La questione delle multe quote latte si è via via ridimensionata sino a interessare ormai soltanto 116 allevatori in tutta Italia, per un debito totale di poco superiore a 38 milioni di euro. Lo ha comunicato il ministro Giancarlo Galan il 18 novembre a un convegno a Bologna, sottolineando come dei 563 produttori che al 22 ottobre potevano ancora essere definiti splafonatori, 152 hanno pagato o hanno avuto una sospensione dal Tar e 295 non producono più latte e stanno ricevendo i decreti ingiuntivi; così resterebbero debitori soltanto 116 produttori.
Era stato nel corso del consiglio dei ministri del 22 ottobre scorso che Galan, minimizzando, aveva detto che «i produttori di latte che non hanno richiesto la rateizzazione del prelievo intimato sono 563, rappresentano l’1,4% del complesso delle 40mila aziende del settore», e che «anche per quantitativo di latte prodotto, queste aziende non rappresentano più dell’ 1% del totale della produzione nazionale». E ora dunque secondo il ministro la situazione si sarebbe fatta ancor meno critica. Lo ha ribadito anche il 29 novembre a Bruxelles, a margine del consiglio dei ministri agricoli della Ue: «Sono dell’idea che sulle quote latte la questione sia chiusa».
Non sembra esattamente dello stesso avviso la Commissione europea, che a fine novembre ha inviato al Mipaaf una lettera con cui chiede all’Italia chiarimenti sulla gestione delle multe quote latte tra il 1995 e il 2009, presentando alla fine un conto di 372,7 milioni di euro.
LA LETTERA DI DEMARTY
E’ stato il direttore generale dell’Agricoltura Ue, JeanLuc Demarty, a firmare la missiva. Dove vengono richieste informazioni sulla mancata riscossione delle multe direttamente dagli allevatori, dettagliando cifre piuttosto precise. E dove si concedono all’Italia 10 settimane di tempo per rispondere ed evitare così la possibile apertura di una procedura d’infrazione. Perchè infrazione? Un’interpretazione è questa: se l’Italia ha versato nelle casse della Ue le multe senza averle ancora completamente recuperate dagli allevatori, allora le cifre relative alle multe non incassate potrebbero configurarsi come un aiuto di stato.
In breve la lettera di Demarty chiede al nostro Paese chiarimenti su 280,8 milioni di euro di multe non ancora riscosse e di 91,9 milioni di multe non contestate. Questi importi sono articolati così. Multe non ancora riscosse: 5,8 milioni per le sette campagne dal 1995-96 al 2001-2002, 36 milioni per la campagna 2002-03, 239 milioni per le sei campagne dal 2003-04 al 2008-09. Multe non contestate: 17,6 milioni per le sette campagne dal 1995-96 al 2001-2002, 6 milioni per la campagna 2002-03, 68,3 milioni per le sei campagne dal 2003-04 al 2008-09.
Il totale è appunto di 372,7 milioni, che secondo Bruxelles sarebbe l’importo che lo stato italiano dovrebbe ancora riscuotere dai produttori di latte sanzionati. «I dati di cui disponiamo fanno atto unicamente delle lungaggini di questa procedura scrive Demarty - il che a mio parere non spiega in modo soddisfacente la situazione. I servizi della commissione gradirebbero ricevere ulteriori chiarimenti sui motivi concreti dell’estrema lentezza della procedura di recupero dei prelievi mai contestati e di quelli confermati con sentenza definitiva».
IL SECONDO DOSSIER
Ma questo delle multe non riscosse dall’Italia, o non contestate, non è l’unico dossier sul caso multe quote latte che l’esecutivo Ue ha aperto sul nostro Paese. Ce n’è infatti un secondo: Bruxelles vuole sapere come e perché centinaia di produttori di latte hanno chiesto sospensione e annullamento delle multe.
La richiesta di questi allevatori era venuta dopo che una relazione dei carabinieri del Mipaaf avevo messo in discussione i criteri di determinazione del tenore in grasso del latte e il conseguente calcolo della produzione di latte.