La disastrosa alluvione della Romagna non cancella lo spettro della siccità

siccità invernale
Francesco Vincenzi, Presidente Anbi – Associazione Nazionale Bonifiche e irrigazioni
Lotta contro il tempo dell’Anbi per ripristinare i servizi di irrigazione già richiesti da molti agricoltori. Le infrastrutture vanno rimodulate con il modificarsi del territorio. I fondi per le strutture ci sono, ma manca la capacità di investirli. La situazione vista da Francesco Vincenzi, presidente Anbi

L’Anbi (Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela dell’acqua e il territorio e delle acque irrigue) è in prima linea nell’emergenza alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna. D’altra parte è di competenza dei Consorzi, in Emilia-Romagna così come nella gran parte del resto d’Italia, la gestione del reticolo irriguo minore (quello che gestisce la bonifica e l’irrigazione) inondato al pari di tutta il territorio, dalle acque esondate dai fiumi (che Anbi ribadisce non essere di propria competenza) a seguito dell’eccezionale ondata di maltempo.

Per sapere cosa sta facendo l’Anbi in questo drammatico momento per l'agricoltura della Romagna e come sta guardando al futuro della bonifica e dell’irrigazione abbiamo interpellato il presidente Francesco Vincenzi.

Consorzio della Bonifica Renana - torrente Correcchio

Secondo lei si sarebbe potuto evitare questa tragedia?

«Una domanda del tutto analoga potrebbe essere: potevamo evitare la siccità? Se si tiene conto che tra il 3 e il 17 di maggio è caduta in Emilia- Romagna dall'80 al 100% della pioggia del 2022, oltre 480 mm, si capisce immediatamente che ci troviamo difronte a un evento estremo e straordinario. Le opere che andremo a progettare e fare da ora in poi dovranno andare a mitigare gli effetti di tali eventi, ma un rischio residuo ci sarà comunque sempre. Gli Appennini rappresentano in un territorio morfologicamente difficile, geologicamente giovane, spesso abbandonato dagli agricoltori che lo costudivano apportando un’importante manutenzione per la regimazione dell’acqua.

I torrenti di questi territori tendono ad aumentare le loro portate in modo repentino e sono difficilmente controllabili. Fra l’altro i canali di bonifica sono stati inondati dalle acque assumendo portate 10 o 100 volte maggiori rispetto a quella per la quale sono stati studiati. Lo stesso dicasi per i nostri impianti idrovori. Stiamo parlando di un massa d’acqua di 400 qualcuno dice addirittura 800 milioni di metri cubi assolutamente ingovernabile che ha investito questi territori…».

Foce Correcchio - Gambellara - Vecchi in Zaniolo a Conselice

Dopo tutto quello che è successo è possibile mettere rapidamente il territorio in sicurezza?

«Non solo è possibile ma è anche indispensabile. Come già era successo per il terremoto o per altre emergenze sul territorio Anbi è in prima linea. Puntiamo a un rapido ripristino degli impianti idrovori e della rete di scolo dei canali di bonifica. Qualora non lo facessimo, quando ritorneranno le piogge, in ottobre-novembre, ci potremmo trovare nelle stesse condizioni di questi giorni.

È indispensabile che partiamo immediatamente con il ripristino di tutta la rete idraulica del nostro del nostro comprensorio. Lo dobbiamo fare come estrema urgenza, entro l’autunno, ma senza dimenticare un piano pluriennale di investimenti che ci permetta anche di trattenere una maggiore quantità di acqua in collina, montagna e pianura, magari cercando anche di individuare un “parcheggio” temporaneo di quell'acqua che oggi cade in grande quantità e in tempi molto brevi».

Allagamento fiume Secchia

E per il futuro?

«Assieme al ripristino degli impianti è in corso la progettazione di nuove e strutture per cercarci di adeguarci da una parte a quelli che sono gli stress dovuti ai cambiamenti climatici, ma anche al cambiamento del territorio. Dobbiamo fare in modo di adattare le strutture al consumo di suolo che sta condizionando la gestione dell'acqua; è noto, infatti, che l'acqua in un terreno impermeabile come quello urbanizzato e cementato, non riesce a infiltrarsi e i nostri canali sono indispensabili. Fondamentale quindi adeguare, ripensare gli impianti e progettarne di nuovi, grazie al finanziamento delle Stato, per mantenere e garantire la sicurezza del territorio».

Riuscirete nelle prossime settimane a garantire l’acqua per l’irrigazione?

«Si tratta solo di tempi tecnici. A brevissimo tutti i servizi irrigui saranno progressivamente riattivati. Stiamo semplicemente terminando i controlli su tutte le strutture che sono state coinvolte nell’alluvione. Noi cercheremo di fare in modo che già nelle prossime gli agricoltori che non hanno subito allagamenti possano avere l’acqua per portare le culture a termine nel miglior modo possibile. Le alte temperature che si verificheranno nel corso della stagione estiva creeranno un forte fabbisogno idi acqua e noi dobbiamo essere pronti. Non possiamo creare ulteriori problemi ai nostri produttori che già devono fare i conti con l’attuale pesante situazione».

Un paio di settimane prima dell’alluvione si parlava ancora di siccità e si immaginava un'annata come quella scorsa o addirittura peggio, perché venivamo fuori da un’annata già particolarmente siccitosa. Adesso, dopo quello che è successo, torneremo presto a parlare di siccità oppure per un po’ di tempo sarà un problema secondario?

«Alluvione e siccità sono le due facce della stessa medaglia. il cambiamento climatico prevedere temperature elevate e piogge disordinate e intense, molto più che in passato. Purtroppo spesso di tratta di precipitazioni che non danno benefici per incrementare la disponibilità idrica, ma che creano solo danni. Ed è esattamente quello che è successo in questo in questo momento: le forti piogge che si sono verificate non hanno ripristinato la carenza di disponibilità delle risorse idriche. Come si sa infatti un terreno siccitoso, assorbe molta meno acqua rispetto a un terreno in giusta tempera.

In queste condizioni l’acqua non va a infiltrarsi nelle falde anche se nella falda superficiale si vedrà chiaramente un incremento della disponibilità dell'acqua, ma senza andare a chiudere il gap che si era creato negli ultimi due anni. Dunque di quegli 800 milioni di metri cubi d’acqua che si sono riversati sui nostri territori non è stato trattenuto quasi nulla. A costo di essere ripetitivo ricordo che il nostro piano laghetti, se fosse stato messo in atto, oggi molto probabilmente oltre a ridurre i danni ci avrebbero garantito un’importante quantità di risorsa idrica che sarebbe stata disponibile per diverso tempo. D’altra parte sfide epocali comportano scelte epocali».

Servono quindi investimenti…

«Stiamo già investendo e investiremo ancora. Per l’Emilia-Romagna sono previsti investimenti per 600 milioni, inoltre 400 milioni sono arrivati dai fondi del 2015. Noi abbiamo pronti diversi progetti e molte strutture sono già state realizzate. Vorrei però ricordare che per rendere operativo un progetto occorrono dai 7 ai 10 anni e quindi bisogna muoversi.

Non possiamo dire che sia mancata l’attenzione del Governo e della Regione per definire le risorse, delle quali i Consorzi di bonifica hanno potuto usufruire. E questa non è una banalità. Il problema del nostro Pese, fondamentalmente, non è la mancanza delle risorse ma capacità di incanalarle correttamente e rapidamente per la realizzazione delle strutture. Diverse cose fino ad oggi sono state fatte, ma moltissime restano ancora da fare…».


Edagricole sostiene l'iniziativa di raccolta fondi
per l'Emilia-Romagna alluvionata. 

L'Iban per la donazione, intestato a “Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell'Emilia Romagna” è il seguente:

IT69G0200802435000104428964

La causale da indicare è “Alluvione Emilia-Romagna"


La disastrosa alluvione della Romagna non cancella lo spettro della siccità - Ultima modifica: 2023-05-25T16:39:59+02:00 da Alessandro Maresca

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