Mangimistica: giro d’affari da 150 miliardi di euro

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Produttività, efficienza e qualità, i tre pilastri che hanno spinto l’industria del feed ad essere sempre più competitiva e sostenibile: lo studio Nomisma, per l’80esimo di Assalzoo, fotografa l’evoluzione del settore

Un giro d'affari complessivo di 150 miliardi di euro, oltre 840mila aziende coinvolte e circa 9.000 addetti diretti: questi i numeri chiave della FeedEconomy, l'economia derivante dal mangime, al centro dell’evento romano con cui Assalzoo – l’associazione dei produttori di alimenti zootecnici – ha celebrato 80 anni dalla fondazione.

I tre pilastri della crescita della mangimistica

A delineare le traiettorie di crescita dell’industria mangimistica, correlata ai diversi settori zootecnici, uno studio Nomisma che ha fotografato con dati e analisi la trasformazione del settore, dagli albori del secondo dopoguerra fino alle sfide della sostenibilità di oggi, e ha evidenziato i principali punti di forza che hanno contribuito a rendere il comparto competitivo, ossia: produttività, efficienza e qualità.

Produzione

Dalla produzione di 0,6 milioni di tonnellate degli anni ’50 si è arrivati agli oltre 15 milioni di tonnellate del 2023, con una drastica riduzione del numero di stabilimenti (da oltre 1.350 nel 1970 a 417 nel 2023), a conferma di un processo di razionalizzazione e modernizzazione. La produttività media per singolo stabilimento è passata da 2,7 del 1970 a 36,8 tonnellate del 2023.

Efficienza

Sul fronte dell’efficienza, si registra un netto miglioramento degli indici di conversione (la quantità di mangime utilizzata per ottenere un’unità di prodotto). Dai dati raccolti nello studio risulta come, negli anni ’60, questo indice fosse per gli avicoli maggiore di 6 (sei chili di mangimi per ottenere un chilogrammo di aumento di peso vivo del capo), per i suini maggiore di 4,7 e per i bovini maggiore di 8. Attualmente, anche grazie ai miglioramenti genetici delle specie allevate e alle innovazioni nei processi di alimentazione, questo indice si è notevolmente abbassato: 1,6 per gli avicoli con una riduzione di quasi il 50%, 2,7 per i suini con una riduzione di quasi il 40% e di 6 per i bovini con una riduzione di oltre il 30% rispetto agli anni sessanta.

Qualità

Infine la qualità: un esempio significativo in tal senso è il caso del latte. Agli inizi degli anni ’60 un bovino da latte produceva circa 4.127 chili di latte e questo aveva una percentuale di grasso del 3,19%. Nel 2000 il livello di produzione era salito a 7.772 chili e il latte aveva una percentuale di grasso del 3,59 e una percentuale di proteine del 3,23. Nel 2023 i dati si assestano a 9.932 chili, 3,9% di grasso e 3,4% di proteine.

Il nodo del fatturato

La crescita produttiva del settore non corrisponde a una crescita di fatturato che, nel 2024, si contrae di poco più del 3% sull’anno precedente, scendendo di poco sotto la soglia dei 10 miliardi di euro a 9,875 miliardi.

Rispetto ai comparti settoriali che compongono la totalità del settore emerge una riduzione di circa l'8% dei ricavi dei mangimi a 6.275 milioni di euro. Mantengono invece un segno positivo nelle dinamiche di ricavo il settore delle premiscele con 1,325 miliardi e il pet-food per 2,275 miliardi di euro. «La discesa del fatturato – spiega il neo presidente di Assalzoo Massimo Zanin – è in qualche modo un elemento di normalizzazione che beneficia del superamento di alcune bolle (energetica e commerciale) che avevano impattato in maniera notevole negli anni precedenti».

Mangimistica, import/export stabili

Nell’andamento complessivo relativo alle esportazioni di mangimi rispetto alle importazioni di esso si conferma nel 2024 un trend che non si discosta poi molto da quello del 2023, ampliando leggermente il differenziale a circa 300mila tonnellate dalle 200mila dell’anno precedente. L’unico elemento in qualche modo peggiorativo del 2024 è l’ampliamento della forbice di valore tra i ricavi delle esportazioni e i costi delle importazioni: da un deficit di poco meno di 200 milioni si supera, anche se di poco, la soglia dei 300 milioni di euro.

«Fare di più con meno, nel segno della sostenibilità»

«Non posso non guardare con orgoglio – ha sottolineato il presidente uscente di Assalzoo Silvio Ferrari – il cammino svolto dall’associazione in questi ottant’anni. La continua spinta all’innovazione e all’adattamento delle formulazioni ha permesso di migliorare quell’indice di conversione che è proprio l’elemento chiave al quale fare riferimento. Il grande merito della mangimistica italiana è stato quel continuo sforzo a fare di più con meno, puntando alla sostenibilità».

Assalzoo, ricorda Ferrari, è protagonista anche in ambito europeo: tra i fondatori di Fefac, la federazione europea dei produttori di mangimi, ha da sempre un ruolo di primo piano nel dialogo normativo e tecnico con le istituzioni Ue.

La gli studi sulla FeedEconomy, introdotti in questi anni, ha spiegato la direttrice di Assalzoo Lea Pallaroni, hanno permesso di quantificare il peso economico del comparto: «L’industria oggi alimenta il 70% del nostro patrimonio zootecnico».

 

 

Mangimistica: giro d’affari da 150 miliardi di euro - Ultima modifica: 2025-06-10T13:22:38+02:00 da Laura Saggio

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