Il regime delle quote latte e le multe per coloro che superavano le produzioni individuali assegnate a ciascun allevatore per rimanere nella quota nazionale, appartengono, ormai più che alla storia, alla favolistica.
Ma che ne sanno i millennial?
Molti giovani allevatori che si avvicinano all’attività agricola, non supererebbero, certamente un esame sulla storia dell’agricoltura europea ed italiana.
Alla domanda su come si definisce il regime delle “quote latte” instaurato dall’Unione europea circa quaranta anni fa, non saprebbero rispondere in molti: e alla domanda su cosa si intende per “multa” per il superamento delle quote, farfuglierebbero qualche risposta approssimativa ma non certamente attinente.
Quote latte, la fine del regime di protezione
Anche politicamente, l’argomento multe quote latte, che è stato cavalcato da molti politici
che su di esso hanno costruito le loro fortune - peraltro in alcuni casi sostenute poi da successive carriere piene di successi, come è il caso del neo riconfermato Governatore del Veneto Luca Zaia -, non ha più lo stesso interesse.
Il regime produttivo del latte, che a suo tempo ha fatto la fortuna degli allevatori di quei Paesi che lo hanno saputo bene interpretare, è stato abolito da anni e la politica agricola comunitaria si sviluppa secondo principi e motivazioni ben diverse da quello di limitare le produzione per garantire il giusto reddito agli agricoltori.
I beni pignorati ai nonni, vengono restituiti a figli e nipoti
Il regime delle quote latte - e delle multe da pagare per coloro che superavano il limite imposto - si può considerare solo una bella favola da raccontare ai nipotini che si vedono restituiti dai Tribunali amministrativi regionali i beni immobili dei lori nonni, o magari dei loro padri, per i più giovani, a suo tempo pignorati e messi sotto sequestro dall’Agea per recuperare le multe imposte venti anni fa ed oltre per aver “splafonato le quote”.
L’orco della favola
La favola racconta che negli anni ‘80 e seguenti fino ai primi anni 2000, gli allevatori e produttori di latte erano sottoposti ad un Orco - Unione europea e Stato italiano - che imponeva loro di buttare il latte prodotto in eccesso, imponendo pesanti sanzioni a coloro che non obbedivano.
Il cattivo della fiaba non contento di ciò e anche quando un nuovo regime ha reso libera la produzione, ha continuato a richiedere il pagamento delle multe arrivando a pignorare i beni dei creditori ed emettendo cartelle esattoriali esecutive.
Raffica di sentenze Tar che ribaltano la situazione
Ma ogni fiaba ha il suo lieto fine e la sua morale e anche questa non viene meno a questa attesa in quanto, dopo 20 anni, i Tribunali Amministrativi regionali stanno dichiarando a raffica che le cartelle ingiuntive di pagamento delle multe per le quote latte non erano valide e devono perciò essere annullate.
Lo ha deciso il Tar del Veneto e anche quello del Friuli Venezia Giulia (leggi qui la notizia su Il Messaggero Veneto) e di altre Regioni con una serie di sentenze che hanno una motivazione comune.
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In particolare i Tar nell’accogliere i ricorsi fanno riferimento alla sentenza della Corte di Giustizia Ue sull’argomento affermando: «il meccanismo di compensazione-riassegnazione delle quote applicato dall'Amministrazione italiana risulta alterato dall'applicazione di un criterio non conforme al dettato comunitario».
Il peso delle sentenze della Corte di Giustizia Ue
e del Consiglio di Stato nella questione quote latte
In tal senso, precisano i giudici amministrativi, confortano:
- la decisione della Corte di Giustizia UE sez. VII, 27 giugno 2019 nella causa 348/18 emessa a seguito di rinvio pregiudiziale effettuato dal Consiglio di Stato con l’ordinanza n. 3074/2018 in causa R. G. n. 6/15,
- nonché le pronunce n. 7726/2019 e n. 7734/2019 emesse successivamente ad essa dalla III Sezione del Consiglio di Stato su appelli vertenti su questioni analoghe.
Laddove hanno richiamato, per l’appunto, l’attenzione sul fatto che:
«gli Stati membri che scelgono di quantificare il prelievo dovuto dai produttori previa compensazione tra le maggiori quantità prodotte dai singoli produttori con le quote inutilizzate, devono eseguire detta operazione in via lineare tra tutti i produttori esclusivamente in base all'unico criterio stabilito dall'art. 2, par. I del Reg. (CEE) n. 3950/92, ossia , e non per - come avvenuto ai sensi dell'art. 1, comma 8, L. n. 118/99 in ambito italiano».
La morale della “fiaba” quote latte
La morale della fiaba potrebbe essere che “chi la dura la vince”.
Ovvero che hanno avuto ragione quelli che hanno prodotto più delle quote e non hanno pagato le multe che ormai non pagheranno più.
Ma nella fiaba, anche se non se ne parla, come nella realtà, ci sono quelli che hanno splafonato le quote e pagato le multe e che sicuramente sono la maggioranza, e che non possono essere accontentati con un attestato di merito per essersi comportati da cittadini rispettosi delle istituzioni e delle norme da esse emanate.
La contestazione - e talvolta l’arroganza - degli splafonatori all’epoca dei fatti, che viene ora premiata dalle sentenze dei Tar, conduce invece ad una morale tutta italiana per cui “il tempo è galantuomo” e “solo alla morte non c’è rimedio”.
Ciao, sono un allevatore di montagna della provincia di Belluno. Senza le quote è iniziata la nostra fine. E come la strada senza limiti di velocita… Tutto questo a favore di industrie che premono solo per pagare meno il latte… Tutti accordi tra…. Politica e multinazionali… Vergogna… Che senso ha fare sempre di più per prendere sempre meno? … E poi parlano di impegni per la sostenibilità e lotta all’inquinamento….