Realizzare dei sistemi di trattamento naturali per la gestione sostenibile delle acque reflue e dei fanghi, minimizzando i rischi associati anche al loro uso agricolo.
La ricerca sta facendo passi avanti in questo ambito grazie alla messa a punto di sistemi di fitodepurazione efficaci in grado di recuperare le acque reflue e i fanghi. Questi, una volta trattati, potranno essere utili anche per l’irrigazione.
Si va così verso la valorizzazione delle risorse idriche, dei nutrienti e della materia organica rafforzando il nesso Acqua-Energia-Agricoltura, prioritario per l’adozione di buone pratiche agricole. I vantaggi sono tanti: da un lato lasciamo più acqua in fiumi e falde, dall’altro produciamo meno inquinamento idrico.
Ma non solo, perché grazie alla fitodepurazione è possibile riutilizzare i nutrienti, contenuti nelle acque di scarico, per l'agricoltura. Il riuso irriguo delle acque in campo agricolo o forestale consente di restituire nutrienti quali azoto, fosforo, potassio, ecc. ai cicli biogeochimici naturali.
A confermare la validità e i vantaggi positivi, in chiave anche economica, della fitodepurazione è il progetto Tresor, i cui risultati sono stati illustrati lo scorso 8 settembre a Palazzo Spadaro a Scicli durante una conferenza. In particolare, sono stati presentati gli impianti dimostrativi di fitodepurazione realizzati dai partner italiani e tunisini. Uno si trova a Scicli (Sicilia) e uno nell'area di Nabeul (Tunisia).
L’impianto di Scicli
L’impianto dimostrativo ibrido di fitodepurazione è a Scicli, in contrada Conte/Cannarella, presso l’impianto di depurazione convenzionale del comune. È costituito da tre unità filtranti disposte in serie.
Nello specifico, a una prima unità a flusso sub-superficiale orizzontale (HF1), segue un’unità filtrante a flusso sub-superficiale verticale (VF). Infine, un’altra unità a flusso sub-superficiale orizzontale (HF2).
Questo impianto è utilizzato per trattare, in fase sperimentale, soltanto una parte delle acque reflue in uscita dalla vasca di sedimentazione primaria dell’impianto di depurazione comunale.
Le acque reflue in uscita dall’impianto di fitodepurazione possono essere utilizzate per irrigare un campo sperimentale di colture ortive oppure possono essere immesse nuovamente nel ciclo di trattamento convenzionale.
L’impianto di fitodepurazione dimostrativo ha una capacità di trattamento di circa 30 m3/giorno e occupa una superficie complessiva di circa 650 m2.
Se si considera una dotazione idrica pro-capite di circa 150 litri/giorno per abitante, il volume trattato è pari a quello di una piccola comunità di circa 200 abitanti. Inoltre, è stato installato un impianto di fitodisidratazione dei fanghi di depurazione che ha una capacità di trattamento dei fanghi, di circa 2 m3/giorno ed è costituito da 4 unità, funzionanti in parallelo, che verranno alimentate in modo discontinuo con i fanghi prelevati dalla sedimentazione primaria dell’impianto di depurazione comunale. La vegetazione messa a dimora, con una densità di circa 4 rizomi a mq, è costituita dalla cannuccia di palude (Phragmites australis).
I risultati ottenuti
I risultati delle analisi dell’impianto di fitodepurazione presentati a Scicli rilevano che le acque in uscita dall’impianto di fitodepurazione rispettano i limiti fissati dalle normative per lo scarico nei corpi idrici e per il riuso, con ottime performance in termini qualitativi e quantitativi.
Va sottolineato il fatto che questo è il primo impianto realizzato in Italia con tale tecnologia e il suo interesse applicativo è molto elevato in quanto il trattamento e lo smaltimento dei fanghi rappresenta un notevole costo nell’esercizio dell’impianto di depurazione. Si prevede che l’impianto possa trattare fino a circa 300 mc di fango per anno con una vita utile dell’impianto di circa 8-10 anni.
Al termine del ciclo di vita dell’impianto, quando le vasche saranno colme, il fango dopo idonea caratterizzazione qualitativa potrà essere impiegato in agricoltura come ammendante. Questo può risultare in un notevole risparmio del costo del trattamento dei fanghi di depurazione, che alla data attuale hanno un costo fino a 250 euro al giorno per l’Ente gestore.
Fito-depurare è meglio che depurare
«L’obiettivo del progetto Tresor è quello di riuscire a individuare nel bacino mediterraneo delle risorse idriche alternative» dichiara il prof. Giuseppe Cirelli dell’Università di Catania. «L’utilizzo delle acque reflue depurate, fondamentale, ha però su piccoli sistemi dei costi onerosi. L’alternativa sta nella fitodepurazione. Il Di3A di Catania ha messo a punto un impianto di fitodepurazione che riesce a raggiungere ottimi risultati sia su scala urbana che su scala agricola, recuperando sostanze utili in agricoltura e nocive se scaricate in un corpo idrico. Una soluzione sostenibile, efficiente ed economica perché a minor costo di esercizio».
«Tale tecnologia richiede però grandi superfici, conclude il prof. Cirelli, è una soluzione sostenibile per il trattamento e il riuso delle acque reflue nei piccoli e medi insediamenti. Fino a 25mila abitanti con una superficie di 8-10 ettari dà buoni risultati. Ora spetta alla politica in quanto servono finanziamenti per rendere estensivo l’utilizzo di questi impianti».
La gestione
A gestire l’impianto di depurazione comunale a partire dal prossimo mese di ottobre sarà la Iblea Acque Spa, gestore del Servizio Idrico Integrato della Provincia di Ragusa partecipata interamente dai 12 comuni iblei.
«Il sistema di fitodepurazione, realizzato a valle dell’impianto comunale, ha fornito risultati positivi in relazione alla capacità di affinamento delle acque trattate tanto da poter ritenere che tale metodologia, se opportunamente ottimizzata, sarà in grado, in scala reale, di ottenere e recuperare importanti quantitativi di acqua idonea all’uso irriguo» aggiunge l’ing. Renato Savarese di Iblea Acque spa, che si occuperà della sua gestione per i prossimi 30 anni.
«Non si esclude pertanto che in futuro tutta la portata in ingresso all'impianto possa essere sottoposta a trattamento di affinamento mediante fitodepurazione per il riuso agricolo con il fine nobile di recuperare una preziosa risorsa che altrimenti andrebbe perduta.
Il rispetto dell'ambiente rimane in ogni caso uno degli obiettivi primari che Iblea Acque vuole perseguire. Devono essere tuttavia emanate norme dettagliate e chiare che possano regolare tali attività depurative e di riuso con particolare riferimento al ruolo dei vari attori coinvolti, stabilendone le relative responsabilità e che dovranno certamente tenere conto degli aspetti economici legati al trattamento delle acque, alle reti e ai sistemi di distribuzione a valle».
Il progetto
Tresor - Traitement des eaux usées et des boues résiduaires par filtres plantés et usage agricole durable è un progetto co-finanziato dal programma europeo di cooperazione transfrontaliera ENI Italia-Tunisia 2014-2023 e vede impegnata una partnership che coinvolge sia attori istituzionali che scientifici.
In Sicilia, oltre al Comune di Scicli, il progetto è portato avanti dal Dipartimento di Agricoltura Alimentazione e Ambiente (Unict-Di3A) e dall’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea (Aras).
Il partenariato del progetto ha coinvolto anche:
- l’Inregref - Institut National de Recherche en Génie Rural, Eaux et Forêts - Tunisie, in qualità di coordinatore del progetto;
- il Certe - Centre de recherches et des technologies des eaux - Tunisie;
- l’Inrat - Institut national de la recherche agronomique de Tunisie;
- il Gda - Groupement de développement agricole sidi amor, come partner associato.