I numeri non mentono: per il biologico, il periodo non è dei migliori, ma il settore può avere un futuro. Un importante ruolo, per il rilancio del comparto, lo avrà senz’altro la Grande Distribuzione, che dovrà introdurre strategie innovative sia nell’esposizione sia nella comunicazione, per avvicinare sempre più quella fascia di consumatori disposti ad acquistare questi prodotti, seppure non in via esclusiva.
Questo, in estrema sintesi, è quanto emerso durante il workshop organizzato a Marca Fresh 2025 nell’ambito della presentazione dei risultati del progetto It’s Bio, realizzato grazie al finanziamento dell’Unione europea e di Aop Gruppo Vi.Va, con il coinvolgimento delle Op associate e loro filiali, tra i quali Apofruit, Codma Op, Canova, Coop Sole, Op La Mongolfiera, OrtoRomi e Op Terre di Bari.
I numeri di It’s Bio
Con un investimento complessivo di circa 1,2 milioni di euro, il progetto It’s Bio ha realizzato nell’ultimo triennio numerose iniziative per sensibilizzare consumatori e operatori del settore sulle caratteristiche distintive e i benefici del biologico, in particolare in relazione alla qualità, alla sostenibilità ambientale e al contrasto al cambiamento climatico. Nello specifico, secondo i dati riportati durante il workshop, sono state realizzate circa 1.000 giornate promozionali tra Italia, Grecia e Belgio, organizzati 4 cooking show nei punti vendita, realizzati eventi con nutrizionisti per accompagnare i consumatori nella consapevolezza dell’acquisto di prodotti salutari, invitati influencer e giornalisti a partecipare ad eventi direttamente in campo, negli stabilimenti di lavorazione e nei punti vendita. Sono stati inoltre prodotti 18 video istituzionali in motion graphic e sono stati diffusi 60 comunicati stampa nei tre paesi target raggiungendo oltre 15 milioni di contatti.
«La comunicazione – ha dichiarato Mirco Zanotti, presidente di Aop Gruppo Vi.Va – è il cuore del progetto It’s Bio. È fondamentale trasmettere il valore della produzione biologica attraverso messaggi autentici e un legame stretto con i produttori. Inoltre, la presentazione dei prodotti, sia in termini di gamma che di esposizione visiva, è cruciale per differenziarsi e attrarre il consumatore».
Simona Caselli, presidente di Areflh, ha ribadito l’importanza del sostegno della Pac per consolidare e incrementare la crescita del biologico. «L’Unione europea e i governi nazionali – ha rimarcato – devono continuare a investire nella promozione del biologico. Lo studio di Eurobarometer recentemente pubblicato mostra che la Pac riscuote grande favore presso i cittadini europei, soprattutto in relazione agli sforzi di garantire cibo sufficiente, di qualità, con modalità che rispettino l’ambiente. Nel 2025 inizierà a Bruxelles la discussione sulla prossima Pac e sarà fondamentale destinare un budget adeguato all’agricoltura in generale e a quella biologica in particolare, prevedendo anche strumenti di sostegno della domanda pubblica di questi prodotti e misure ulteriori a favore del ricambio generazionale, essenziale per il settore».
La situazione attuale
Durante il workshop organizzato a Marca Fresh dedicato all’analisi delle più recenti tendenze di acquisto del biologico sono stati presentati i dati di una ricerca realizzata da SG Marketing su un campione di 1.200 responsabili di acquisto e consumatori di frutta e verdura. I risultati, presentati e commentati da Salvo Garipoli e Roberto Rainò, rispettivamente direttore e data analyst di SG Marketing, evidenziano un tasso di penetrazione del biologico del 69%, di cui il 34% sono gli heavy consumer.
Tuttavia, come ha rimarcato lo stesso Garipoli, il biologico non sta vivendo il suo miglior momento, né a volumi né a valore. Tra gennaio e settembre 2024, la categoria ha generato 52.400 tonnellate, per 126 milioni di euro in termini di acquisti domestici. Ciò significa, negli ultimi 5 anni, un -2% a volume e solo un +1,3% a valore. La penetrazione dell’ortofrutta biologica è appunto elevata (69%), ma il campione di consumatori interpellati che ha dichiarato di acquistare esclusivamente bio si ferma al 5%; il 19% sono coloro che prevalentemente acquistano bio. Il motivo principale per cui i consumatori rinunciano a comprare bio è legato al prezzo (77%), seguito dal fatto che ci sono poche promozioni. Dunque, cosa fare per rilanciare il comparto?
Opinioni a confronto
Nella tavola rotonda del convegno, si sono confrontati Alberto Ancarani, responsabile ortofrutta (IV gamma, V gamma e biologico) di Coop Italia, Maurizio Cristoni, buyer ortofrutta di Conad, Pier Luigi Lauriola, responsabile nazionale ortofrutta (acquisti e category) di Carrefour, Mauro Laghi direttore generale di Alegra e Paolo Pari direttore di Almaverde Bio.
Per Ancarani, è fondamentale anche per il futuro giocare d’anticipo, in un comparto che per Coop, nell’ortofrutta, occupa a volume circa il 3%. «Noi – ha osservato – abbiamo sempre creduto nel bio. Non facciamo passi indietro e abbiamo visto che, quando si fa innovazione e si arriva per primi su alcuni prodotti (penso ad esempio allo zenzero da 200 grammi proveniente dal Perù a marchio Viviverde), si va bene anche per qualche anno e la leva del prezzo diventa meno importante».
Da parte sua, Cristoni ha rimarcato: «Credo che il biologico, da qualche anno, stia soffrendo molto per il fatto che il prodotto che noi chiamiamo convenzionale, che in realtà è a lotta integrata, spesso offre garanzie altrettanto valide. Anzi, parlando del prodotto di filiera, questo a volte presenta standard ancora più restrittivi, rendendo il convenzionale molto vicino al biologico. Dobbiamo essere bravi a far sì che il biologico riesca a focalizzarsi su elementi di reale distintività. Secondo me, dobbiamo lavorare insieme per arricchire il messaggio del biologico, comunicando con chiarezza i suoi punti di differenziazione rispetto agli altri prodotti».
Lauriola ha rimarcato: «Sul biologico lavoriamo da molti anni, seguendo un percorso di medio-lungo termine. Abbiamo condotto diverse sperimentazioni, anche a livello espositivo, per capire qual fosse il luogo più adatto per valorizzarlo. Sono state create isole specializzate, si è provato a inserire i prodotti biologici all'interno delle categorie di appartenenza, e persino nei banchi assistiti. Questi ultimi hanno senso di esistere se gestiti con attenzione, ma servono criteri espositivi che siano adattabili alla maggioranza dei negozi. Non bisogna specializzare eccessivamente questo comparto: è fondamentale valorizzarlo all’interno delle categorie di appartenenza dei prodotti».
Non è mancata poi anche la voce della produzione. Laghi ha evidenziato: «Quello che deve supportare il settore è la ricerca, perché produrre sta diventando sempre più difficile, soprattutto nel biologico. Per alcune specie e prodotti, le difficoltà si fanno sentire anche nel convenzionale, a causa di malattie o calamità che ogni anno pongono forti limiti alla produzione. Sicuramente la ricerca rappresenta un fattore di successo fondamentale. È evidente che dobbiamo continuare a investire in questo ambito, perché è l'unico modo per rendere sostenibili le produzioni biologiche nel futuro».
Pari ha aggiunto: «Il biologico richiede una profonda conoscenza, molta professionalità e la consapevolezza che i mezzi disponibili sono limitati rispetto al convenzionale. Quando esiste la possibilità di valorizzare adeguatamente il prodotto, la produzione riesce a superare eventuali gap. Se poi si verificano calamità naturali, sarebbe auspicabile che gli aiuti delle organizzazioni di produttori venissero estesi anche ai produttori biologici. Oggi lavorare in campagna non è semplice, e la situazione varia molto da coltura a coltura. I frutticoltori biologici, in particolare, sono dei veri e propri eroi».