Nelle aree dove la sharka o vaiolatura (indotta da Ppv=Plum pox virus) è diventata endemica, l’impianto di varietà tolleranti (la “resistenza” vera si ha quando il virus non è in grado di infettare la pianta) è l’unica soluzione se si desidera continuare a coltivare drupacee.
L’uso delle varietà resistenti geneticamente modificate, infatti, continua ad essere vietato su tutto il territorio europeo.
In Italia sono diffusi endemicamente in varie aree sia il ceppo D (diderot), più aggressivo su albicocco, che il ceppo M (marcus), più virulento e aggressivo su pesco, che riesce a infettare molto più efficacemente e rapidamente mediante afidi, rispetto al susino e all’albicocco.
Nelle aree dove la diffusione dell’infezione è ancora bassa, per tentare di contenere o eradicare il ceppo M in pescheti di pieno campo è necessario eseguire almeno 2-3 controlli visivi durante la stagione vegetativa (fioritura, foglie sviluppate, frutti) e rimuovere tempestivamente le piante sintomatiche.
Materiale vivaistico sano
Si ribadisce che per la sharka non esistono rimedi “curativi”, nonostante non manchino venditori di fumo e agricoltori pronti a dargli credito (e soldi) piuttosto che affidarsi alla serietà di scienziati e tecnici.
Il controllo della malattia, invece, è possibile solo con mezzi preventivi che essenzialmente consistono nell’uso di materiale vivaistico esente da virus e nel monitoraggio scrupoloso dei campi, per la tempestiva individuazione ed eradicazione dei focolai di infezione.
Il materiale di propagazione è il mezzo di diffusione del virus della sharka più importante su lunga distanza e per questo sono estremamente importanti il controllo e la certificazione del materiale vivaistico. Quando in un’area vengono introdotte delle piante infette, la diffusione in campo a partire da questi focolai è dovuta prevalentemente agli afidi vettori.
Controlli visivi e campionamenti
Il monitoraggio del territorio è compito dei Servizi fitosanitari regionali ma è importante che i coltivatori e i tecnici che supportano le aziende siano consapevoli del grave pericolo che l’infezione di sharka può rappresentare per il patrimonio frutticolo di un intero comprensorio e che esaminino accuratamente e periodicamente le piante al fine di individuare l’eventuale presenza di sintomi su fiori, foglie e frutti.
Sui peschi infetti delle varietà a fiore rosa (e solo su questi) è possibile osservare dei sintomi fiorali consistenti in tipiche screziature di colore dei petali che presentano striature rosa carico su fondo rosa chiaro o anellature più o meno irregolari. Le screziature fogliari non sono sintomi esclusivi della sharka ma, in aree dove la virosi è presente, la loro comparsa rappresenta un serio campanello di allarme.
Il rilevamento dei sintomi sui peschi in fioritura è strategico perché la massa vegetale da osservare è ridotta e le rotture di colore sono abbastanza evidenti. Inoltre, con la conferma dell’infezione mediante una precoce diagnosi di laboratorio, è possibile eliminare le piante infette prima che inizino i voli degli afidi, vettori del virus.
Nel periodo della fioritura, pertanto, si raccomanda agli agricoltori di fare molta attenzione ai sintomi fiorali e, nel caso di sospette infezioni, di rivolgersi tempestivamente al Servizio fitosanitario regionale che provvederà a eseguire le opportune analisi diagnostiche.
Eventuali campioni da sottoporre a analisi, potranno essere costituiti da rametti con i fiori screziati. I campioni potranno essere conservati per una giornata a temperatura ambiente, immergendo la base dei mazzetti in acqua, o in frigorifero a 3-4 °C.
È da evitare, invece, il congelamento dei campioni.
Articolo pubblicato sulla rubrica L'occhio del Fitopatologo di Terra e Vita