Un’annata molto difficile, in particolare durante il periodo estivo, con temperature straordinariamente alte da inizio giugno fino a tutto luglio e agosto che, associate a una forte carenza di pioggia, hanno portato il mais a un livello di stress praticamente irrimediabile, con produzioni molto inferiori a quelle dello scorso anno (peraltro un anno record).
Avevamo già parlato dell’andamento negativo della campagna mais nel 2015 e adesso arrivano i numeri a confermarlo. Sono stati infatti pubblicati i risultati della Sperimentazione agronomico-varietale Mais 2015 condotta dalla Unità di Ricerca per la Maiscoltura di Bergamo, secondo i quali la produzione media nel 2015 è risultata del 17,8% inferiore rispetto al 2014 (127,3 q/ha di media contro i 154,8 del 2015, Fig. 1).
Temperature bollenti e piogge assenti
«In effetti il mais ci ha presentato il conto con gli interessi – commenta sarcasticamente Gianfranco Mazzinelli, del Crea Unità di Ricerca per la Maiscoltura di Bergamo – e la stagione 2015 se confrontata con il 2014 ha registrato delle differenze enormi in termini di rese. Del resto, la temperatura media nel periodo giugno-agosto è risultata superiore di 3,8 °C alla media stagionale (se si considera solo luglio, la differenza sale a 5,5 °C). La situazione più drammatica l’ha vissuta la Lombardia, in particolare nella cosiddetta Bassa (Lodi, Cremona, Brescia e Mantova), dove temperature e precipitazioni sono risultate ancora peggiori rispetto al Bergamasco o ad altre Regioni maidicole come Friuli Venezia Giulia e Piemonte. Per quanto riguarda il Veneto, invece, si sono distinti due areali, uno simile alla situazione tragica della Lombardia e uno invece più vicino al Friuli Venezia Giulia.
A voler cercare di vedere positivo, può consolare il fatto che secondo i dati del Mars (Monitoring Agricultural ResourceS) Unit la produzione maidicola 2015 italiana rientra nella media degli ultimi 5 anni. Contando infatti anche le prestazioni meno disastrose di altre Regioni, la media produttiva è paragonabile a quella dell’ultimo quinquennio».
«Le condizioni meteo – continua Mazzinelli – e in particolare un abbondante accumulo di gradi giorno (Gdd) in soli 55 giorni contro i 72 del 2014 (Fig. 2) hanno portato a un deciso anticipo della fase di fioritura e a una maturazione fisiologica altrettanto anticipata. Il tutto è stato accompagnato da scarse precipitazioni: 514 mm nel periodo marzo-ottobre contro i 963 mm del pari data 2014 (Fig. 3). Infine, si sono toccate temperature massime giornaliere nel Bergamasco di 38 °C, a Mantova e Cremona anche di 40 °C, con conseguenti casi di stress anche in situazioni dove l’acqua irrigua non mancava».
Concludendo con l’aspetto qualitativo, tuttora in fase di analisi, è intuibile che anche in tale ambito la situazione sia critica, con probabili alti livelli di aflatossine. Forse solamente gli ibridi precoci sono riusciti a evitare il periodo cruciale.
Dekalb, Kws e Pioneer sugli scudi
A proposito di ibridi, come sempre riportiamo la classifica dei migliori dieci ibridi per le tre classi Fao principali (sono solo 7 ibridi per la Fao 700) come emerge dai risultati della sperimentazione Crea di Bergamo (Tab. 1), che quest’anno ha valutato un totale di 41 ibridi in 16 località diverse. Nella Classe Fao 500 (16 ibridi in totale) ha prevalso Kontigos di Kws (136 q/ha) davanti a P1241 di Pioneer e DKC6340 di Dekalb. Nella Classe 600, invece, tra i 18 ibridi valutati, l’ha spuntata DKC6728 di Dekalb (134,1 q/ha) davanti a P1501 di Pioneer e DKC6724 di Dekalb. Infine, nella Classe 700 (7 ibridi, come detto) la resa maggiore è stata quella di P2105 di Pioneer (135,5 q/ha), seguito da Kws 2571 e Kebeos di Kws.
Indicazioni interessanti emergono sempre anche dagli effetti dei quattro tradizionali fattori agronomici sulla coltivazione del mais (Fig. 4). Per quanto riguarda l’investimento, le 7,5 piante/m2 hanno consentito un +4% di resa, mentre i trattamenti anti-piralide hanno determinato un aumento dell’8% (del resto, il clima anomalo ha causato la comparsa addirittura di una terza generazione dell’insetto, con conseguenti danni ingenti, mentre nel 2014 la piralide era stata praticamente assente). Passando all’azoto, l’incremento produttivo delle 300 unità/ha rispetto alle 170 U/ha è risultato eclatante (+21%), anche se non viene ritenuto particolarmente significativo, così come si è fatto sentire l’intervento irriguo (-19% nelle parcelle sotto stress idrico rispetto a quelle normali).
Chiudendo con i precoci e il trinciato, nel primo caso sono stati utilizzati 14 ibridi in 7 località diverse, per una resa media di 105,7 q/ha e prevalenza dell’ibrido Kathedralis di Kws (111,8 q/ha) per la Classe 300 e dell’ibrido DKC5530 di Dekalb (123,5 q/ha) per la Classe 400; nel secondo caso, invece, tra i 17 ibridi valutati in 8 diverse località, per una resa media pari a 675,3 q/ha al 65% di umidità, il primo posto è andato a P1951 di Pioneer (709,2 q/ha). Nel caso del trinciato va aggiunto che la stagione ha fatto registrare produzioni basse, che hanno ricalcato quelle degli ibridi da granella, con in particolare un aumento della frazione fibrosa a discapito dell’amido e valori di Unità Foraggere Latte inferiori a quelle del 2014 (90 q di sostanza secca di media contro 96,5 del 2014).
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