Costituito il Manifesto per il paesaggio agrario e forestale

Il Manifesto, voluto dalle società scientifiche, in particolare quelle delle scienze agrarie e forestali, è un documento di sintesi per orientare priorità di ricerca, di progetto e politiche per il paesaggio. La presentazione del documento di sintesi è avvenuta oggi a Roma.

Il consumo di suolo produttivo, il degrado delle terre, la perdita di biodiversità e di servizi eco-sistemici, l’impoverimento culturale, la crescita urbana, l’abbandono di molte aree rurali, l’eccesso di infrastrutture, la frequente assenza di gestione dei boschi: sono alcuni dei principali accadimenti collegati alle ricorrenti emergenze ambientali e a nuovi scenari sociali sviluppati i nel tempo, che, sempre più spesso, pongono al centro dell’attenzione il paesaggio agrario e forestale italiano quale patrimonio unico da difendere.

In questo scenario si inserisce il Manifesto per il paesaggio agrario e forestale italiano, alla cui stesura hanno approfonditamente lavorato le società scientifiche, in particolare quelle delle scienze agrarie e forestali, consapevoli del proprio ruolo nella produzione e diffusione di conoscenze tecniche attraverso lo strumento della ricerca e del trasferimento del know-how a operatori e amministratori che con la loro attività determinano l’assetto del paesaggio italiano.

Gli obiettivi del Manifesto

Il Manifesto, che vuole essere uno stimolo e un supporto a nuove riforme, facendo leva su una ricerca d’avanguardia, multi e trans-disciplinare, capace di mettere in campo anche sistemi resilienti, mira a sollecitare e pianificare strategie innovative di prevenzione, di progettazione di sistemi sostenibili, di ricostruzione degli ecosistemi distrutti, di salvaguardia e gestione in armonia con gli operatori e le popolazioni interessate.

Definire politiche per l’applicazione di conoscenze e competenze tecnico-scientifiche

La presentazione del Manifesto, avvenuta oggi a Roma presso la Sala degli Atti parlamentari del Senato, ha evidenziato quanto sia determinante, al fine di concretizzare efficaci azioni volte alla cura del nostro paesaggio, definire politiche che consentano l’applicazione di conoscenze e competenze tecnico-scientifiche.

Alessandra Stefani

«Per essere all’altezza di questa sfida, è importante che, oltre all’azione specifica di ciascuna società scientifica, si sviluppino anche sinergia e rafforzamento delle relazioni tra tutti gli attori interessati. Serve un linguaggio comune». Ha affermato, Alessandra Stefani, dirigente direzione Foreste del Mipaaft. Vedi video intervista

Il Manifesto vuole dunque essere strumento utile per orientare priorità di ricerca, di progetto e politiche per il paesaggio, verso una gestione integrata e sostenibile del patrimonio paesaggistico nazionale, per il rafforzamento di una cultura del paesaggio, rispondendo anche alle esigenze delle diverse filiere produttive.

Serve un cambio di rotta

Marco Marchetti

L’Italia è ricca di terreni sempre più “marginali”, tra abbandono e intensificazione, rinaturalizzazione e inselvatichimento, specie nelle aree interne, come fare per governarli? «L’intensificazione sostenibile è possibile sul 60% delle arable land (4.2M ha). Di questi terreni, però, molti già sono usati in maniera intensiva, serve un cambio di rotta», ha spiegato Marco Marchetti, presidente Associazione italiana società scientifiche agrarie (AISSA). Marchetti ha specificato poi che il 21% della SAU in Italia presenta caratteri di alto valore naturalistico in termini di biodiversità genetica, di specie e di paesaggio, costituendo anche zone di collegamento tra gli spazi naturali (Ispra 2010). Inoltre, 14mln di persone abitano nelle aree interne, il 90% dei Parchi Nazionali sono nelle aree interne e il 39,6% della superficie nazionale è coperto da foreste. Vedi video intervista

«Lo scopo del Manifesto è anche quello di occuparsi dei nuovi paesaggi, di quelli che si confrontano con le energie rinnovabili, con l’agricoltura biologica, con l’agricoltura di precisione», ha affermato Giuseppe Barbera,università di Palermo.

Michele Pisante

«La biocapacità dei suoli italiani ha la soglia più bassa d’Europa. Dobbiamo intervenire. I Ministeri devono dare il giusto peso alla scienza e le società scientifiche devono trovare tecnologie comuni e investire nella formazione delle nuove generazioni». Ha affermato Michele Pisante, università di Teramo. Vedi video intervista

Le azioni concertate del Manifesto dovranno tenere conto della:

-necessità che il paesaggio agrario e forestale si mantenga fondamentalmente come spazio funzionale alla produzione primaria nel rispetto delle esigenze produttive;

-centralità del legame dell’uomo con la terra e della relazione tra essi che nella coltivazione realizza il suo miglior uso e ne garantisca la conservazione;

-urgenza di contrastare le pressioni antropiche che compromettono irreversibilmente la fertilità e produttività dei suoli;

-urgenza di comprendere la più recente evoluzione del paesaggio forestale responsabile del rinselvatichimento di vaste aree a discapito dell’agricoltura della qualità di boschi e foreste;

-valorizzazione di forme tradizionali di utilizzazione del bosco in grado di cogliere la multifunzionalità delle foreste;

-opportunità di considerare l’importanza della corretta gestione dei sistemi agro-zootecnici, includendo anche i sistemi estensivi;

-necessità di considerare la biodiversità come elemento sostanziale del paesaggio agrario e forestale e della resilienza dei campi, boschi e foreste, sia in ambiti naturali che urbani;

-necessità di considerare le tipicità della tradizione italiana riguardo a specifici paesaggi e pratiche, in accordo con i presupposti del “Registro nazionale dei paesaggi rurali storici e delle pratiche tradizionali istituito presso il Mipaaft;

-urgenza di rafforzare e ricucire la trama del capitale naturale laddove strappata, nei sistemi tradizionali, ma anche in quelli intensivi e monoculturali;

-necessità di nuovi approcci alla conservazione di aree protette che mettano al centro i temi della sostenibilità ambientale, economica e sociale, e della resilienza;

-centralità delle infrastrutture verdi;

-necessità di riconoscere il paesaggio come luogo di identità culturale delle popolazioni;

-necessità di un approccio transdisciplinare che superi i confini tra diversi ecosistemi, agricoli, forestali, pascolivi e li consideri come un unicum;

-bisogno di un continuo confronto con le Società Scientifiche, per indirizzare i ricercatori, tecnici e agricoltori verso una cultura del paesaggio, anche come atto di responsabilità verso le generazioni future.

I rappresentanti delle società scientifiche che hanno realizzato il Manifesto

Come è nato il Manifesto

Il Manifesto è il prodotto di un dialogo transettoriale avviato nel Maggio 2017 su iniziativa del gruppo di lavoro SOI Sistemi e paesaggi in collaborazione con il CREA, conveners dell’evento “Paesaggio agrario e forestale e le Scienze – Sinergie fra Società Scientifiche” (CREA-AA, Roma 4 maggio 2017). Oggi rappresenta il frutto di un’inedita convergenza di approcci e ambiti di azione distinti ma interconnessi, esprime il raggiungimento dell’obbiettivo della multi e trans-disciplinarietà, unico approccio in grado di cogliere la natura complessa e sistemica del paesaggio.

Il Manifesto è stato sottoscritto da:

Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana (SOI)

Società Italiana di Agronomia (SIA)

Società Italiana della Scienza del Suolo (SISS)

Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia

Forestale (SISEF)

Associazione per la Scienza e le Produzioni

Animali (ASPA)

Società Botanica Italiana (SBI)

Unione Zoologica Italiana (UZI)

 

 

 

Costituito il Manifesto per il paesaggio agrario e forestale - Ultima modifica: 2019-05-28T19:30:34+02:00 da Laura Saggio

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