Fem: «Da 150 anni la casa degli agricoltori»

Fem
Mirco Maria Franco Cattani
Il presidente della Fondazione Edmund Mach Mirco Maria Franco Cattani sottolinea come il lavoro di ricerca sia strettamente legato alle esigenze del territorio

Dopo le interviste ai dirigenti del Centro di trasferimento tecnologico e al direttore della scuola agraria di San Michele all'Adige Manuel Penasa, proseguiamo il nostro viaggio di approfondimento su passato, presente e futuro della Fondazione Edmund Mach, in occasione dei 150 anni dalla fondazione, con il presidente Mirco Maria Franco Cattani. Siamo in un momento strategico per l’agricoltura, un periodo di difficoltà e di problematiche nuove molto importanti, paragonabili con la situazione del 1.874 quando il professor Mach la fondò. Ma oggi la fondazione ha strumenti e risorse ben diverse da quelle di 150 anni fa. Fanno capo alla Fem tutti i servizi di sviluppo che interessano l’agricoltura dalla ricerca alla sperimentazione, alla consulenza tecnica, alla scuola agraria, alla formazione professionale alla formazione permanente degli agricoltori.

Il ruolo della ricerca per progettare un’agricoltura sempre più sostenibile dal punto di vista sociale, ambientale ed economico è strategico. La fondazione come intende rispondere a questa sfida?

«È senza dubbio un obiettivo importante. La Fem dispone di dotazioni tecnologiche all’avanguardia, ma soprattutto beneficia delle competenze professionali che le vengono riconosciute anche a livello internazionale. L’ente di San Michele si trova, quindi, a svolgere un ruolo impegnativo, che consiste da 150 anni nell’accompagnare gli agricoltori sulla strada della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, che è la premessa per garantire un futuro al settore e soprattutto alle giovani generazioni e a tutta la collettività, avendo il settore primario un impatto importante nel contesto sociale e ambientale. La qualità dei prodotti e l’attenzione all'ambiente, in altre parole un sistema agroalimentare sano e rispettoso dell'ambiente, deve essere l'obiettivo a cui si ispirano tutti i soggetti che operano nel sistema agricolo».

Quali nuove possibilità apre per la ricerca e quindi per la nostra agricoltura l’approvazione a livello comunitario delle Tea le tecniche di evoluzione assistita?

«Fem da anni sviluppa attività di ricerca che hanno avuto e ottengono un significativo interesse non solo da parte del mondo agricolo ma anche di quello imprenditoriale. Le Tea promettono di essere uno strumento chiave per incrementare la sostenibilità delle prassi agricole. Questo è un tema cruciale per la competitività del settore agroalimentare nazionale e internazionale. Creare varietà resistenti ai patogeni, coltivabili con meno input chimici, in grado di fronteggiare gli effetti avversi dovuti dalle “interferenze” che oggi sono come un tempo, all’attacco delle colture e quindi del lavoro degli operatori del settore, è un imperativo per consentire di migliorare la produttività alimentare e il reddito di tutto il comparto».

Non è questo il primo cambiamento epocale, ma oggi più di ieri la Fem autentico gioiello dove ricerca, sperimentazione, consulenza tecnica, scuola e formazione permanente degli agricoltori fanno tutte capo allo stesso ente, può di certo favorire il dialogo e una trasmissione dei risultati fra ricerca, consulenza scuola e imprenditori agricoli in tempi reali. Un anello strategico è sicuramente quello del Centro di trasferimento tecnologico, che deve tradurre in scelte operative i risultati della ricerca. Come pensa si possa perfezionare questo passaggio?

«Il ruolo del Centro di trasferimento tecnologico si rivela cruciale perché è l'anello di congiunzione che trasferisce ai nostri stakeholder i risultati ottenuti dalla ricerca. Supporta e accompagna gli agricoltori nella gestione quotidiana delle attività in campagna. Il rapporto tra consulenza e osservazione che proviene dall'operatore agricolo è stata la grande intuizione del primo direttore Mach. Egli, infatti, ha voluto caratterizzare il suo progetto di scuola, presentato alla Dieta tirolese di Innsbruck, proprio con il trasferimento in campagna delle conoscenze che gli venivano impartite agli allievi ma che uscivano anche dai laboratori. Oggi questo continua in un incessante rapporto di reciproco scambio che proviene dallo stretto coinvolgimento dai consulenti Ctt con gli agricoltori.

Alla Fem convivono sotto lo stesso tetto plurime attività: trasferimento tecnologico appunto, istruzione, formazione e ricerca, che contribuiscono ad alimentare le conoscenze da divulgare. È una sinergia che apporta sempre e costantemente nuova linfa alla crescita del settore agricolo».

L’istituto agrario ha formato in passato i migliori enologi distribuiti in tutta Italia e non solo. Pensa che questo ruolo possa essere rilanciato?

«La Fem gode da decenni di un importante riconoscimento per la sua attività di istruzione e formazione. Le indagini svolte da prestigiosi enti evidenziano che il livello di prima occupazione dei diplomati dell'istituto è elevato, attestandone la preparazione tecnica, ma anche culturale constatando i ruoli professionali raggiunti nel corso degli anni da molti ex allievi. Alla Fem si promuove una filiera formativa completa e articolata su più livelli, dall'istruzione tecnica e professionale al corso post diploma per arrivare al programma di dottorato. Stiamo lavorando affinché il percorso viticolo - enologico, il corso post diploma per la formazione di enotecnici, sia ulteriormente valorizzato nell’ambito della riforma degli istituti tecnici in itinere a livello nazionale».

Un anello fondamentale è l’ancoraggio dei progetti di ricerca alle reali esigenze del mondo agricolo trentino. L’attuale composizione del cda con una larga presenza dei rappresentanti del mondo agricolo può essere sufficiente per recepire queste esigenze?

«Per gestire un ente così complesso servono competenze e sensibilità, non è una questione di numero. Il nostro Cda, così come risulta composto, è equilibrato per recepire le istanze che provengono dal mondo agricolo nei principali comparti, ma anche attento a quanto accade fuori dal Trentino portando interessanti stimoli e input. “Fem è la casa degli agricoltori”, aperta all'evoluzione della conoscenza scientifica, alla formazione e al costante aggiornamento. Il Cda è il luogo di valutazione delle proposte e della attuazione delle finalità espresse dallo Statuto nell’intento di soddisfare primariamente le necessità concrete dei nostri agricoltori».

Fin dalla sua costituzione l’istituto agrario ha sviluppato la propria vocazione ai collegamenti internazionali, pensiamo ai gemellaggi esistenti da oltre cento anni, alla presenza nel Centro di ricerca di ricercatori di tutto il mondo. Ai progetti comuni con altri centri di ricerca dei quali spesso Fem è capofila. E per il futuro come si intende operare su questo fronte?

«L'internazionalizzazione con il forte radicamento al territorio sono i due elementi di forza di Fem. La performance qualitativa della ricerca sta aumentando, come attestato dall’incremento dell'impact factor delle pubblicazioni scientifiche, oltre 250 all'anno, e dal numero delle collaborazioni con università ed enti in tutto il mondo: ben 570. Sul fronte della formazione vantiamo collaborazioni con scuole tedesche, francesi e inglesi, ma anche di altri Paesi, nel solco della tradizione per fornire ai nostri studenti una visione aperta e internazionale».

Per portare avanti tutte queste attività sono necessarie molte risorse. Puelle assegnate dalla Provincia autonoma di Trento sono in calo, ma sono in crescita le risorse proprie frutto di progetti finanziati da istituzioni sia pubbliche che private. Per il futuro è preoccupato o ottimista?

«È evidente che non possiamo contare solo sul nostro mecenate, la Provincia autonoma di Trento, che da sempre sostiene questa istituzione profondamente radicata nel contesto territoriale. L’ente deve impegnarsi, e lo sta facendo, nel procurarsi finanziamenti esterni. Attualmente abbiamo 50 progetti di ricerca attivi a valere su bandi competitivi a livello nazionale e internazionale, che valgono complessivamente oltre 15 milioni di euro. Questo lo si registra anche dall’aumento sensibile del fatturato complessivo della fondazione».

Fem: «Da 150 anni la casa degli agricoltori» - Ultima modifica: 2024-03-03T20:08:46+01:00 da Simone Martarello

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