Un piano d’emergenza anti cimice asiatica

Cimice asiatica
Frutticoltura del Nord in ginocchio con danni fino al 100%. Pressing delle Regioni sul nuovo Governo per chiedere di sbloccare i lanci della Vespa samurai

La cimice asiatica (Halyomorpha halys) è ormai il nemico numero uno dell’agricoltura italiana. Lo è diventata danneggiando un po’ tutta la frutta prodotta in pianura padana, colonizzando colture erbacee come la soia ma anche invadendo parchi e giardini ed entrando in massa nelle abitazioni. Dal 2012, in cui è stata trovata per la prima volta in provincia di Modena, ogni anno è stato un po’ peggio del precedente, finché siamo arrivati a questo 2019 che sta mettendo in ginocchio la frutticoltura dell’Italia settentrionale. Complice l’estate più calda degli ultimi 150 anni, sono sotto attacco in particolare produzioni di punta come: pero, melo e pesco, ma anche ciliegio, albicocco, kiwi e susino, con danni che, in alcuni casi, arrivano al 100%.

Articolo pubblicato su Terra e Vita numero 28

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I limiti della difesa chimica

Uno dei motivi della crescita esponenziale delle popolazioni sta nel fatto che questo insetto rimane un alieno nel nostro ecosistema ed è privo di competitori che ne possano limitare le proliferazioni. L’assenza di nemici naturali consente ad H. halys di sfruttare appieno il suo potenziale biologico di modo che quasi tutte le uova deposte vanno a buon fine.

Le cimici quindi ogni anno sono sempre di più e, in questo contesto, sono sempre più evidenti i limiti della difesa chimica e le alternative disponibili o non sono estendibili a tutto il territorio (uso delle reti) o sono ancora poco più che delle ipotesi operative (uso degli antagonisti per la lotta biologica).

Reti troppo poco diffuse

Tutte le diverse tipologie di reti, sia monofila che quelle realizzate modificando le strutture anti-grandine, si sono dimostrate molto efficaci nel contenimento dei danni. Eppure, nonostante la loro efficacia sia ormai ampiamente dimostrata, fino ad ora la loro adozione è inferiore alle attese, nonostante tutte le regioni interessate abbiano emesso dei bandi per finanziarne l’installazione attraverso i Psr. In alcuni casi può risultare difficile applicare le reti (ad esempio in frutteti vecchi o con forme di allevamento non adatte), ma probabilmente su questa scarsa adozione incide anche lo scoramento di un intero sistema produttivo sfiancato dai problemi fitosanitari (su pero, ad esempio, quest’anno si sono aggiunti anche i danni da maculatura bruna). Le aziende che negli ultimi anni hanno visto eroso ogni margine di guadagno puntano ormai a sopravvivere piuttosto che ad investire.

Fate largo al Samurai

cimice asitaica
Trissolcus mitzukurii

In questo contesto l’interesse dei ricercatori punta decisamente sulle possibilità offerte dalla lotta biologica. La strada maestra della lotta biologica cosiddetta “classica” porterebbe all’introduzione di Trissolcus japonicus nota a tutti come “vespa Samurai” un imenottero parassitoide oofago che, nelle zone di origine della cimice asiatica, è il suo principale antagonista naturale.

Purtroppo, anche con la recente modifica dell’art. 12 del Dpr 357/1997 (in attuazione della direttiva Habitat) il ministero dell’Ambiente ha comunque 6 mesi di tempo per decidere come gestirne l’introduzione, nonostante i piccoli focolai di vespa Samurai e di un altro antagonista esotico (T. mitsukurii) già rinvenuti nel 2018 in diverse aree del nord Italia (il Crea-Dc ne sta monitorando la diffusione).

Il cammino si preannuncia perciò ancora lungo e irto di ostacoli perché prima di potere utilizzare la vespa Samurai, sarà necessaria una valutazione dell’impatto ambientale che ne escluda effetti collaterali.

Quello che Regioni ed agricoltori (vedi box azzurro più avanti) chiedono con forza è di dare la massima accelerazione a questo percorso autorizzativo.

Nel frattempo si sta lavorando per verificare l’efficacia di un antagonista autoctono: Anastatus bifasciatus, che viene ritrovato facilmente in diverse aree del nord Italia e già allevato in biofabbrica. In laboratorio i primi dati ottenuti sono interessanti e, nel corso del 2019, sono state effettuate diverse esperienze di campo. In questo caso, infatti, non ci sono ostacoli normativi e in caso di risultati positivi o comunque incoraggianti, gli ausiliari potrebbero uscire dai laboratori ed essere utilizzati già dalla prossima campagna.

La trincea delle siepi

Ovviamente oltre a verificare l’efficacia dei diversi parassitoidi, occorre lavorare per individuare una strategia applicativa mirata. Infatti, qualunque sia l’insetto utile che verrà utilizzato, c’è da inventare una tecnica di impiego che sfrutti al meglio le conoscenze della biologia della cimice asiatica acquisite negli ultimi anni in modo da massimizzare l’efficacia dei lanci degli antagonisti. Il terreno di battaglia su cui si combatterà la prossima guerra alle cimici asiatiche sarà quello delle siepi, dei parchi e delle aree verdi.

È su queste aree naturali, su cui non si eseguono trattamenti, che gli antagonisti possono trovare il terreno di caccia più adatto. Qui gli ausiliari potranno riprodursi e attaccare il numero maggiore di ovature di cimice asiatica arrivando a limitarne l’esplosione che caratterizza l’ultima parte della stagione.


Le contromosse delle Regioni

Simona Caselli, assessore all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna

«Ho parlato personalmente con la Ministra Teresa Bellanova che ha dimostrato di conoscere bene il problema e mi ha confermato che ci convocherà entro settembre per discutere il documento delle Regioni ed i provvedimenti che richiediamo». Simona Caselli, assessore all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna, è ottimista sulle possibilità di vedere accolta dal nuovo Governo la richiesta di attivare un piano straordinario nazionale e pluriennale avanzata dalle Regioni dopo la condivisione della strategia anti cimice.

La Regione ha messo subito a disposizione 250 mila euro per un nuovo bando che consenta alle imprese di accedere a mutui e prestiti ed evitare crisi di liquidità, e chiederà di aggiungere ulteriori 250 mila euro al milione di euro già previsto. Per aiutare le aziende colpite si intende procedere velocemente con una delimitazione territoriale dei comuni colpiti per attivare le procedure previste per autorizzare gli sgravi contributivi realizzando, nel contempo, un confronto con il sistema bancario in modo da ottenere una dilazione sui pagamenti delle rate dei mutui in scadenza.

A queste iniziative politico economiche di sostegno alle aziende, vanno aggiunte un’opera di pressione verso il ministero e la Ue per ottenere un investimento straordinario sulla ricerca dei parassitoidi antagonisti della cimice con protocolli semplificati e non da quarantena in modo da ridurre al massimo i tempi per ottenere l’autorizzazione all’impiego della vespa samurai. Inoltre, verrà chiesta l’istituzione di un fondo destinato agli agricoltori delle Regioni colpite dalla cimice che permetta di affrontare le conseguenze di quest’anno orribile e un piano straordinario dotato di risorse adeguate all’erogazione di indennizzi alle imprese colpite da questa grave emergenza fitosanitaria

A Bruxelles verrà chiesta una maggiorazione della dotazione delle OCM (Organizzazione comune di mercato, ovvero le politiche europee per la gestione dei mercati) per la creazione di fondi mutualistici per compensare i danni del crescente numero di patologie che affliggono l’ortofrutta. L’ultima richiesta è quella di attivare dei progetti di ricerca dedicati alle strategie di contrasto e di coesistenza con la cimice asiatica, in collegamento con le altre esperienze internazionali, soprattutto americane, che si stanno cimentando con la stessa emergenza. Anche in Conferenza delle Regioni è stato votato all’unanimità un ordine del giorno sul mantenimento dei pochi principi attivi funzionanti e per il sollecito avvio delle attività finalizzate all’introduzione dell’antagonista vespa samurai.


Pero e melo in forte discussione

L'assessore Caselli visita le aziende pericole colpite dalla cimice

Nel tavolo tecnico sulla cimice asiatica che ha coinvolto le associazioni agricole e le organizzazioni dei produttori ortofrutticoli e che si è tenuto il 28 agosto a Bologna è stato tentato un primo bilancio sulla stagione 2019 e il risultato è decisamente spaventoso. Su pero in Emilia-Romagna si sono avuti danni molto elevati su varietà estive come Carmen -15%, William - 50% e Santa Maria - 25%. Ai danni degli insetti va poi aggiunta la scarsa allegagione, la riduzione generalizzata della pezzatura e i danni da Maculatura bruna specialmente su Abate fetel. Per l’Emilia-Romagna si è ipotizzato fino ad un 70 % in meno rispetto alla già scarsa produzione del 2018. Anche la melicoltura in alcune aree settentrionali ha avuto già danni gravi sulle varietà del gruppo Gala e ci sono forti preoccupazioni per quelle a raccolta autunnale (Pink lady, Fuji).

Un piano d’emergenza anti cimice asiatica - Ultima modifica: 2019-09-16T21:37:10+02:00 da K4

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