Metodo, merito e piano di resilienza. Sono i tre vizi che spingono Italia Viva ad aprire una crisi di Governo e a ritirare le sue ministre Teresa Bellanova (Politiche agricole) e Elena Bonetti (Famiglia) . Ma - forse - non il suo appoggio esterno al Governo. Nella serata di ieri il premier Giuseppe Conte ha accettato le dimissioni degli esponenti del partito di Matteo Renzi.
Danno duplice
Per l’agricoltura il danno è duplice. Si trova senza ministro nel bel mezzo della votazione del Pnrr, il Piano nazionale di resistenza e resilienza legato al Next Generation Eu (Recovery Fund) da cui le sono già state scippate risorse pari a 5 miliardi di euro.
«L’emergenza – ha contestato Matteo Renzi – non può essere l’unico elemento che tiene insieme un Governo. Siamo il Paese con la più alta percentuale di morti e di contagiati da Covid19 e in cui il virus ha inciso di più in termini di riduzione del Pil».
Crisi nella crisi
«Abbiamo creato le condizioni – ha continuato – per creare questo Governo per non dare i pieni poteri a Matteo Salvini e ora ci troviamo ad operare in piena violazione delle regole democratiche».
Parole durissime che escludono qualsiasi possibilità di ripensamento. In precedenza il dibattito aperto da Italia Viva avevano causato un ripensamento sui contenuti del Pnrr, con maggiori risorse a salute e investimenti industriali, ma nessun correttivo è stato chiesto e ottenuto sul capitolo della digitalizzazione dell’agricoltura e della rivoluzione verde auspicata da Bruxelles.
Uno “scippo” che ha suscitato le aperte critiche di tutto il mondo agricolo (leggi qui).
Vincenzi (Anbi): «Nessuna visione su forestazione e digitalizzazione»
Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi-Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, in un’intervista rilasciata a Letizia Martirano di Agrapress ha espresso sconcerto per la penalizzazione e mancanza di visione espressa dal Consiglio dei Ministri su forestazione e digitalizzazione.
«Siamo molto delusi – ha detto - dall'atteggiamento del Governo che, nel piano di resilienza approvato ha azzerato i fondi per la manutenzione idrogeologica e dimezzato le risorse per le infrastrutture irrigue che, ricordo, sono considerate un asset strategico per l'economia del paese».
«In questo modo si va nella direzione opposta a quella della indispensabile sicurezza ambientale e al supporto settore agricolo, la cui importanza è stata esaltata proprio dalla pandemia. I tagli fatti al contrasto al dissesto idrogeologico e l'azzeramento delle risorse per la manutenzione del territorio e agli investimenti irrigui comporteranno l'impoverimento del settore primario, riducendo la sovranità alimentare del paese, i redditi agricoli e maggiori costi per i consumatori. In poche parole si getta al vento un patrimonio di progettualità esecutive, capaci di rispettare gli stringenti tempi previsti dal Next generation Eu».
Vincenzi confida in un intervento del Parlamento riguardo a modifiche del Piano che rilancino la funzione di gestione del territorio.