Rustica, resistente, di taglia media, resa unica da secoli di selezione in ambienti difficili e talvolta privi di pascoli che hanno permesso alla razza di acquisire particolari caratteristiche e di produrre un latte dalle eccellenti caratteristiche organolettiche. È la razza Agerolese, originaria della provincia di Napoli e diffusa oggi solo nei comuni dei Monti Lattari e della Penisola Sorrentina. Deriva da incroci di bovini di razza Frisona, Bruna e Jersey con la popolazione locale.
Dato che al registro anagrafico sono iscritti circa 250 capi per una popolazione stimata di 500 esemplari (Atlante delle razze autoctone, 2a ed., Edagricole 2019), La Fao considera la razza Agerolese a rischio estinzione e, considerato il grande valore del suo patrimonio genetico, da custodire e valorizzare. Per questo è stata caratterizzata fenotipicamente e genotipicamente grazie al progetto DUALBreeding, uno degli otto finanziati con la Sottomisura 10.2 del Psrn.
Si tratta di una razza bovina a duplice attitudine (latte e carne), ma utilizzata quasi esclusivamente per la produzione di latte. Sono circa 20 i litri prodotti al giorno con proteine e grassi superiori al 3,5%. Il suo impiego è rivolto alla caseificazione e in particolare alla produzione del Provolone del Monaco Dop, caciocavallo, burro e fiordilatte.
La caratterizzazione genetica è utile agli allevatori per migliorare l’efficienza riproduttiva delle bovine e nella riduzione dell’emissione di gas serra.
Il traino della Dop
Proprio la Dop, un formaggio semiduro a pasta filata, stagionato, prodotto con latte crudo proveniente dagli allevamenti situati in 13 Comuni dell'area della Penisola Sorrentina - Monti Lattari, può essere la leva per la valorizzazione della razza.
La specificità del "Provolone del Monaco Dop" è il risultato di un insieme di fattori tipici dell'area di produzione. In particolare delle caratteristiche organolettiche del latte prodotto da bovini allevati sul territorio. Del processo di trasformazione che rispecchia ancora oggi le tradizioni artigiane e del particolare microclima che caratterizza gli ambienti di lavorazione e stagionatura.
La tesi più accreditata sulle origini della denominazione "Provolone del Monaco" si riferisce al fatto che i casari che sbarcavano all'alba nel porto di Napoli, con il loro carico di provoloni provenienti dalle varie località della penisola sorrentina, per proteggersi dal freddo e dall'umidità, erano soliti coprirsi con un mantello di tela di sacco, che era simile al saio indossato dai monaci. Una volta arrivati a Napoli, la gente che lavorava al mercato iniziò a chiamare questi contadini "monaci". E, di conseguenza, il formaggio che essi trasportavano "Provolone del Monaco".