Le sfide della difesa tra Farm to Fork e climate change

macchine per la difesa
Gli approcci innovativi e lo scambio di esperienze tra gli attori del sistema agroalimentare europeo al centro di un seminario durante il quale sono stati esposti i primi risultati di alcune che prove che mirano a ridurre l'utilizzo di sostanze attive candidate alla sostituzione

Più di 80 partecipanti, 27 Paesi rappresentati, diversi progetti presentati e un forte spirito di collaborazione: questi sono gli ingredienti del workshop europeo tenutosi dal 19 al 21 aprile scorso ad Amsterdam (Paesi Bassi) organizzato con il contributo della Commissione Europea e il supporto della Direzione generale dell’agricoltura e sviluppo rurale (Dg Agri).

Scambi tra gli attori agricoli europei

Una forte e intensa rappresentanza a livello di tutti gli stati membri UE e una grande partecipazione di diversi attori della filiera agroalimentare: molti tecnici e consulenti, agricoltori, ricercatori, funzionari, organizzazioni non governative, hanno avuto l’occasione di incontrarsi e scambiare opinioni, condividere le proprie esperienze, casi virtuosi e anche le criticità – spesso comuni – affrontate nei propri Paesi.

Tanti spunti, tante opportunità emerse, il desiderio e la necessità di fare rete e creare partnership tra i diversi Stati membri e le diverse professionalità; una plenaria ricchissima di riflessioni, diversi casi studio e anche visite in alcune aziende olandesi, per poter discutere su basi comuni, su approcci innovativi, verso gli obiettivi di Farm to Fork 2030. Obiettivi sfidanti, che fanno senz'altro capire quanto ancora lunga e perigliosa sia la strada da percorrere.

workshop europeo
I partecipanti al workshop "Innovative arable crop protection - using pesticides sustainably"

Obiettivo comune: impiego sostenibile degli agrofarmaci

Sicuramente un buon punto di partenza perché la le diverse professionalità presenti e la provenienza territoriale hanno permesso di comprendere meglio come sia imprescindibile convogliare le energie di tutti per un obiettivo comune: l’impiego sostenibile dei prodotti fitosanitari, garantendo sempre la sicurezza alimentare (che di fatto è oramai un prerequisito) ma con un’attenzione particolare alla sostenibilità sociale, economica e ambientale.

Approccio innovativo e integrato

Il workshop dal titolo "Innovative arable crop protection - using pesticides sustainably" aveva come obiettivo affrontare il tema dell’impiego sostenibile dei prodotti fitosanitari, in seno alle nuove strategie promosse dall’UE mediante approcci di tipo innovativo e integrato, dove il controllo delle avversità si può – e si deve attuare – mediante l’impiego di diversi mezzi di difesa, tra cui l’utilizzo e il supporto delle nuove tecnologie e strumenti di diagnostica e monitoraggio.

Un quadro complicato da revoche e nuove resistenze

Tutto questo riveste maggiore importanza alla luce anche dei fenomeni sempre più estremi legati al cambiamento climatico, che portano anche a un’alterazione dei cicli stagionali e produttivi delle colture, nonché degli agenti di danno e anche degli ausiliari naturali.

È un fatto ormai risaputo che la riduzione dei mezzi chimici per la difesa (diverse sostanze attive attive in corso di revoca) e l’aumento dei fenomeni di resistenza – diretta, multipla e incrociata – rendono sempre più difficile per gli operatori agricoli intervenire in modo efficace per contenere lo sviluppo delle avversità, in particolare in alcuni areali di spiccata vocazione e tradizione agricola.

Il tema è sicuramente di estrema attualità: basti pensare che a livello europeo sono 475 (ad aprile 2023) i gruppi operativi progettuali che trattano le tematiche riguardanti il controllo delle avversità e sicuramente molti nuovi ne saranno sviluppati nella programmazione Horizon Europe (2023-2027).

Cosa prevede la Farm to Fork

Tra i diversi interventi, Gisela Quaglia (Research Programme Officer Dg Agri), ha richiamato l’attenzione sui due principali obiettivi della strategia Farm to Fork 2030, ossia il taglio del 50% dell’impiego dei prodotti fitosanitari e in parallelo la riduzione fino al 50% dei prodotti fitosanitari più dannosi.

Revisione della Direttiva 128/2009

La chiave di risposta resta nella piena applicazione dei principi della difesa integrata (Ipm – integrated pest management), che fonda le sue basi nella Direttiva CE 128/2009. Proprio questo strumento legislativo, dopo tanti anni, è oggetto di profonda revisione con la proposta da parte della Commissione Europea di un regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari.

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I progetti

Tra i diversi progetti e ambiti di studi da citare il controllo degli elateridi nelle patate, la gestione delle erbe infestanti mediante mezzi di diserbo non chimico, l’utilizzo di app per il monitoraggio da remoto delle avversità e naturalmente l’impiego di biostimolanti e agenti di biocontrollo quali strumenti per una difesa alternativa a quella meramente di natura chimica.

Una piattaforma per gli agricoltori

L’intervento di Quaglia ha, inoltre, previsto anche la presentazione di una piattaforma digitale per la gestione delle avversità ideata per gli agricoltori (Farmer’s Toolbox for Integrated Pest Management).

L’obiettivo principale della piattaforma (in fase di definizione) è quella di fornire conoscenze di base sulle strategie di difesa più promettenti che possono aiutare gli agricoltori, ma anche i consulenti e tecnici aziendali a perseguire gli obiettivi per la riduzione dell’uso dei prodotti fitosanitari in Europa. Attualmente sono già state sviluppate e accessibili agli utenti 273 linee guida e 1342 pratiche di lotta integrata.

Transizione necessaria

L’incontro è proseguito con l’intervento di Marleen Riemens (Support Facility “Innovation & Knowledge exchange” Dg Agri) che ha ribadito ai presenti come «la transizione ecologica, energetica (e culturale, certamente!) sia quanto mai necessaria e non procrastinabile e occorra una vera e propria rivisitazione profonda dei sistemi colturali e di gestione delle filiere. Il futuro che ci attende non vede un solo scenario possibile, ma tanti sono gli scenari possibili a seconda delle scelte che farà il genere umano».

Oltre la difesa integrata: i 5 pilastri della gestione integrata

Sicuramente – ha proseguito Riemens – la tendenza è quella di orientarsi verso un approccio che vada anche oltre l’Ipm, che quindi non contempli solo gli aspetti di difesa integrata ma anche quelli di produzione integrata (Integrated Crop Management – Icm).

«L'Icm è un sistema di gestione che si fonda su cinque pilastri: diversità colturale e varietale, impiego di materiale di propagazione sano e resistente, gestione del suolo, impiego di tecniche di controllo dirette, precise e intelligenti (agricoltura di precisione e digitale, n.d.a.), adeguato monitoraggio e valutazione puntuale della realtà di campo».

Lo stesso approccio può essere certamente declinato, ha spiegato Riemens, anche per il controllo delle erbe infestanti (Iwm – Integrated Weed Management), intervenendo su alcuni aspetti più critici quali la disseminazione, la prevenzione della "monta a seme" nonché il favorire condizioni sfavorevoli per l’insediamento delle specie infestanti.

5 pilastri
L'Icm è un sistema di gestione che si fonda su cinque pilastri: diversità colturale e varietale, impiego di materiale di propagazione sano e resistente, gestione del suolo, impiego di tecniche di controllo dirette, precise e intelligenti, adeguato monitoraggio e valutazione puntuale della realtà di campo

I primi risultati delle prove di gestione integrata

In termini generali è emerso, nel dibattito e interazione con tutti i partecipanti, l’obiettivo tra gli altri di dipendere sempre meno dall’impiego di prodotti fitosanitari, tra cui il non uso delle sostanze attive candidate alla sostituzione, di cui al Reg. UE 408/2015 s.m.i.

A tal proposito, molte prove in pieno campo sono state condotte in diversi paesi europei con varie colture coinvolte (tra cui anche le orticole e orticole industriali).

I primi risultati medi stanno dimostrando che l’adozione dell’approccio Icm può consentire una riduzione fino al 100% della sostanze attive candidate alla sostituzione, una riduzione dell’impiego di prodotti fitosanitari dal 20 al 90% (a seconda dell’anno e delle colture, con una media poco sotto il 50%) accompagnata da una riduzione delle rese che oscilla tra il 5 e il 10 % (tutto in riferimento a sistemi colturali standard).

In aggiunta, sono stati illustrati diversi progetti, tra cui SmartProtect e IPMworks; quest’ultimo in particolare è costituito da 31 partner, 16 Paesi UE coinvolti, 22 consulenti (hub coaches), oltre 400 tra eventi dimostrativi svolti o in pianificazione e naturalmente la partecipazione attiva di circa 10-15 agricoltori per ogni hub.

Semplificare i sistemi danneggia la biodiversità

Sono proseguiti poi gli interventi con Christine Judt (Fibl Austria) che ha portato studi e testimonianze concrete di come sia imprescindibile, per la gestione della avversità, la conservazione e la tutela della biodiversità locale (naturale e/o ripristinata). Questo perché la biodiversità rappresenta uno degli elementi di variabilità degli agroecosistemi.

Adottare infatti gestioni e quindi soluzioni semplificate – ad es. nei regimi di monocoltura – può portare ad avere inizialmente vantaggi immediati (anche economici a volte, anche rilevanti) che però non riescono a perdurare nel tempo perché si creano dei disequilibri nei diversi contesti produttivi (che riguardano le avversità e l’insorgenza di resistenze, ad esempio) che rischiano di non essere più efficacemente gestiti e comportare, al contrario, un’intensificazione degli interventi colturali.

Visite in campo

Durante gli eventi del workshop, uno spazio rilevante è stato dedicato alle visite aziendali in campo. Tra le tante, una menzione particolare per quella visitata a Kraggenburg nella regione Flevoland: azienda agricola di circa 135 ha complessivi coltivata a frumento, patate, barbabietola da zucchero, cipolle, carote, tulipani.

tulipani

Azienda storica del territorio, dagli anni 2000 la nuova proprietà ha improntato la nuova gestione verso una riduzione di input e mezzi tecnici in genere, una forte apertura verso le nuove tecnologie e tecniche di breeding, tra cui le Tea (Tecniche di Evoluzione Assistita) e l’adozione di strumenti per l’agricoltura di precisione (Dss, sensori ambientali, tecnologie per la riduzione nella distribuzione prodotti fitosanitari).

In una delle principali colture, la patata, le principali criticità dal punto di vista agronomico riguardano la difesa dagli afidi (per il problema delle virosi) e dalla dorifora, nonché dalla peronospora e dall’alternaria.

L’approccio aziendale è quello legato all’Ipm ovvero all’Icm basato sul monitoraggio puntuale dei cicli biologici per afidi e dorifora e l'impiego di modelli previsionali (Dss) per la diagnostica di peronospora e alternaria, cui è seguita la distribuzione dei fungicidi mediante irroratrici a rateo variabile (Vra).

I risultati finali complessivi sono soddisfacenti: l'azienda segnala una riduzione media dell’uso di sostanze attive candidate alla sostituzione tra il 25 e il 50 % a seconda delle annate.

Particolare attenzione e sensibilità è emersa in relazione alle strategie UE, tra cui “From Farm to Fork” dove l’azienda ha dimostrato di essere ben consapevole sugli obiettivi prefissati e molto disponibile e convinta a proseguire secondo questo approccio.

Obiettivi sfidanti ma raggiungibili

Tra gli obiettivi che la difesa delle colture si pone possiamo elencare:

  • il miglioramento delle capacità di prevenire e monitorare le avversità delle piante;
  • sviluppare metodi e sistemi più sostenibili per le pratiche di difesa e diserbo integrato;
  • incrementare la resilienza delle piante a stress biotici e abiotici e favorire la conservazione e l’uso di tutto il pool di risorse genetiche vegetali, attraverso la tutela e valorizzazione dell’agrobiodiversità (tra cui piante di interesse mellifero, colture minori, fasce tampone, ecc.);
  • l’adozione di strumenti e tecniche dell’agricoltura di precisione e digitale, sito-specifiche.

Obiettivi certamente sfidanti, ma che sono tuttavia alla portata, se ciascuno di noi, con le proprie abilità e professionalità, si impegna per una vera e propria transizione (prima di tutto culturale), verso nuovi approcci innovativi di difesa e produzione sostenibile delle colture.

Le sfide della difesa tra Farm to Fork e climate change - Ultima modifica: 2023-05-31T18:46:44+02:00 da Alessandro Piscopiello

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