«In Italia non dobbiamo compiere il miracolo di trasformare il deserto in una terra florida, bensì dobbiamo utilizzare al meglio i "talenti" che ci sono stati affidati con un territorio straordinario, che va altresì difeso dalla minaccia dell’aridità». È questa l’evocativa immagine indicata da Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e della Acque Irrigue (Anbi), in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua (istituita dalle Nazioni Unite) per la strategia idrica che l’Italia dovrebbe seguire.
Preziosi “talenti”
I “talenti” sono dati da un andamento pluviometrico che, nonostante l’estremizzazione degli eventi atmosferici, vede cadere annualmente sull’Italia 1000 millimetri di pioggia (quasi 2.000 in alcune zone del Friuli-Venezia Giulia e della Liguria e solo 300 su aree della Puglia), pari ad un volume complessivo di circa 300 miliardi di metri cubi. Però oltre la metà di questi vengono rilasciati con l’evapotraspirazione. Stando così le cose il patrimonio idrico potenzialmente a disposizione è calcolato in circa 110 miliardi di metri cubi, di cui solo 53 miliardi realmente utilizzabili.
«Di tutta questa acqua riusciamo però riusciamo a trattenerne solo l’11% pari 5,8 miliardi di metri cubi, una quantità che dobbiamo assolutamente incrementare» precisa Vincenzi
Un progetto di 2mila invasi
Al proposito, Anbi ha indicato fin dal 2017, unitamente all’allora Struttura di Missione #italiasicura, una strategia fatta di 2mila invasi medio-piccoli da realizzare in 20 anni grazie a un investimento di circa 2mila miliardi di euro. Contestualmente sono stati presentati i primi 218 progetti, interessanti 17 regioni (il maggior numero, 73, in Veneto, ma è la Calabria, la regione ad abbisognare di maggiori investimenti: 527 milioni di euro).
A settembre 2020, nella prospettiva del Recovery Plan, Anbi ha presentato un Piano per l’Efficientamento della Rete Idraulica del Paese, comprendente, innanzitutto, la manutenzione straordinaria di 90 bacini, in buona parte interriti.
Capacità da ripristinare
«La loro capacità – afferma Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – è ridotta del 10,7% a causa della presenza di oltre 72 milioni di metri cubi di sedime, depositati sul fondo: 46 bacini sono al Sud, 36 al Centro, 9 al Nord».
Oltre a ciò, il Piano Anbi prevede il completamento di 16 bacini (capacità complessiva: 96 milioni di metri cubi; investimento: quasi 452 milioni di euro) e la realizzazione di 23 nuovi invasi (capacità complessiva: mc. 264, 5 milioni di metri cubi; investimento: circa 1 miliardo e 231 milioni di euro).
«Sono tutti progetti definitivi ed esecutivi, cioè in avanzato iter burocratico e quindi capaci di rispettare il cronoprogramma indicato dall’Unione Europea, garantendo quasi 10mila posti di lavoro. Per questo - insiste Gragano – ribadiamo la richiesta di inserimento nel Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza».
Autorizzato l’uso di 11,9 miliardi di metti cubi d’acqua
È utile ricordare che, ancora nel 1971, la Conferenza Nazionale delle Acque aveva indicato in almeno 17 miliardi di metri cubi, la necessità di invaso necessaria a soddisfare le esigenze del Paese al 1980. Oggi, secondo i dati del Comitato Italiano Grandi Dighe, tale capacità ammonta a 13,7 miliardi di metri cubi, di cui però è autorizzato l’uso di solo 11,9 miliardi, un volume ben lontano da quanto previsto 50 anni fa.
Risulta evidente, secondo l’Anbi, l’urgente necessità di incrementare sensibilmente le capacità di invaso per sopperire alle esigenze idriche in un quadro condizionato dalla crisi climatica, dove ormai piove in maniera sempre più “tropicale” (grandi volumi in autunno-inverno, poco in primavera-estate) con ripetuti fenomeni alluvionali in tutte le regioni (negli anni recenti, lo Stato spende mediamente 3 miliardi e mezzo all’anno per riparare i danni) e stagioni siccitose anche in aree, dove nel passato tali fenomeni erano molto rari (la situazione è già oggi critica in Sicilia e condizioni di sofferenza idrica si stanno ripetendo sulla fascia adriatica dell’Appennino).
Anche i fiumi necessitano di manutenzione
Ad innervare d’acqua il territorio italiano è una rete di circa 200mila km di corsi d’acqua (circa 5 volte la circonferenza della Terra), bisognosa di manutenzione straordinaria di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici. I Consorzi di bonifica e irrigazione hanno pronti 729 progetti cantierabili (ricompresi nel Piano Anbi per l’Efficientamento della Rete Idraulica del Paese: 241 al Nord, 266 al Centro, 222 al Sud), capaci di garantire quasi 12mila posti di lavoro con un investimento di circa 2 miliardi e 365 milioni di euro.
«Nella Giornata Mondiale dell’Acqua - conclude Gargano – è infine opportuno segnalare con forza che la fondamentale funzione del reticolo idraulico minore, rischia ora di essere pregiudicata dall’applicazione meccanica dei parametri comunitari del Deflusso Ecologico, evoluzione del Minimo Deflusso Vitale, già in essere nel nostro Paese. L’obbiettivo di garantire le condizioni di vivibilità dei corsi d’acqua è prioritario ma, come sempre, deve essere declinato in base alle realtà locali. È evidente che le fluenze dei grandi fiumi continentali sono assai diverse da quelle dei corsi d’acqua italiani, dove anche il Po è ormai caratterizzato da un andamento torrentizio con forti escursioni di portata»
Serve un impegno nazionale
«I corpi idrici vanno rispettati, ma il pericolo di un’interpretazione rigida dei parametri – comunica preoccupato il Presidente di ANBI, Vincenzi - è di non avere più a disposizione l’acqua sufficiente a garantire un territorio riconosciuto nel mondo e di cui sono parte integrante i fontanili, le marcite, i prati stabili, la policromia dei panorami. L’uso delle risorse idriche è determinante anche per mantenere l’equilibrio ambientale. È una battaglia, che stiamo conducendo attraverso Irrigants d’Europe e sulla quale, proprio in questa giornata, chiediamo l’impegno dell’intero Paese».