E' uno dei top player del settore mangimistico in Italia la Mignini & Petrini, gruppo che ha riunito in Umbria tutta la sua forza vendita per riflettere sulla difficile situazione attuale e ragionare sui possibili scenari futuri.
Mario Mignini, ammistratore delegato della società, ha parlato di un commercio internazionale inceppato e di crisi alimentari ormai alle porte del Mediterraneo, con una sottovalutazione dell'impatto che i cambiamenti climatici avranno sulla sicurezza alimentare anche nel continente europeo.
Un quadro a tinte fosche, insomma, causato anche dal fatto che nella penisola meno del 5% della ricerca in ambito agricolo produce poi innovazione tecnologica.
Spostare il focus dall'ingrediente al nutriente
"In questo momento poi aumentano i costi di produzione ed energia e diminuiscono le disponibilità di materie prime per l'alimentazione, l'allevamento e l'agricoltura", ha evidenziato Mignini, ricordando come in Italia si sia aggiunta di recente anche la peste suina.
"In sostanza - ha continuato - siamo nella cosiddetta tempesta perfetta, ma abbiamo le competenze e l'esperienza per uscirne. Per far fronte al nuovo scenario tutti gli attori dell'agrifood devono spostare il focus dall'ingrediente al nutriente, gestire e mantenere il pieno controllo sulle filiere agroalimentari e investire in innovazione tecnologica. Queste sono le leve per governare il presente e migliorare il prossimo futuro”.
Serve una spinta sul fronte dell'innovazione tecnologica
Durante il terzo congresso nazionale della Mignini & Petrini è stato rivendicato con orgoglio come uno dei due marchi del Gruppo - Petrini - compia 200 anni, questo in un contesto che in Italia vede la presenza di marchi aziendali pre Novecento ancora in attività soltanto nella misura di appena il 3,3% del totale (l'80% delle quali sono cantine).
Un dato utile anche per esorcizzare la crisi, il cui contrasto reale può avvenire però soltanto attraverso la spinta dell'innovazione tecnologica, per incrementare il trasferimento della quale il gruppo mangimistico con sede in Umbria ha attivato, nella sede di Petrignano di Assisi, una vera e propria Academy, che nasce dallo storico e per certi aspetti pionieristico Petrini Institute.
Deve aumentare il trasferimento tecnologico dalla ricerca
"Il centro di ricerca e il gruppo di lavoro - sottolinea il professor Bruno Ronchi dell'Università della Tuscia - sono un fiore all'occhiello del Gruppo. Oggi noi lavoriamo per applicare il trasferimento tecnologico ai prodotti dell'agroalimentare, sviluppo e miglioramento di materie prime nobili, tutela del benessere animale, performance elevate dei prodotti e formazione continua dei dipendenti, della forza vendita e degli stessi ricercatori".
Quattro stabilimenti e un fatturato di 130 milioni di euro
Con quattro unità produttive strategicamente distribuite sul territorio nazionale (Perugia, Napoli, Bologna, Brindisi), oltre mille prodotti dei due marchi e un fatturato di oltre 130 milioni di euro, Mignini & Petrini rappresenta una delle più importanti realtà nel panorama mangimistico italiano. La caratterizzazione dell’offerta è sempre stata quella di garantire un’alimentazione che favorisca benessere animale e salubrità delle produzioni zootecniche (latte, carne e uova) destinate all’alimentazione umana.
Riduzione delle emissioni e di risparmio energetico
Nel corso del congresso, Graziano di Filippo, responsabile tecnico, ha illustrato gli asset di sviluppo e i presidi attuali in cui la Mignini & Petrini ha un posizionamento e un ruolo di avanguardia in Italia nel settore della mangimistica di qualità. In particolare, le azioni legate alla riduzione delle emissioni e all'utilizzo di energia; alla riduzione degli sprechi e al miglioramento delle performance dei prodotti.
Azienda antesignana di un nuovo modo di allevare
Sintesi tra rispetto per la natura e progresso scientifico, la politica del Gruppo ha portato sin dagli anni ’80 a “creare un mercato” che avrebbe poi contribuito allo sviluppo della mangimistica nel senso della naturalità dei prodotti e degli alimenti da essi derivati. È in questo contesto che è nato, nel 1984, il marchio TuttaNatura, antesignano di un modo nuovo di concepire l’alimentazione degli animali nell’allevamento rurale, caratterizzato da mangimi formulati con materie prime vegetali ed arricchiti da nutrienti essenziali per lo sviluppo e la crescita, senza alcuna aggiunta di sostanze antibiotiche.