«Bisogna produrre di più e meglio e per farlo dobbiamo affidarci alla scienza, a cui la politica non deve sostituirsi». Parole di Luca De Carlo, senatore di Fdi e presidente della commissione Agricoltura del Senato, durante una tavola rotonda tenutasi nell'ambito del 67° congresso della società italiana di genetica agraria. De Carlo ha ricordato la svolta sulle Tea arrivata lo scorso anno (quando passò il primo emendamento per la sperimentazione delle Tea in campo nel Dl siccità), un provvedimento che era stato voluto, ma senza successo, «dal ministro Patuanelli nella scorsa legislatura».
Il clima sulle Tea è cambiato
Ma adesso «Il clima è cambiato: quando ho riproposto lo stesso emendamento quest'anno (per la proroga fino a fine 2025, ndr) anche gli scettici hanno capito che era la scelta giusta», ha detto De Carlo, annunciando l'intenzione di finanziare la ricerca in campo sulle Tea. «Il primo passo è già stato fatto con l'autorizzazione alle sperimentazioni in campo. Il secondo passo è quello di mettere nelle condizioni chi studia le Tea di avere le risorse per poterlo fare: quando saranno in tanti a voler sperimentare le Tea in campo, dobbiamo essere in grado di supportarli economicamente».
Coesistenza con il biologico? È possibile
A rappresentare gli agricoltori Daniele Rossi di Confagricoltura, vicepresidente del gruppo di lavoro ricerca e innovazione del Copa Cogeca, che ha sottolineato come ci siano realtà che comprendono il vantaggio di queste tecnologie e altre che oppongono forte resistenza, spinte da parte della politica e dei consumatori. «Oltre all'attitudine conservatrice di molti imprenditori agricoli, che vediamo anche per altre tecniche innovative». Ma Rossi ha assicurato che «Stiamo facendo passi avanti, anche con il mondo del biologico», con il quale una convergenza sembra possibile.
In Italia 500 nuove varietà all'anno
Per sapere come è andata avanti la ricerca negli ultimi vent'anni senza le Tea, la tavola rotonda ha coinvolto Silvia Giuliani di Assosementi. «Tutto quello che è uscito dalle aziende si è quantificato in un miglioramento delle colture», ha spiegato Giuliani. «Nel 2020, uno studio ha cercato di stimare la quota di aumento della resa dovuta direttamente al miglioramento genetico rispetto ad altre innovazioni. È emerso che circa il 67% dei miglioramenti di resa delle principali colture in Europa negli ultimi 20 anni è dovuto al miglioramento genetico, con un incremento in media dell'1,16% all'anno».
Senza il miglioramento genetico, «A livello europeo, sarebbero serviti 21 milioni di ettari in più, sarebbero state emesse quattro milioni di tonnellate in più di anidride carbonica e sarebbe stata utilizzata una quantità ulteriore di acqua pari a quella del lago di Garda».
Secondo Giuliani, le Tea potrebbero accelerare, parallelamente alle tecniche tradizionali, il processo di creazione di nuove varietà. Attualmente vengono registrate «500 varietà nuove ogni anno in Italia, 4000 in Europa. Ma i tempi dalla ricerca al mercato sono ancora lunghi».
Quadro normativo arretrato
Sulla complicata situazione normativa si è espresso Nicola Lucifero dell'Università di Firenze. «Il profilo normativo è molto più indietro rispetto a quello scientifico. A livello europeo siamo impantanati, anche rispetto a molti altri Paesi del mondo. Questo scenario è preoccupante. Servono anche un sistema di etichettatura e tracciabilità».
Alla tavola rotonda hanno partecipato anche Agostino Macrì dell'Unione nazionale consumatori, che ha espresso l'importanza di informare chiaramente i cittadini, Amedeo Alpi, agronomo e studioso dell'accademia dei Georgofili, che ha spiegato come alcune aziende siano pronte ad adottare le Tea, mentre altre non lo sono. Era presente anche Vittoria Brambilla dell'Università di Milano, che ha guidato la prima sperimentazione in campo in Italia. Dopo un atto di vandalismo, la sperimentazione è ripresa senza problemi grazie alla capacità del riso di "ricacciare".