Con il clima che cambia aumentano anche, in parallelo, le fisiopatie dell'uva. L’ampelopatologia (dal greco àmpelos = vite, pàthos = sofferenza e per estensione malattia, e logos = discorso) è lo studio delle malattie della vite, di natura abiotica (anomalie climatiche, terreno ecc.) e biotica (animali e vegetali), e delle relative tecniche di controllo (ampeloiatria, dal greco iatreìa = cura medica).
La definizione classica di malattia in patologia vegetale è la seguente: “una qualsiasi deviazione nella struttura e/o nelle funzioni normali di una pianta, o ritenute tali dall’uomo, che, come tale, reca danno economico o di altro tipo”.
Seguendo tale designazione anche la maturazione anticipata dell'uva, che può comportare una qualità enologica atipica, può essere considerata, nel caso sia imputabile al clima, a una malattia di origine abiotica, ed è annoverabile tra le varie fisiopatie che possono interessare questa pianta.
I fattori abiotici che influiscono
L’epoca di maturazione dell’uva è un fattore che influenza non solo la qualità del vino prodotto, ma anche la gestione dell’intero ciclo produttivo nel vigneto; questa varia a seconda di molti fattori, tra cui la cultivar, il clima, l’esposizione del vigneto e le pratiche colturali.
Le temperature più alte determinano un anticipo del periodo di maturazione che porta a variazioni nella composizione dell’uva, in particolare nelle componenti zuccherine, aromatiche e fenoliche.
È facile vedere, oggi, in fase di invaiatura quasi totale, uve che dovrebbero, invece, maturare in III-IV epoca (fine settembre - primi di ottobre).
Tutto ciò comporta ripercussioni nelle pratiche enologiche e nella qualità dei vini, poiché non risultano perfettamente allineate maturità tecnologica, fenolica e aromatica.
I vini prodotti da uve maturate troppo rapidamente possono presentare gravi difetti, per esempio:
- a) eccessiva perdita di colore e scarsa polimerizzazione dei tannini;
- b) sapore amaro e forti note vegetali conseguenti l’elevata estraibilità delle proantocianidine dai vinaccioli;
- c) quadro aromatico povero e inespresso.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Cosa si può fare in vigneto
L’anticipo di maturazione delle uve può essere classificato come una fisiopatia plurifattoriale dovuta contemporaneamente a elevate temperature, stress idrici ed elevati livelli radiazione solare.
Esistono tecniche “preventive” che prevedono la corretta selezione dei siti di impianto, portinnesti, cultivar, cloni, forma di allevamento e orientamento dei filari. Inoltre possono essere messi in campo una serie di tecniche in funzione di tipologia e intensità degli stress e degli ambienti di coltivazione.
Dove c’è possibilità di avere acqua per irrigare, questa si può utilizzare per “termoregolare” il vigneto nei momenti di maggiore criticità al fine di proteggere e preservare i componenti relativi all’acidità, agli aromi e ai polifenoli. L’irrigazione sovra-chioma a effetto climatizzante è risultata la più efficace.
Altre tecniche di “protezione” possono prevedere l’utilizzo di sostanze schermanti (es. caolino) o antitraspiranti; queste, oltre a proteggere i fotosistemi da pericolose ossidazioni (in particolare i mezzi schermanti), possono rallentare l’attività fotosintetica e, quindi, l’accumulo degli zuccheri.
Il posticipo della maturazione deve anche far “ripensare” al rapporto fra livello di produzione e competizione vegeto-riproduttiva. Un “calibrato” innalzamento del livello produttivo per vite può facilmente uniformare maturità tecnologica e fenolica. Per rallentare l’accumulo zuccherino, senza incidere negativamente sulla maturità fenolica, si può anche ricorrere alla defogliazione della parte “alta” della chioma o alla cimatura severa e/o tardiva dei germogli.
Promettenti risultano anche alcuni biostimolanti a base di alghe che potrebbero attenuare gli effetti dannosi degli stress climatici.