La bolla del pesco, causata da Taphrina deformans, è la malattia che più preoccupa i peschicoltori sia nella fase autunnale e invernale che, a maggior ragione, durante la fase primaverile quando il fungo riprende la sua attività patogenetica e il rischio di contrarre l’infezione è molto elevato. Proprio l’elevato adattamento di questo fungo alla pianta di pesco fa sì che questa fase coincida esattamente con la ripresa dell’attività vegetativa delle piante (fase fenologica di “rottura delle gemme”) permettendo al patogeno di trovare i primi tessuti verdi disponibili. Quando le gemme a legno si aprono mettendo a nudo i primi tessuti verdi, le piogge o le nebbie prolungate assicurano una bagnatura di almeno 15 ore e la temperatura si mantiene (fra 3 e 15 °C), il fungo germina e penetra causando infezione. Questa sarà tanto più grave quanto più esteso sarà il periodo di umettazione e i sintomi della malattia, se la temperatura non sale sopra i 20 °C, compariranno dopo 14-20 giorni dall’evento infettivo.
Il contenimento della bolla si attua generalmente in due fasi ben distinte. Una fase autunnale-invernale, a partire dalla caduta delle foglie, e una alla ripresa vegetativa in primavera. Anche se i primi sono importanti per ridurre il potenziale inoculo del fungo, che si redistribuisce sulla pianta grazie ad una fase saprofitaria, la difesa all’inizio della primavera risulta tuttavia fondamentale. In questa fase è necessario individuare il momento esatto in cui le piante diventano suscettibili all’infezione fungina...
Leggi l'articolo completo su Terra e Vita 06/2016 L’Edicola di Terra e Vita