibili legato alla vecchia direttiva), su cui scontiamo un colpevole ritardo a causa dei veti incrociati riguardo alle larghezze delle strisce di rispetto relative ai corsi d’acqua e alle aree civili.
Il tutto senza sottovalutare un possibile colpo di coda della Commissione alimentato dalla volontà di Timmermans e Kyriakides di salvare in extremis l’impianto normativo a loro tanto caro.
I Filmati e le relazioni dell'evento saranno prossimamente pubblicati su questo sito
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«Un regolamento da ritirare»
«Questo regolamento sugli usi sostenibili degli agrofarmaci, formulato in questo modo, non vedrà mai la luce».
Lo ha affermato Paolo De Castro nel corso della Giornata di studio dello scorso 28 novembre. L’Europarlamentare ed ex Ministro ha infatti spiegato che la Commissione agricoltura dell’Europarlamento è riuscita a strappare alla Commissione Ambiente la competenza esclusiva di alcuni articoli chiave. E un’ampia maggioranza dei componenti della Comagri concorda sulla necessità di mettere in luce le criticità di un impianto normativo che, nelle intenzioni del vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans, obbligherebbe l’Italia a ridurre del 62% l’utilizzo degli agrofarmaci entro il 2030 senza poter disporre di concrete alternative.
Subito dopo la chiusura del suo intervento De Castro è corso a prendere l’aereo per Bruxelles. Nel pomeriggio dello stesso giorno era infatti previsto proprio il confronto con la Commissaria per la Salute e la Sicurezza alimentare Stella Kyriakides. De Castro concorda sull’importanza di ridurre l'uso dei prodotti fitosanitari. Nel suo intervento a Bruxelles ha però chiesto alla Commissaria quali criteri l’abbiano orientata nel definire il valore del -50% di riduzione in tutta Europa, se è stata prodotta una valutazione di impatto della proposta di regolamento dopo il conflitto in Ucraina e se sono state adottate misure per fornire ai produttori valide alternative agli agrofarmaci come le Tea (tecnologie di evoluzione assistita).