Raggiunti 3,8 miliardi, pari a una media di 245mila euro per azienda contro i 3,2 miliardi del 2011.
I dati numerici che descrivono
il contesto
macro economico e le
prospettive del mercato creditizio
per il prossimo semestre
non sembrano ancora
portatrici di conforto. Osservando
i dati degli impieghi
bancari al sistema imprenditoriale
italiano dal giugno
2011 al giugno 2012 si evince
con chiarezza che lo
stock dei finanziamenti attivi
nell’anno in corso, pari a
circa 978 miliardi di euro,
ha subito una flessione di
quasi 25 miliardi di euro.
Netto calo del 2,5% degli
affidamenti complessivamente
concessi alle aziende
operanti nei diversi settori
della produzione nazionale
e con una distribuzione geografica
che nel corso di un
solo anno registra ben -12
miliardi di euro alle imprese
del Nord Ovest, circa -9 miliardi
nel Nord Est, -3 miliardi
circa al Centro, -1 miliardo
al Sud, mentre le Isole
evidenziano stabilità di accesso
al credito.
Le notizie diffuse di un
sistema bancario europeo
fortemente indebitato e in
piena crisi di raccolta non
lascia spazio alla possibilità
di rimettere a disposizione
del sistema bancario sufficiente
liquidità per dare corso
a processi di riduzione
degli spread e pertanto favorire
nuovamente l’accesso
al credito.
I maggiori analisti delle
politiche e dinamiche del
mercato creditizio hanno recentemente
sottolineato che
la riduzione della leva finanziaria
delle banche potrebbe
innescare una crisi del credito,
potenzialmente elevata
in paesi grandi come l’Italia,
generando pertanto una
ulteriore drastica disponibilità
di risorse da destinare a
nuovi affidamenti verso il
sistema produttivo.
La crescita della produzione
in Italia è stata anche
per il 2012 inferiore alle attese,
tanto che il nostro paese
sarà in recessione anche nel
2013, con una riduzione del
Pil dell’1,5% che segue a
rotta la flessione pari al
-2,1% registrata nel 2012.
Questo emerge da uno
studio commissionato dal
gruppo dei socialisti-democratici
(S&D) al Parlamento
europeo, realizzato da tre
istituti economici europei
(Ofce di Parigi, Imk di Dusseldorf,
Eclm di Copenaghen).
Lasciano ben sperare alcuni
dati di natura macro
che indicano in calo il tasso
di inflazione, dal 3,5% del
2012 al previsto 2,1% del
2013, mentre il deficit pubblico
si avvia a sua volta a
calare al di sotto del 3%
grazie all’austera politica fiscale
messa in campo dal
Governo Monti.
In questo contesto il sistema
bancario nazionale reagisce
selezionando le strategie
e le politiche di investimento,
destinando le poche risorse
disponibili solo ad alcuni
settori della produzione, come
ad esempio l’industria di
estrazione e lavorazione di
minerali che vede un incremento
degli impieghi del
65% circa, passando nel corso
di un anno da 3,24 miliardi
a 5,38 miliardi di affidamenti.
Allo stesso modo l’industria
elettrica e gas vede crescere
i suoi impieghi del
12% circa, passando dai
30,6 miliardi a 34,2 miliardi
con un incremento a due cifre
certamente importante
per il settore.
Anche il settore dei trasporti
ha visto una dinamica
di crescita dei finanziamenti
di circa quattro miliardi,
attestando il suo
stock a 42 miliardi rispetto
ai 38 dello scorso anno, con
un incremento di oltre il 10
per cento.
Il settore agricolo, anche
in questo periodo di osservazione,
ha dimostrato virtuosità
e dinamismo con una
leggera ascesa degli affidamenti
bancari pari all’1,8%
circa, ovvero un aumento degli
impieghi di circa 766 milioni
di euro. L’ammontare
del debito agricolo verso il
sistema bancario-finanziario
nazionale «pesa» per 43,69
miliardi contro i 42,92 dello
scorso anno.
Nei finanziamenti agrari
per cassa, su 43,2 miliardi
accordati alle imprese circa
38,7 risultano utilizzati e un
miliardo di fidi si evidenziano
sconfinati, ovvero utilizzati
fuori fido dalle imprese
per esigenze di liquidità.
Il rapporto tra fidi accordati
e utilizzati è pari all’
89,5% contro l’88% dello
scorso anno. Si tratta di una
soglia record che evidenzia
e rimarca sempre più una
forte tensione di liquidità,
ovvero una carenza cronica
di risorse disponibili da parte
delle imprese operanti in
agricoltura.
Nonostante il segnale di
crescita dei finanziamenti in
agricoltura, ovvero 766 milioni
in più rispetto allo scorso
anno, è da ritenersi particolarmente
importante il fatto
che questa dinamica di
incremento dei fidi ha visto
crescere gli affidamenti a
breve termine e registrare
una drastica riduzione dei finanziamenti
a medio-lungo
termine.
Gli impieghi a medio-lungo
termine sono passati da
16,32 miliardi nel 2011 a
15,52 miliardi nel 2012, ovvero
un decremento di quasi
il 5% pari a 800 milioni
di fidi in meno. Una evidente
riprova di una politica
bancaria di concessione del
credito finalizzata al rientro
a breve termine e pertanto
penalizzante rispetto alle
possibilità di accesso a coperture
finanziarie destinate
a investimenti strutturali
aziendali.
Un dato allarmante è quello
derivante dall’osservazione
delle esposizioni a sofferenza,
sia sotto il quadro generale
nazionale misurato
sugli affidamenti concessi
alle imprese di ogni settore
della produzione, sia quello
derivante dal settore agricoltura,
silvicoltura e pesca.
Il dato generale vede ben
344.804 imprese affidate e
censite a sofferenza con una
esposizione di 85,69 miliardi
di euro, ovvero una media
di 249mila euro per singola
impresa a sofferenza.
Lo scorso anno le imprese
in status di sofferenza erano
324.449 con una esposizione
complessiva (tutti i settori
della produzione) di
73,71 miliardi di euro, ovvero
una media di 227mila euro
di fido a sofferenza per
singola azienda. Un incremento
delle sofferenze di
ben 12 miliardi pari a una
crescita del 16 per cento.
Nel settore agricolo le sofferenze
registrate nell’anno
in corso riguardano 15.692
imprese agricole per un ammontare
di 3,85 miliardi di
euro, ovvero mediamente
circa 245mila euro di fido a
sofferenza per ciascuna
azienda agricole. Nel 2011
le imprese a sofferenza erano
15.095 e l’ammontare degli
impieghi a sofferenza circa
3,28 miliardi di euro, ovvero
ancora una media di
217mila euro pro-impresa.
Una incidenza di incremento
delle sofferenze che
sfiora il 18 per cento.
La triste conferma che le
sofferenze in agricoltura sono
cresciuta a doppia cifra e
più che in altri settori produttivi.
Il Bollettino statistico
della Banca d’Italia del terzo
trimestre 2012 rimarca
4,09 miliardi di sofferenze
lorde in agricoltura, ovvero
rapportate all’ammontare
dei finanziamenti in essere
(43,69 miliardi di euro) corrispondono
al 9,4%, rispetto
all’8,1% del 2011.
Un dato certamente allarmante
in considerazione
del fatto che questi livelli
di sofferenza non si registravano
da molti anni e si accompagnano
a una sempre
maggiore difficoltà delle
imprese a sostenere con regolarità
i piani di ammortamento
dei finanziamenti a
medio e lungo termine, anche
in considerazione di
una incidenza degli oneri
finanziari che, specialmente
nel breve termine, scontano
tassi mediamente superiori
alle medie di altri ambiti
imprenditoriali.
il contesto
macro economico e le
prospettive del mercato creditizio
per il prossimo semestre
non sembrano ancora
portatrici di conforto. Osservando
i dati degli impieghi
bancari al sistema imprenditoriale
italiano dal giugno
2011 al giugno 2012 si evince
con chiarezza che lo
stock dei finanziamenti attivi
nell’anno in corso, pari a
circa 978 miliardi di euro,
ha subito una flessione di
quasi 25 miliardi di euro.
Netto calo del 2,5% degli
affidamenti complessivamente
concessi alle aziende
operanti nei diversi settori
della produzione nazionale
e con una distribuzione geografica
che nel corso di un
solo anno registra ben -12
miliardi di euro alle imprese
del Nord Ovest, circa -9 miliardi
nel Nord Est, -3 miliardi
circa al Centro, -1 miliardo
al Sud, mentre le Isole
evidenziano stabilità di accesso
al credito.
Le notizie diffuse di un
sistema bancario europeo
fortemente indebitato e in
piena crisi di raccolta non
lascia spazio alla possibilità
di rimettere a disposizione
del sistema bancario sufficiente
liquidità per dare corso
a processi di riduzione
degli spread e pertanto favorire
nuovamente l’accesso
al credito.
I maggiori analisti delle
politiche e dinamiche del
mercato creditizio hanno recentemente
sottolineato che
la riduzione della leva finanziaria
delle banche potrebbe
innescare una crisi del credito,
potenzialmente elevata
in paesi grandi come l’Italia,
generando pertanto una
ulteriore drastica disponibilità
di risorse da destinare a
nuovi affidamenti verso il
sistema produttivo.
La crescita della produzione
in Italia è stata anche
per il 2012 inferiore alle attese,
tanto che il nostro paese
sarà in recessione anche nel
2013, con una riduzione del
Pil dell’1,5% che segue a
rotta la flessione pari al
-2,1% registrata nel 2012.
Questo emerge da uno
studio commissionato dal
gruppo dei socialisti-democratici
(S&D) al Parlamento
europeo, realizzato da tre
istituti economici europei
(Ofce di Parigi, Imk di Dusseldorf,
Eclm di Copenaghen).
Lasciano ben sperare alcuni
dati di natura macro
che indicano in calo il tasso
di inflazione, dal 3,5% del
2012 al previsto 2,1% del
2013, mentre il deficit pubblico
si avvia a sua volta a
calare al di sotto del 3%
grazie all’austera politica fiscale
messa in campo dal
Governo Monti.
In questo contesto il sistema
bancario nazionale reagisce
selezionando le strategie
e le politiche di investimento,
destinando le poche risorse
disponibili solo ad alcuni
settori della produzione, come
ad esempio l’industria di
estrazione e lavorazione di
minerali che vede un incremento
degli impieghi del
65% circa, passando nel corso
di un anno da 3,24 miliardi
a 5,38 miliardi di affidamenti.
Allo stesso modo l’industria
elettrica e gas vede crescere
i suoi impieghi del
12% circa, passando dai
30,6 miliardi a 34,2 miliardi
con un incremento a due cifre
certamente importante
per il settore.
Anche il settore dei trasporti
ha visto una dinamica
di crescita dei finanziamenti
di circa quattro miliardi,
attestando il suo
stock a 42 miliardi rispetto
ai 38 dello scorso anno, con
un incremento di oltre il 10
per cento.
Il settore agricolo, anche
in questo periodo di osservazione,
ha dimostrato virtuosità
e dinamismo con una
leggera ascesa degli affidamenti
bancari pari all’1,8%
circa, ovvero un aumento degli
impieghi di circa 766 milioni
di euro. L’ammontare
del debito agricolo verso il
sistema bancario-finanziario
nazionale «pesa» per 43,69
miliardi contro i 42,92 dello
scorso anno.
Nei finanziamenti agrari
per cassa, su 43,2 miliardi
accordati alle imprese circa
38,7 risultano utilizzati e un
miliardo di fidi si evidenziano
sconfinati, ovvero utilizzati
fuori fido dalle imprese
per esigenze di liquidità.
Il rapporto tra fidi accordati
e utilizzati è pari all’
89,5% contro l’88% dello
scorso anno. Si tratta di una
soglia record che evidenzia
e rimarca sempre più una
forte tensione di liquidità,
ovvero una carenza cronica
di risorse disponibili da parte
delle imprese operanti in
agricoltura.
Nonostante il segnale di
crescita dei finanziamenti in
agricoltura, ovvero 766 milioni
in più rispetto allo scorso
anno, è da ritenersi particolarmente
importante il fatto
che questa dinamica di
incremento dei fidi ha visto
crescere gli affidamenti a
breve termine e registrare
una drastica riduzione dei finanziamenti
a medio-lungo
termine.
Gli impieghi a medio-lungo
termine sono passati da
16,32 miliardi nel 2011 a
15,52 miliardi nel 2012, ovvero
un decremento di quasi
il 5% pari a 800 milioni
di fidi in meno. Una evidente
riprova di una politica
bancaria di concessione del
credito finalizzata al rientro
a breve termine e pertanto
penalizzante rispetto alle
possibilità di accesso a coperture
finanziarie destinate
a investimenti strutturali
aziendali.
Un dato allarmante è quello
derivante dall’osservazione
delle esposizioni a sofferenza,
sia sotto il quadro generale
nazionale misurato
sugli affidamenti concessi
alle imprese di ogni settore
della produzione, sia quello
derivante dal settore agricoltura,
silvicoltura e pesca.
Il dato generale vede ben
344.804 imprese affidate e
censite a sofferenza con una
esposizione di 85,69 miliardi
di euro, ovvero una media
di 249mila euro per singola
impresa a sofferenza.
Lo scorso anno le imprese
in status di sofferenza erano
324.449 con una esposizione
complessiva (tutti i settori
della produzione) di
73,71 miliardi di euro, ovvero
una media di 227mila euro
di fido a sofferenza per
singola azienda. Un incremento
delle sofferenze di
ben 12 miliardi pari a una
crescita del 16 per cento.
Nel settore agricolo le sofferenze
registrate nell’anno
in corso riguardano 15.692
imprese agricole per un ammontare
di 3,85 miliardi di
euro, ovvero mediamente
circa 245mila euro di fido a
sofferenza per ciascuna
azienda agricole. Nel 2011
le imprese a sofferenza erano
15.095 e l’ammontare degli
impieghi a sofferenza circa
3,28 miliardi di euro, ovvero
ancora una media di
217mila euro pro-impresa.
Una incidenza di incremento
delle sofferenze che
sfiora il 18 per cento.
La triste conferma che le
sofferenze in agricoltura sono
cresciuta a doppia cifra e
più che in altri settori produttivi.
Il Bollettino statistico
della Banca d’Italia del terzo
trimestre 2012 rimarca
4,09 miliardi di sofferenze
lorde in agricoltura, ovvero
rapportate all’ammontare
dei finanziamenti in essere
(43,69 miliardi di euro) corrispondono
al 9,4%, rispetto
all’8,1% del 2011.
Un dato certamente allarmante
in considerazione
del fatto che questi livelli
di sofferenza non si registravano
da molti anni e si accompagnano
a una sempre
maggiore difficoltà delle
imprese a sostenere con regolarità
i piani di ammortamento
dei finanziamenti a
medio e lungo termine, anche
in considerazione di
una incidenza degli oneri
finanziari che, specialmente
nel breve termine, scontano
tassi mediamente superiori
alle medie di altri ambiti
imprenditoriali.