Il Consorzio di tutela della mandorla Piemonte cambia veste e denominazione ed estende la sua giurisdizione anche alle noci.
Lo hanno deciso, a due anni dalla fondazione, gli stessi produttori che avevano dato vita al gruppo per trovare uno sbocco al prodotto, una novità nel panorama regionale.
Nelle scorse settimane il nuovo ente, che ha assunto il nome di Consorzio della frutta a guscio del Piemonte, ha confermato il presidente Paolo Aimar, 34 anni, proprietario di 2 giornate piemontesi (circa 0,8 ettari) a mandorleto sulle colline di Villar San Costanzo, piccolo centro pedemontano vicino a Dronero, nel Cuneese.
Associati a quota quaranta
Il gruppo conta una quarantina di associati fra le province di Alessandria, Asti, Cuneo e Vercelli: dieci sono coltivatori di noci, ammessi dopo il recente ampliamento.
«La decisione - spiega Aimar - di estendere il perimetro dell’area di tutela è legato a valutazioni di carattere commerciale». «Unendo le due produzioni possiamo avere un impatto maggiore sul mercato». Le due varietà frutticole destano interesse crescente fra gli agricoltori: «Per molte aziende del Saluzzese, in crisi per la mancanza di manodopera, sono valide alternative alla frutta, perché interamente meccanizzabili». I margini di guadagno e le prospettive di sviluppo fanno gola a molti: «Nel prossimo decennio la domanda di mandorle e noci continuerà a crescere assieme alle quotazioni».
La discriminante del fabbisogno irriguo
Il noce, con le varietà Chandler e Howard, ha trovato il suo habitat nella pianura attorno a Cuneo, nell’area di Caraglio, a Lagnasco e Savigliano, Comuni nei quali si trovano gran parte dei 9 ettari di frutteti dei soci.
«Questa specie non può prescindere dalla disponibilità di acqua, garantita in questi areali». Il mandorlo, invece, non ha bisogno di grandi risorse idriche: per questo si sta diffondendo, a macchia di leopardo, non solo in aree pianeggianti ma anche fra le colline di Astigiano, Roero e in Alta Langa, patria della nocciola Tonda gentile.
La parte maggiore dei venti ettari censiti dal consorzio si trovano però «nell’Alessandrino, la zona che ha maggiori prospettive di crescita, avendo superato per superfici coltivate il Cuneese».
La proliferazione delle cultivar, figlia dell’assenza di una pianificazione iniziale degli impianti, pone qualche interrogativo per il futuro: «Dovremo valutare quali siano le più pregiate a livello commerciale. Le varietà Penta e Makako potrebbero essere le migliori», precisa Aimar. Il connubio con le aree collinari è il più promettente, «perché meno esposte alle gelate tardive del fondovalle e delle zone pianeggianti».
Il punto di forza
La filiera corta, applicata alla commercializzazione dei frutti è il punto di forza del consorzio che, nel 2022, ha ceduto alla Life di Sommariva Perno, azienda leader nel mercato della frutta in guscio, gran parte dei 160 quintali di frutti prodotti dai soci. Gli agricoltori hanno ricevuto, in media, 3 euro e 20 centesimi il chilo, contro gli 1,60 pagati dai grossisti nell’Italia del Sud. La stessa azienda ha assorbito anche i 120 quintali di noci raccolti l’anno scorso: in questo caso i prezzi hanno toccato i 4 euro e 20 centesimi il chilo superando i 3 euro e mezzo dell’ingrosso.
Sinergie cercansi per la fase di post raccolta
Se gli accordi commerciali sono ben avviati, le strutture operative del consorzio sono ancora in fase di sviluppo: il gruppo, infatti, era nato anche per mettere a disposizione dei soci attrezzature costose usate per le lavorazioni che precedono la vendita.
«Per raccolta, smallatura ed essiccazione ci siamo appoggiati a un contoterzista che ha acquistato i macchinari e ci ha messo a disposizione un capannone», prosegue Aimar. In alcuni frutteti è stata sperimentata, con qualche modifica, una macchina semovente da raccolta in uso nei noccioleti. «Chi aveva alberi giovani ha staccato i frutti a mano dalle piante. Le diverse partite sono poi state portate a Cuneo per l’essiccazione e lo stoccaggio che ha preceduto la consegna».