La flavescenza dorata (FD) è la più grave malattia da fitoplasmi della vite in quanto è in grado di causare la riduzione della vitalità delle viti, della produzione e della qualità dei vini. In assenza di misure di controllo la malattia si può diffondere rapidamente e, nel giro di qualche anno, può interessare un intero vigneto.
I responsabili della trasmissione
La flavescenza è una malattia complessa che, oltre all’agente causale (fitoplasma Ca. Phytoplasma vitis), integra altri due elementi essenziali presenti sia nel vigneto che nell’ambiente circostante: gli insetti vettori ospiti (principalmente Scaphoideus titanus, e in misura molto inferiore Dictyophara aeuropaea, Oncopsis alni, Orientus ishidae). Queste specie trasmettono la malattia tra le piante infette e piante sane e altri ospiti vegetali che fungono da serbatoio del microorganismo (Vitis spp, Alnus glutinosa, Clematis vitalba).
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Lotta ai vettori
Nelle regioni in cui la flavescenza è presente, la sua gestione è strettamente legata con quella del vettore predominante (Scaphoideus titanus). I focolai della malattia in vigneti produttivi, infatti, sono legati alla presenza sia del fitoplasma nella vite sia di elevate popolazioni dello scafoideo. S. titanus è presente sulla vite dallo stadio di neanide (maggio) fino a quello di adulto (luglio-ottobre). Questo insetto trasmette il fitoplasma da una vite ad un’altra con estrema velocità, alimentandosi dal quarto stadio giovanile fino alla fase di adulto. Pertanto, al fine di rallentare la diffusione della malattia è necessario una buona gestione del vettore su scala territoriale. La scelta del momento in cui eseguire i trattamenti è la chiave del successo nella gestione delle popolazioni di S. titanus nel vigneto.
Flavescenza dorata della vite i suggerimenti per gestirla - Terra e Vita (edagricole.it)
Trattamenti: quando effettuarli?
Il primo trattamento obbligatorio dovrà essere realizzato entro il 21 giugno (meglio se fra il 5 e il 15 giugno) e comunque non prima della completa sfioritura della vite e dopo avere sfalciato le eventuali erbe spontanee fiorite sottostanti la coltura; il secondo, invece, 20-30 giorni dopo il primo intervento e non oltre il 31 luglio.
Al fine di ottimizzare la difesa aumentando la selettività nei confronti degli organismi utili, riducendo l’insorgenza di resistenze e tenendo conto del meccanismo d’azione, è consigliabile effettuare il primo trattamento con le s.a. acetamiprid o sulfoxaflor (in uso emergenziale dall’1 maggio al 28 agosto) o flupyradifurone (da applicare il più precocemente possibile). Il secondo trattamento è da riservare agli abbattenti (deltametrina, etofenprox, lambdacialotrina, esfenvalerate e taufluvalinate).
Per le aziende in agricoltura biologica e nei vigneti con presenza significativa di scafoideo si consiglia l’esecuzione di un terzo trattamento. Si consigliano i seguenti prodotti a base di Beauveria bassiana, piretrine, sali potassici di acidi grassi, azadiractina e olio essenziale di arancio dolce. In questo caso eseguire i tre trattamenti con un intervallo di circa una settimana l’uno dall’altro.
Aumentare l’efficacia dei trattamenti
Per migliorare l’efficacia insetticida può essere utile cimare la vegetazione, in modo da escludere la presenza di germogli ricadenti nell’interfilare. Queste operazioni vanno effettuate almeno due o tre giorni prima del trattamento, in modo da permettere la risalita sulle viti delle forme giovanili di S. titanus cadute a terra.
Si consiglia di effettuare la spollonatura con 3 giorni di anticipo rispetto al trattamento, in modo da abbattere anche le forme giovanili in risalita dal suolo.
Salvaguardare api ed altri insetti pronubi
Per salvaguardare le api e i pronubi, si consiglia di effettuare i trattamenti nelle ore serali quando l’attività di questi è limitata o assente. Si sottolinea che sono vietati i trattamenti con insetticidi, acaricidi o altri prodotti fitosanitari che riportano in etichetta riferimenti alla pericolosità per i pronubi. Il loro utilizzo è bandito durante il periodo della fioritura, dalla schiusura dei petali fino alla caduta degli stessi. Tali trattamenti sono inoltre vietati in presenza di fioriture delle vegetazioni spontanee sottostanti o contigue alle coltivazioni, tranne che si sia provveduto preventivamente all’interramento delle vegetazioni o alla trinciatura o sfalcio con asportazione totale della loro massa, o si sia atteso che i fiori di tali essenze si presentino essiccati in modo da non attirare più le api e gli altri insetti pronubi (L.R. n. 2/2019).
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita