Kiwi, la difesa dalla Psa dal ‘pianto’ ai frutti

Maculature necrotiche singole o confluenti su foglie di kiwi cv Hayward a seguito di gravi infezioni di Psa
Cancro batterico del kiwi: gli impianti entrano nel periodo più pericoloso. Ecco la strategia d'intervento

Primavera e autunno sono i periodi più pericolosi per le infezioni da Pseudomonas syringae pv actinidiae (Psa) agente del cancro batterico del kiwi.

I sintomi che si osservano in primavera alla ripresa vegetativa (essudati, necrosi dei bottoni fiorali, avvizzimento e disseccamento dei tralci), sono l’esito della moltiplicazione dei batteri presenti all’interno dei tessuti vegetali già dalla stagione vegetativa precedente oppure il risultato di nuove infezioni, causate da batteri presenti su lesioni in atto e diffuse nell’impianto da operazioni colturali.

Le fasi cruciali di intervento

La sanità dell’impianto alla ripresa vegetativa, a partire dal “pianto”, è conseguenza dell’efficacia ottenuta dalla oculata gestione agronomica delle fasi precedenti. In primavera l’applicazione di Sali di rame e di acibenzolar-s-metile contribuisce, insieme all’eliminazione sistematica degli organi infetti, a ridurre il potenziale di inoculo batterico che si produrrà a partire dalla ripresa vegetativa.

È possibile impiegare anche B. amyloliquefaciens preferibilmente durante il periodo fiorale. È altresì impiegabile forchlorfenuron, regolatore di crescita per l’incremento del calibro dei frutti, ma che possiede anche attività nei confronti del Psa. L’apparato fogliare della pianta cresce in funzione della temperatura.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Il picco massimo di suscettibilità

Le nuove foglie che si producono raggiungono il picco massimo di suscettibilità alla infezione batterica fino a tre settimane, dopodiché pervengono a una tolleranza ontogenetica al batterio, che non sarà più in grado di causare le tipiche maculature fogliari. In genere, dopo la prima settimana di giugno è alquanto raro notare la comparsa di nuovi sintomi fogliari, da un lato per la suddetta tolleranza ontogenetica delle foglie, dall’altro per la ridotta attività del batterio in seguito all’innalzarsi della temperatura.

Pertanto, dall’inizio del pianto fino alla prefioritura è consigliabile intervenire a gemma cotonosa oltre che negli impianti colpiti e in quelli adiacenti, prima di ogni evento piovoso, subito dopo il diradamento dei bottoni fiorali e la potatura verde se seguita da pioggia o comunque da prolungati periodi di bagnatura.

Nell’individuazione dei periodi di maggiore rischio può essere utile l’applicazione di un modello previsionale già validato negli areali di coltivazione del nord Italia. Da inizio fioritura a ingrossamento del frutto, oltre che avere l’accortezza, per l’impollinazione, di impiegare polline appositamente controllato esente da Psa, è importante intervenire tempestivamente con Sali di rame dopo una eventuale grandinata, in previsione di pioggia e, ancora, dopo le predette operazioni di potatura verde e diradamento dei frutti. Acibenzolar-s-metile va applicato dalla ripresa vegetativa e durante la primavera a intervalli di 14-20 giorni. Il prodotto svolge una azione di induzione dei meccanismi di resistenza intrinseci della pianta nei confronti delle infezioni batteriche. L’abbinamento di acibenzolar-s-metile e dei Sali di rame è al momento la strategia di difesa che ha fornito i migliori e più costanti risultati.

Controllo settimanale dell’impianto

Oltre ai trattamenti fitosanitari, è comunque indispensabile il controllo settimanale dell’impianto per individuare precocemente le infezioni e intervenire tempestivamente asportando le parti infette e bruciandole in loco. In questa fase i sintomi caratteristici sono rappresentati dall’essudato batterico, dapprima biancastro, poi giallastro e infine rossastro che viene emesso dalle lenticelle nelle piante infette.

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È inoltre estremamente importante che tutte le operazioni colturali quali i diradamenti dei bottoni fiorali e dei frutti, come anche le potature estive vengano effettuate durante condizioni climatiche asciutte, affinché le ferite provocate dall’intervento abbiano il tempo di cicatrizzare impedendo ai batteri presenti sulle superficie vegetali di colonizzare i tessuti ed eventualmente penetrare all’interno della pianta.

La potatura, specialmente quella verde, è uno dei momenti più critici, in quanto viene eseguita quando la pianta, ma anche il batterio sono vegetativamente attivi. In questa fase è altissimo il rischio che le ferite di potatura possano fornire al patogeno una via di penetrazione e successivamente un substrato vegetale idoneo alla sua crescita e moltiplicazione.

Kiwi, la difesa dalla Psa dal ‘pianto’ ai frutti - Ultima modifica: 2021-05-15T09:42:18+02:00 da K4

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