È a partire dagli anni ‘80, con la nascita della “lotta integrata” che il monitoraggio è diventato un cardine della difesa fitosanitaria. In quegli anni sono state messe a punto le principali tecniche di campionamento e le soglie di intervento per le principali avversità dei fruttiferi che vengono utilizzate ancora oggi. Per l’epoca si trattava di una novità epocale che ha permesso di superare la “lotta a calendario”, realizzata unicamente secondo le fasi fenologiche della pianta.
Da allora l’importanza del monitoraggio è andata via via crescendo fino a diventare un momento imprescindibile del processo decisionale di tecnici ed agricoltori.
Ma oggi, da quando la comunità europea ha emanato la Dir.128/2009, che a cascata ha portato gli stati membri alla definizione dei Pan (Piani d’azione nazionali sugli usi sostenibili degli agrofarmaci), lo scenario è ulteriormente cambiato mettendo il monitoraggio al centro del nuovo sistema di “difesa integrata obbligatoria e volontaria”.
Affidabilità e rappresentatività
Le Regioni, infatti, devono fornire a tutte le aziende dei supporti tecnici fra cui spiccano le “reti di monitoraggio” funzionali alla redazione dei “bollettini di produzione integrata”. Si tratta di una novità importante in quanto, se la rete di monitoraggio è affidabile e rappresentativa di un territorio, può evidenziare con notevole affidabilità, lo sviluppo, l’incidenza e la diffusione degli organismi dannosi aiutando concretamente le aziende ad approntare dei piani di difesa efficaci.
Queste reti, che devono avere dei requisiti minimi che sono stabiliti dal Mipaaf, nascono per aiutare le aziende agricole ad adottare delle tecniche di difesa rispettose dell’ambiente, ad impiegare con coscienza gli agrofarmaci per supportare i migliori risultati tecnici in termini di qualità e rese, nel pieno rispetto della sicurezza dell’operatore agricolo, del consumatore e dell’ambiente.
Ma anche se sono previste dalla normativa, attualmente il quadro di attuazione delle reti di monitoraggio è molto variegato: ci sono regioni virtuose in cui i servizi sono attivi già da tempo. Altre che hanno reti in corso di definizione o che, per ora, offrono informazioni limitate o per numero di colture o per avversità monitorate. Altre invece che, purtroppo, offrono servizi che sono ancora sulla carta. A complicare ulteriormente lo scenario c’è il fatto che le diverse Regioni si sono mosse in ordine sparso, senza un qualsivoglia coordinamento e i servizi che offrono sono molto disomogenei e spesso incompatibili fra loro.
I pacchetti attivi
Ma non sono solo le amministrazioni locali a prevedere la realizzazione dei servizi di monitoraggio territoriale da fornire alle aziende: anche diversi soggetti privati sono scesi in campo ed ora offrono pacchetti di servizi molto interessanti. DuPont, ad esempio, propone “Evalio” una piattaforma attiva su alcune importanti colture (pomodoro, lattuga, mais, patata e vite) e su alcune avversità “chiave”. Con un profilo diverso in commercio c’è anche “Monitoraggio Agro fenologico” di Agronica. Ma i servizi citati sono solo la punta dell’iceberg e, probabilmente, nel breve periodo altri gli si affiancheranno insieme ad una miriade di altri servizi complementari (banche dati, servizi meteo, ecc.) che tecnici ed agricoltori presto si abitueranno ad usare.
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