Presentate le proposte della Commissione: pagamenti basati unicamente sulla Sau

Una Pac «di superficie» con aiuti uniformi dal 2019 e poche idee sui mercati

Si parte con un taglio del 6,8% a prezzi correnti (-17,5% in termini reali). Dal 2014 tutti potranno fare domanda di aiuto. La regionalizzazione andrà a regime nel 2019 su base nazionale o regionale. Più soldi ai giovani e tetto di 300mila euro sui premi.

Il commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos

 

 

Con un’ulteriore limatina al ribasso degli aiuti diretti destinati all’Italia, la Commissione ha presentato ufficialmente le sue proposte per la riforma della Pac per il periodo 2014-2020.
Le risorse per i pagamenti diretti agli agricoltori italiani diminuiranno del 6,8% a prezzi correnti e di almeno il 17,5% in termini reali con il nuovo bilancio a regime nel 2020. A questo taglio lineare bisogna poi aggiungere riduzioni ancora maggiori per tutte quelle aziende che storicamente hanno beneficiato finora di pagamenti più elevati rispetto alla media nazionale.
Dal 2014 partirà infatti un processo di «omogeneizzazione » degli aiuti Pac che dovrà portare a una distribuzione uniforme, all’interno dello Stato membro, basata sulla superficie agricola. Questo processo potrà avvenire su scala nazionale o regionale (gli Stati membri dovranno utilizzare criteri obiettivi e non discriminatori, quali la loro struttura amministrativa o istituzionale e il potenziale agricolo regionale). Il superamento del vecchio pagamento unico aziendale, insieme al greening, è sicuramente la novità più importante e potenzialmente dirompente nella realtà italiana della riforma.
Il pacchetto legislativo presentato dalla Commissione è composto da quattro regolamenti di base (pagamenti diretti, Organizzazione comune di mercato unica, sviluppo rurale e finanziamento della Pac) più tre regolamenti minori per disciplinare il periodo di transizione e adattamento alle nuove regole. Su tutti dovranno ora trovare un’intesa Consiglio e Parlamento Ue che per la prima volta è chiamato a giocare un ruolo chiave nel processo decisionale anche in materia di agricoltura.
Aiuti diretti. Tutti gli Stati membri saranno obbligati a passare, entro l’inizio del 2019, a un sistema di pagamento uniforme per ettaro, abbandonando definitivamente il criterio storico per l’erogazione degli aiuti. Come già previsto dal documento sulle prospettive finanziarie, i massimali nazionali saranno rivisti per aumentare il plafond di quei partner che attualmente ricevono un aiuto a ettaro inferiore al 90% della media Ue. Il gap tra questi paesi e il 90% della media degli aiuti nella Ue a 27 dovrà essere ridotto di un terzo. La convergenza completa è rinviata a data da destinarsi nell’ambito del negoziato sulle prospettive finanziarie dopo il 2020. Dai regolamenti è stata stralciata dunque la norma che prevedeva più esplicitamente il passaggio a un aiuto a ettaro uguale per tutti entro il 2028 (si veda «Agrisole» n. 39/2011).
Greening. Particolarmente complicato il capitolo sull’inverdimento della Pac che completa i pagamenti diretti, subordinando l’erogazione del 30% dei premi al rispetto di tre norme sulla diversificazione: mantenimento dei pascoli permanenti; diversificazione produttiva per le singole aziende, che saranno obbligate a coltivare almeno tre diverse colture, nessuna delle quali potrà superare il 70% della Sau aziendale, e l’ultima non potrà occupare meno del 5% della superficie; il 7% della superficie aziendale inoltre (con l’esclusione di colture e pascoli permanenti) dovrà essere destinata a iniziative ambientali come siepi, alberi o altri «beni paesaggistici». Il sistema non si applicherà alle produzioni biologiche e dovrebbe determinare un pagamento aggiuntivo di circa 100 euro a ettaro.
Aree svantaggiate. I singoli Stati membri potranno decidere di destinare fino al 5% del massimale nazionale per incrementare gli aiuti destinati alle aziende situate in aree svantaggiate (definite secondo i nuovi criteri in risposta ai rilievi della Corte dei conti Ue) montane o con vincoli naturali o di altro tipo specifici.
Giovani agricoltori. Il pagamento di base sarà incrementato del 25% per i giovani agricoltori (di età inferiore ai 40 anni e che si insediano per la prima volta a capo dell’azienda) che beneficeranno della maggiorazione per i primi cinque anni di attività, fino a un massimo di ettari fissato in base alla Sau media nazionale (per gli Stati membri con una Sau media ridotta, come l’Italia, il limite è fissato a 25 ettari), nell’ambito di una dotazione pari al massimo al 2% del plafond nazionale.
Piccoli agricoltori. Previsto uno schema specifico con un aiuto forfetario (da richiedere entro il 15 ottobre 2014) compreso tra 500 e 1.000 euro ad azienda, senza obbligo di rispettare le regole sopra citate sul greening e nei limiti del 10% del massimale nazionale per gli aiuti diretti.
Aiuti accoppiati. Tra le novità dell’ultima ora l’aumento del massimale nazionale utilizzabile per erogare aiuti accoppiati sul modello dell’attuale articolo 68 al 10% anche per l’Italia, inserita inizialmente trai paesi con un limite del 5 per cento.
Modulazione volontaria. Gli Stati membri potranno trasferire fino al 10% del massimale per gli aiuti diretti allo sviluppo rurale (fino al 5% invece per i partner con un aiuti a ettaro inferiore al 90% della media Ue).
Capping. Confermato il tetto ai premi fissato a 300mila euro, con riduzioni a partire dal 20% per gli importi tra 150 e 200mila euro, del 40% tra 200 e 250mila euro e del 70% tra 250 e 300mila euro. Il «tetto » sarà però ridotto in funzione dei costi dei salari (al lordo di tasse e contributi sociali) degli occupati in azienda.
Agricoltori attivi. Gli Stati membri possono escludere dal sistema dei pagamenti diretti tutti i soggetti per i quali gli aiuti Pac rappresentano meno del 5% del reddito totale, oppure le aziende con una superficie disponibile sulla quale non è esercitata alcuna attività agricola minima. Esclusi dal vincolo gli agricoltori con aiuti inferiori a 5mila euro.
Misure di mercato. È forse la parte più debole di tutto l’impianto della riforma. La proposta prevede il mantenimento dell’intervento pubblico per alcuni settori (cereali, riso, burro, latte in polvere, carni bovine), quale rete di sicurezza in caso di crisi di mercato, e dell’ammasso privato per zucchero bianco, olio d’oliva, lino da fibra, carni bovine fresche o refrigerate, burro, latte scremato in polvere, carni suine, ovine e caprine. Vengono soppressi alcuni aiuti settoriali, mentre è confermata la fine del sistema delle quote di produzione di zucchero il 30 settembre 2015. Inoltre è previsto il riconoscimento delle organizzazioni di produttori e delle loro associazioni, nonché organizzazioni interprofessionali, da parte degli Stati membri, per tutti i settori coperti dall’Ocm unica. Il sostegno per la costituzione di gruppi di produttori è collocato nella nuova politica di sviluppo rurale.
Sviluppo rurale. Il secondo pilastro della Pac sarà inserito in un Quadro strategico comune, per coordinarsi con le altre politiche europee e gli altri fondi strutturali (Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo, il Fondo di coesione e il Fondo per la politica marittima e la pesca marittima europea). Un Contratto di partenariato tra la Commissione e singoli Stati membri individuerà gli impegni per i singoli fondi. Sarà abbandonata la ripartizione per assi prioritari d’intervento ma non sono previste deroghe alla regola sul disimpegno.

Una Pac «di superficie» con aiuti uniformi dal 2019 e poche idee sui mercati - Ultima modifica: 2011-10-21T14:47:54+02:00 da Redazione Terra e Vita

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