L’Unione europea propone di aggiornare la sua politica per la qualità dei prodotti agricoli, migliorando gli strumenti esistenti e introducendone di nuovi. Da questo obiettivo nasce il cosiddetto “Pacchetto qualità”.
Esso consiste in una serie di proposte volte a istituire una coerente politica di qualità dei prodotti agricoli, che consenta agli agricoltori per far meglio conoscere le qualità, le caratteristiche e le proprietà dei loro prodotti e garantire un’adeguata informazione ai consumatori.
Per l’Italia è una partita molto importante, visto che il nostro Paese ha fatto della qualità un fattore fondamentale per la competitività dell’agricoltura.
LA TEMPISTICA
I prossimi mesi saranno decisivi per arrivare all’approvazione finale dei regolamenti, dopo un lungo percorso, avviato dall’Unione europea con il Libro Verde sulla qualità dei prodotti agricoli del 15 ottobre 2008, seguito da una specifica Comunicazione della Commissione europea nel maggio 2009 fino alla presentazione delle proposte legislative del 10 dicembre 2010 (v. tabella).
Il processo legislativo tiene conto della procedura di codecisione, entrata in vigore con il Trattato di Lisbona: il Parlamento europeo e il Consiglio deliberano lo stesso testo giuridico, previa consultazione del Comitato economico e sociale europeo.
Il 20 giugno 2011 è prevista l’adozione della posizione della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, il cui relatore è l’On. Iratxe Garcia Perez (PSE Spagna). Aluglio 2011 (presumibilmente), è previsto il voto in Sessione plenaria del Parlamento europeo.
A dicembre 2011, i regolamenti dovrebbero essere approvati definitivamente dal Consiglio dei ministri agricoli.
I REGIMI DI QUALITÀ DEI PRODOTTI AGRICOLI
Il primo documento del “pacchetto qualità” è un regolamento del Consiglio sui sistemi di qualità dei prodotti agricoli che mira a consolidare, in un solo dispositivo normativo, tre sistemi complementari:
– denominazioni d’origine ed indicazioni geografiche;
– specialità tradizionali garantite;
– menzioni di qualità facoltative.
Tali disposizioni regolamentari saranno amministrate sotto la gestione di un Comitato unico per la politica di qualità.
L’unificazione dei regimi di qualità in un unico quadro legislativo è stata salutata positivamente da tutte le forze sociali e politiche, a differenza della normativa attuale che prevedeva regolamenti diversi per Dop/Igp e Stg. Inoltre, il nuovo regolamento prevede le indicazioni facoltative di qualità, come per esempio “allevati all’aperto” per il pollame o “prima spremitura a freddo” per l’olio.
DOP E IGP
Le denominazioni d’origine e le indicazioni geografiche riguardano tutti i settori, ad esclusione dei vini, dei vini aromatizzati e degli alcolici; pertanto la proposta mantiene e rafforza il sistema applicabile ai prodotti agricoli ed ai prodotti alimentari, senza fonderlo con i sistemi relativi alle indicazioni geografiche dei vini, degli alcolici e dei vini aromatizzati.
I principali elementi del sistema sono:
– il riconoscimento dei ruoli e responsabilità dei gruppi che richiedono la registrazione di denominazioni;
– il rafforzamento ed un chiarimento del livello di protezione delle denominazioni registrate e dei simboli comuni di l’Ue;
– l’accorciamento della procedura di registrazione delle denominazioni;
– la chiarificazione del ruolo rispettivo degli Stati membri e dei gruppi che presentano una domanda di registrazione per quanto riguarda l’applicazione delle misure di protezione delle denominazioni registrate;
– nuove definizioni delle denominazioni d’origine ed indicazioni geografiche in linea con quelle internazionali.
SPECIALITÀ TRADIZIONALI GARANTITE
Per le Specialità tradizionali garantite (Stg), la proposta mantiene il sistema di prenotazione delle denominazioni nell’Ue, ma elimina la possibilità di registrare denominazioni senza prenotazione del loro impiego.
Una novità riguarda il criterio della tradizione che viene esteso a 50 anni (invece di 25 anni); il sistema è limitato ai piatti cucinati ed ai prodotti trasformati; e le definizioni ed i criteri di procedura sono semplificati per facilitare la comprensione del sistema. Alcuni paesi, dal Portogallo alla Svezia, hanno espresso contrarietà all’estensione da 25 a 50 anni per ottenere il riconoscimento di “tradizionale”.
NORME DI COMMERCIALIZZAZIONE
Un altro elemento del pacchetto qualità è l’aggiornamento delle norme di commercializzazione, attraverso una modifica del regolamento (Ce) n. 1234/2007 del Consiglio.
Le norme di commercializzazione mirano a contribuire al miglioramento delle condizioni economiche della produzione e commercializzazione, nonché all’aumento della qualità dei prodotti. Un requisito minimo di qualità “sana, leale e mercantile” esiste nelle misure di gestione dei mercati. Si propone di estendere questi requisiti minimi per i prodotti non coperti da norme specifiche per rassicurare i consumatori sulla qualità di base dei prodotti che acquistano.
La proposta considera ugualmente la necessità di allineare il regolamento al Trattato di Lisbona e, quindi, di delegare alla Commissione le competenze in materia di adozione e di preparazione delle norme future.
Al tal proposito, il Copa-Cogeca ha espresso la propria preoccupazione sul “rafforzamento dei poteri legislativi della Commissione che le permettono di modificare le norme di commercializzazione, di introdurre delle deroghe o di creare delle esenzioni”.
C’è il timore che i consorzi di tutela possano risultare indeboliti dalla possibilità, da parte della Commissione, di intervenire attraverso “atti delegati”, senza procedure di controllo.
L’ETICHETTATURA DI ORIGINE
In questo nuovo quadro normativo delle norme di commercializzazione, verrà introdotta una base giuridica per l’obbligo di etichettatura del luogo di produzione per tutti i settori.
La Commissione potrà adottare degli atti delegati riguardanti un eventuale obbligo di etichettatura di luogo di produzione ad un appropriato livello geografico, sulla base di adeguate analisi di impatto e di uno studio caso per caso, al fine di soddisfare le aspettative dei consumatori in materia di trasparenza e informazione. Uno dei primi settori esaminati sarà il settore dei prodotti lattierocaseari.
In parallelo, la Commissione intende mantenere l’obbligo di etichettatura relative al luogo di produzione nei settori in cui tale obbligo già esiste.
Su questo punto, alcuni Paesi, tra cui Danimarca e Olanda, hanno ribadito la loro tradizionale contrarietà all’etichettatura d’origine obbligatoria, considerata più un costo per gli agricoltori che un’opportunità.
MONTAGNA E VENDITE DIRETTE
Il Copa-Cogeca ha sottolineato il proprio disappunto per l’esclusione dal testo definitivo dell’agricoltura montana, inserita nella prima bozza del pacchetto qualità, poi stralciata.
La tutela dei “prodotti di montagna”, aperto ai prodotti primari e/o ai prodotti trasformati a condizione che essi siano prodotti ed elaborati (nel caso di prodotti trasformati) in una zona di montagna, avrebbe permesso di valorizzare le attività dei produttori situati in tali zone, senza imporre loro un onere amministrativo e finanziario supplementare e soddi sfacendo nel contempo le aspettative legittime dei consumatori.
Il Copa-Cogeca ha inoltre sottolineato l’importanza di inserire il tema delle “vendite dirette” all’interno del pacchetto qualità.
QUALITÀ PER AGRICOLTORI, CONSUMATORI E ACQUIRENTI
La nuova politica della qualità dei prodotti agricoli è rivolta, in primo luogo, a migliorare la comunicazione e a ristabilire un collegamento tra agricoltori, consumatori e acquirenti.
Gli agricoltori riceverebbero un equo compenso, commisurato alla qualità dei loro prodotti.
I consumatori potrebbero scegliere i prodotti che comprano sulla base di informazioni adeguate.
Gli acquirenti di prodotti agricoli (compresa l’industria agroalimentare e i dettaglianti) potrebbero più facilmente conoscere caratteristiche e qualità dei prodotti.
Quindi, l’obiettivo non è solamente la crescita del livello qualitativo dei prodotti agricoli, ma soprattutto a trasferire le informazioni sulla qualità dai produttori agli altri anelli della filiera agroalimentare, soprattutto i consumatori. Non si può esigere un prezzo equo dall’acquirente e dal consumatore se non dispone di informazioni precise, utili e garantite sulle caratteristiche del prodotto e sulle modalità di produzione.
AUMENTARE L’EFFICACIA
La politica della qualità deve fare un salto in avanti: da un sistema di regole essenzialmente conservativo ad una vera strategia per lo sviluppo dell’agroalimentare europeo e dei territori rurali.
Le proposte del pacchetto qualità devono permettere di gettare le basi di una politica che permetta di rispondere più efficacemente alle sfide della globalizzazione, della volatilità dei prezzi e delle nuove aspettative dei consumatori.
L’esito di questa riforma interessa particolarmente il nostro Paese, in cui la qualità è un fattore essenziale di competizione per le imprese agroalimentare. Il ruolo economico dei prodotti agroalimentari di qualità è rilevante per l’Italia, anche per l’indotto che genera in altri settori dell’economia, in particolare il turismo (ad esempio le strade del vino e dell’olio).
Una nuova politica della qualità dell’Ue è importante, ma non dobbiamo farci illusioni. Non bisogna commettere l’errore che la politica della qualità sia sufficiente a garantire il successo delle nostre produzioni agroalimentari.
Bisogna andare oltre il marchio di qualità, con un’adeguata politica di marketing delle imprese e dei consorzi. La qualità è una condizione necessaria ma non è sufficiente ad affermare un prodotto sul mercato.