La Lenticchia di Altamura fa
parte della Comunità del cibo di “Terra Madre”
Luigi Lo Russo uno dei pionieri nella riscoperta della lenticchia di Altamura
“Ho iniziato con tre ettari e oggi coltivo oltre 40 ettari
della Lenticchia di Altamura che semino ogni anno in rotazione al frumento
duro. La lenticchia è ricca di proteine e povera di grassi ed è sempre più al
centro dell'attenzione del consumatore attento ad una dieta equilibrata. Ma ci
sono anche vantaggi per il frumento duro
che in monocoltura produceva una media di 25 ql/ha mentre in rotazione con la
lenticchia raggiunge medie di 58 ql/ha. Di miracoli la lenticchia ne fa
parecchi!!!” Luigi Lo Russo di
Altamura è stato uno dei primi agricoltori che nove anni fa ha riscoperto la
lenticchia, selezionando una antica varietà che oggi è talmente apprezzata che,
dopo la presentazione sugli scaffali di Eataly di Bari, ha spinto Oscar
Farinetti ad acquistare tutta la produzione.
La lenticchia
di Altamura è protagonista sugli scaffali di Eataly di Bari.
“La coltura è abbastanza facile, dice Lo Russo, si semina
con 1 ql/ha di seme, nessuna concimazione e solo qualche diserbo per togliere
di mezzo le infestanti più dannose. Si raccoglie con la mietitrebbia e si
producono circa 19 ql/ha”.
Si vende la
lenticchia? “La nostra partecipazione a fiere e manifestazioni ha contribuito a far conoscere la Lenticchia
di Altamura, una vera prelibatezza che oggi si vende in tutta Italia anche
grazie al fatto che fa parte della Comunità del cibo di Terra Madre.”
La
produzione di lenticchie di Altamura assicura all'agricoltore un'ottima
marginalitàMa quanto rende la
lenticchia?
“Se si vende in sacchi a 1 euro al chilo, il ricavo è di oltre
1500 euro/ha. Le confezioni da 25 kg hanno un prezzo di oltre 2 euro al chilo
che passa a 4 euro per le confezioni da mezzo chilo. Facendo due conti si vede
che la lenticchia per l'agricoltore che la sa produrre è un buon affare.”
Antonio
Lo Russo, papà di Luigi coltivava
lenticchie all'inizio del novecento.
Schiena diritta, mani callose, sguardo fiero. Papà Antonio
che coltivava la lenticchia sui campi di Altamura ai primi del novecento, non
sta nella pelle per il ritorno al successo della leguminosa che migliora i
terreni e fa bene alla salute. “Presso un pastificio di Martina Franca, dice
Antonio, ci facciamo produrre una pasta fatta per l'80% di semola e il 20% di
sfarinati di legumi, lenticchia e cicerchia. Si tratta di un vero e proprio alimento
funzionale che abbassa l'indice glicemico”. Dunque lunga vita alla lenticchia e
speriamo che altri agricoltori del Sud si convincano che la monocoltura di
grano duro va interrotta... proprio grazie alla lenticchia, ma anche al cece e
alla cicerchia.